di Giovanni De Sio Cesari

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François-Philippe Charpentier – Tempio di Salomone, 1766, acquaforte- Rijksmuseum – Wikipedia, pubblico dominio.

LA FIGURA DI GESU’ è sempre stata oggetto di dispute. Nell’ambito cristiano si è sempre discusso della sua natura (questioni cristologiche); per gli Ebrei è un falso profeta, per i Mussulmani un vero profeta ma male interpretato, per i pagani e poi per i non credenti un impostore o anche un “uomo giusto” ma mitizzato e divinizzato dai suoi seguaci. Fino al 1800 però mai si era dubitato della sua effettiva esistenza storica. Con lo sviluppo però della critica storica, con la ricerca della “fonte” ci si avvide o, meglio, si prese coscienza di un fatto che era sempre stato conosciuto: di Gesù non abbiamo alcuna notizia da fonte non cristiana. Più precisamente, abbiamo solo un piccolo passo di Giuseppe Flavio, storico ebreo non cristiano che parla di Gesù ma appare chiaro che il passo è una antica interpolazione, segno questo che già nell’antichità si sentiva il bisogno di confermare l’esistenza storica di Gesù.
In un contesto di aspra polemica anticristiana si diffuse la teoria MITICA dell’origine del Cristianesimo: la maggior parte degli storici concluse che Gesù non era mai esistito veramente, ma che si trattava di un MITO creato in una certa cerchia di persone e in seguito, magari in buona fede o al fin di bene, trasformato in avvenimenti reali.

TEORIA MITICA in un certo ambiente ebraico in fervida attesa di un Messia, cominciarono a circolare delle sentenze, delle massime, delle parabole. Man mano esse vennero attribuite a un personaggio insistente ma del nome comune, Gesù e quindi si cominciò anche a inventare fatti della sua vita. In seguito poi si misero per iscritto alcuni di questi racconti e si ebbero i quattro Vangeli composti appunto di “fatti” e di “sentenze” e che furono poi in seguito ampiamente rimaneggiati. Altro materiale andò a formare altri Vangeli, quelli che poi furono definiti apocrifi che in parte ci sono pervenuti, in parte sono andati perduti. 
Non si tratta propriamente di una impostura, di un imbroglio deliberato ma di un processo naturale molto comune nella storia, specie nella nascita delle religioni: la mancanza di uno spirito critico (che è cosa propriamente moderna) fa sì che gli uomini credano facilmente a quello che viene raccontato, e con il tempo racconti fantastici vengono presi per veri.
I “fatti” narrati vanno allora interpretati non come descrizioni di avvenimenti reali ma come “simboli” di verità etico-religiose, “miti” appunto, come facciamo con i miti pagani: il ratto di Proserpina allude alle vicende delle stagioni, la punizione di Prometeo rappresenta la sete di conoscenza dell’uomo, magari la leggenda di Edipo simboleggia pulsioni inconsce.
Si cerca, quindi, la interpretazione di ciascun passo evangelico attingendo alla cultura, alla mentalità, alle attese del tempo.
Abbiamo molte varianti di questa teoria con atteggiamenti di ogni gradazione sia positiva che negativa nei confronti del Cristianesimo. Si trovano poi infiniti collegamenti più meno verosimili con ogni sorta di avvenimenti e aspetti culturali dell’epoca veri o presunti.
Qualche esempio: l’Incarnazione rappresenta la divinizzazione dell’uomo, l’ultima cena rimanda a riti iniziatici orientali in cui ci si ciba magicamente delle carni di un dio. La resurrezione è la rinascita dell’uomo alla verità.

IN QUESTO LAVORO non intendiamo entrare nel merito del valore, del significato storico del cristianesimo, né delle interpretazioni che si possono dare alla predicazione evangelica ma solo fare il punto sul dibattito, da un punto di vista strettamente scientifico, sulla questione storica, ormai più che secolare: effettivamente è vissuto nel primo secolo della nostra una uomo di nome Gesù detto il Cristo?

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LE FONTI

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Le fonti cristiane:

I QUATTRO EVANGELI: si tratta di opere semplici essenziali, brevi, per nulla paragonabili alle vaste e organiche opere che l’antichità ci ha tramandato L’evangelo di Matteo fu scritto in Aramaico ma il testo non ci è pervenuto (molti dubitano che sia mai esistito), gli altri in greco, lingua comune nella parte orientale dell’Impero Romano. Ciascuno dei Vangeli ha proprie peculiarità, presenta elementi non presenti in altri, talvolta vi è discordanze nei particolari ma nel complesso la vicenda e l’insegnamento sono gli stessi. Il racconto appare disposto in parte secondo un ordine cronologico (i fatti), in parte secondo un ordine logico (per quanto riguarda la predicazione di Gesù). Vi sono riferimenti a personaggi storici che ci rimandano alle date ma manca propriamente una cronologia esplicita. Non viene indicata l’anno né della nascita né della morte di Gesù: per le date solo in Luca vi è il riferimento al 15° anno dell’impero Tiberio corrispondente al 27 d.C.

ATTI DEGLI APOSTOLI: è la narrazione semplice e chiara, disposta in ordine cronologico delle vicende degli apostoli e poi in particolare di Paolo scritta da Luca che a un certo punto della vicenda racconta in prima persona. La narrazione si interrompe intono al 62 d.C., comunque prima della persecuzione di Nerone (64 d.C.) che non viene citata. Anche se in questa opera non si parla della vita di Gesù essa è importante per il nostro assunto perché comunque la esistenza fisica di Gesù è presupposta chiaramente e quindi l’opera costituisce una fonte storica della sua esistenza.

EPISTOLE: lettera scritte da vari apostoli, in maggioranza da Paolo. Come nel caso precedente esse presuppongono la esistenza fisica di Gesù e pertanto possono considerarsi fonti.

VANGELI APOCRIFI vi fu un proliferare di un gran numero di narrazioni su Gesù, che pero la chiesa non riconobbe per veritieri e furono detti Vangeli Apocrifi e che ci sono in buona parte pervenuti. Essi sono immediatamente distinguibili dai Vangeli canonici per stile e contenuti: sono sovrabbondanti, fantasiosi, ricchi di particolari, di riferimenti suggestivi. Non viene riconosciuto ad essi alcun valore storico ma pure possono essere interessanti per la nostra ricerca.

RISCONTRI ARCHEOLOGICI

Frammento Rynalds: nel 1935 l’inglese Roberts pubblicò un papiro trovato in Egitto e databile con certezza al 125 d. C. In esso è contenuto un breve frammento del Vangelo secondo Giovanni. Se si considera che la zona era abbastanza remota e che i tempi antichi di trascrizione e trasporto erano sempre piuttosto lenti chiaramente emerge una conferma alla datazione tradizionale.

Frammento di Qumran Come è noto in questa località furono trovate per caso, nel 1947 una serie di anfore contenenti rotoli di papiri appartenuti a una comunità ebraica prima della distruzione di Gerusalemme del 70 d. C In uno di tali frammenti, uno dei pochi in greco, vengono identificati alcune versetti del Vangelo di Marco. Questi ritrovamenti quindi confermano le date suggerite dai testi stessi anche se, dobbiamo notare che riconoscimenti di tale natura non possono essere considerati del tutto sicuri 

LA CORNICE storica e geografica descritta negli scritti è generalmente considerato l’elemento più importante per sostenere la storicità dei testi stessi. Infatti una caratteristica peculiare delle narrazione leggendaria è che tempi, luoghi, personaggi assumono aspetti irreali. Ma nelle narrazione evangeliche e negli Atti vengono descritte minutamente, o meglio presupposte, località, fatti, personaggi, usanze tutte riconosciute in tempi moderni storicamente esatte. Per ogni località si indica esattamente la posizione, il percorso per arrivarci, se si sale o se si scende. I personaggi storici sono tutti perfettamente riconoscibili: Pilato, Erode il Grande, Erode Antipa, Caifa si comportano come noi ci aspetteremmo che si comportassero. Vengono ricordati i tempi, come era d’uso, indicando i nomi dei magistrati. Qualche esempio: Il governatore romano (che in genere risiede a Cesarea) si trova con l’esercito a Gerusalemme per la Pasqua. Il luogo lastricato dove Gesù incontra Pilato è stato ritrovato esattamente al posto dove viene presentato. Quando Gesù prende una moneta su cui vi sia la figura di Cesare non prende una moneta qualsiasi ma proprio un denario, perché l’unica moneta circolante in Palestina con immagini era proprio solo il denario.

Gli Atti descrivono tanto bene il viaggio per mare di Paolo che qualcuno dice che sono anche un trattato di navigazione degli antichi. Vi ci si afferma che i magistrati che presiedono ai giochi ad Efeso vengono denominati asiarchi, che sotto il procuratore Felice il tribuno della coorte di Gerusalemme si chiamava Claudio Lisa: sono stati l’unica fonte di queste notizie per duemila anni fino a che scavi moderni le hanno confermate

E’ fuori di ogni dubbio che chi scrive conosce perfettamente per esperienza diretta e personale il mondo che descrive: l’ipotesi mitica appare assolutamente insostenibile da questo punto di vista.

IL GENERE LETTERARIO Ogni opera ha sempre un suo carattere letterario che ci aiuta anche a decifrarne il senso: il genere degli scritti del Nuovo Testamento è quello della leggenda? La leggenda è sovrabbondante, ricca di particolari, disegna i personaggi a tinte forti, esalta i personaggi come modelli perfetti.
Nella Canzone di Orlando, Carlo non è solo un giovane re (tale era al tempo di Roncisvalle) ma diventa già un imperatore che ha più di cento anni. I pochi montanari Baschi diventano un esercito sterminato di duecentomila saraceni, la modesta retroguardia dei Franchi diventa il fiore dell’esercito, i paladini sono modelli perfetti di cavalieri senza paura e senza macchia. Caratteri leggendari si trovano chiaramente nel Vangeli apocrifi che per questo motivo sono chiaramente riconoscibili. Ma i testi dei Vangeli (e ancora più gli Atti) non hanno nessuno dei caratteri della leggenda. Già il fatto che essi sono ben quattro e non uno solo esclude che siano una redazione di scritti vaganti: abbiamo una sola Iliade scritta, una sola Odissea: chi si incarica di scrivere dei racconti che sono in circolazione li mette in ordine, ne dà una sola redazione. Gli evangeli poi si contraddicono continuamente nei particolari anche se presentano in sostanza gli stessi eventi. Una redazione posteriore o anche un rimaneggiamento posteriore avrebbe certamente limato le discordanze. Invece ogni Vangelo riporta fatti non riportati dagli altri; due trattano solo della predicazione, due parlano anche della nascita, le genealogie non corrispondono, le circostanze degli avvenimenti sono sempre un po’ diverse. Si provi a chiedere a più persone di raccontare gli stessi episodi: troverete sempre delle discordanze e si   pensi che nel nostro caso sono passati decenni fra gli avvenimenti e la relazione scritta. I personaggi e lo stesso Cristo non sono modelli astratti: non solo Pietro rinnega tre volte il suo Maestro ma lo stesso Cristo chiede che gli si allontani il calice amaro 
Si noti poi che ogni Vangelo corrisponde a una personalità diverse: Matteo che si rivolge agli Ebrei si affanna a trovare le profezie per ogni fatto; Marco è più popolare, meno controllato, abbonda in particolari non necessari . Luca invece è uomo colto, scrive con stile secondo i canoni del tempo, premette anche una breve proemio con una dedica a uno sconosciuto” Teofilo”, Giovanni invece mostra un interesse di inquadramento filosofico assente negli altri. 

Tutto ciò porta a ritenere che i Vangeli appartengano al genere delle “memorie” proprie o raccolte da altri: possono essere imperfette, possono anche aver interpretati i fatti in modo errato, possono aver accolto elementi non provati ma certamente parlano di fatti concreti, reali: la leggenda, il racconto inventato ha caratteri del tutto  diversi.

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Le fonti non cristiane

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GIUSEPPE FLAVIO: ebreo passato ai Romani durante la repressione della rivolta giudaica scrisse due opere monumentali intono alla fine del primo secolo “Antichità Giudaiche” e “Guerra Giudaica” in aramaico (testo non pervenuto) ma tradotte subito in greco: nella prima di queste opere appare un passo che parla direttamente di Gesù e altri due che gli fanno riferimento indiretto: su questi passi vi è una contestazione che esamineremo ampiamente in seguito.

CITAZIONE SUI CRISTIANI: le più antiche notizie pervenuteci di non cristiani sui cristiani (non su Cristo direttamente) risalgono al 110-120 d.C. : sono di Plinio e Svetonio (riferentesi all’età di Claudio), e soprattutto Tacito riferentesi alla persecuzione di Nerone del 64 d.C.

SVETONIO:

.. [l’imperatore Claudio] scacciò da Roma i Giudei che, istigati da Cristo, erano continuamente in lotta…” (Claudius XXV, 4);

Dal brano possiamo ricavare che i Cristiani prendono il nome da Cristo, che essi erano già numerosi e mal visti ai tempi di Claudio e che vengono considerati Giudei

PLINIO:

..erano soliti riunirsi alle prime luci dell’alba, ed innalzare un canto a Cristo, come se fosse un dio…” (Epistolae, 96).

Pure in questo caso i cristiani vengono fatti risalire a Cristo, adorato come un Dio.

TACITO:

Per tagliar corto alle pubbliche voci, Nerone accusò di essere colpevoli, e sottopose a raffinatissime pene, coloro che il popolo chiamava Cristiani e che erano odiati per i loro crimini. Quel nome veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato. Momentaneamente sopita, questa malefica superstizione proruppe di nuovo non solo in Giudea, luogo d’origine di quel flagello, ma anche in Roma dove tutto ciò che è vergognoso e abominevole viene a confluire e attecchisce. Per primi furono arrestati coloro che facevano aperta confessione di tale credenza. Poi, su denuncia di questi, ne fu arrestata una gran moltitudine non tanto perché accusati di aver provocato l’incendio, ma perché erano pieni d’odio contro il genere umano…” (Annales XV, 44)

Si documenta la prima persecuzione dei cristiani ai tempi di Nerone. Viene fatta risalire la setta a Cristo e si fa anche preciso riferimento alla condanna a morte per ordine di Ponzio Pilato.

CONFERMA DEL SILENZIO: in tutte e tre i casi il riferimento a Cristo è chiaro e inequivocabile, nel terzo caso si accenna anche a Ponzio Pilato. Chiaramente ciascuno degli autori è assolutamente contrario ai cristiani, odiatori del genere umano. A quei tempi se Cristo non fosse veramente esistito, non sarebbe stato certo difficile dimostrarlo. Ma nessuno dei tre mostra il minimo dubbio. D’altronde fino a Costantino piovvero sui Cristiani le accuse più gravi e infamanti e più inverosimili, le persecuzioni più feroci ma nessuno mise mai minimamente in dubbio l’esistenza fisica di Cristo

A noi pare che Il silenzio su questo punto degli antichi può essere considerato la conferma più sicura della effettiva realtà storica di Cristo, più che il contestato passo di Giuseppe, più che gli scritti cristiani

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Per tutto quanto abbiamo qui esposto a noi sembra che la ipotesi mitica secondo la quale Gesù non è mai esistito non possa considerarsi fondata storicamente.
Restano allora due ipotesi

  • Ipotesi religiosa: veramente Gesù è il Cristo o comunque il Gesù della fede 
  • Ipotesi critica: fu solo un uomo che venne creduto il Cristo o per dolo o in buona fede o verosimilmente per l’uno o per l’altra insieme

La scelta fra le due ipotesi però NON E’ un problema storico ma è un problema filosofico. Nella ipotesi così detta critica vengono letti i Vangeli con la premessa che il soprannaturale non esiste e pertanto tutto ciò che è segno del divino (i miracoli e soprattutto la Resurrezione) viene considerato per principio impossibile e pertanto leggendario: si tratta di una posizione filosofica pienamente legittima ma NON E’ una principio di critica storica. D’altra parte non abbiamo altre fonti se non quelle cristiane: se consideriamo queste inattendibili non si vede su quali basi si possa costruire una ipotesi storica. E infatti esaminiamo le così dette ipotesi critiche su Gesù: alcune paiono suggestive (abbiamo un Gesù rivoluzionario, esseno, ellenizzante) e altre del tutto inconsistenti (abbiamo perfino un Gesù non ebreo ma figlio di un soldato romano “ariano” di passaggio, a causa del mistero della nascita, ma tutte prive di fondamento storico. Le tante “storie della vita di Gesù” da quella fondamentale di Renan possono essere considerate opere di fantasia, letterarie, filosofiche tutto quello che si vuole ma NON OPERE STORICHE

A questo punto perché non pensare che Gesù era un extraterrestre? Si spiegherebbero cosi i suoi miracoli come effetti di una scienza progredita, il suo insegnamento come espressione di una civiltà superiore: si potrebbe scrivere un bel romanzo di fantascienza. Un romanzo appunto non una OPERA STORICA.

Non tutto il possibile è anche vero: non tutto il vero è conosciuto da noi. Noi diciamo che un fatto è vero nella misura in cui conosciamo  elementi per affermare  che è vero.
La storia riguarda il vero che possiamo conoscere: che  Gesù sia stato un extraterrestre , un rivoluzionario sconfitto, un ariano è possibile ma non vi sono elementi per affermarlo e quindi non è ipotesi  storica.
Che Gesù non sia  mai esistito è una  ipotesi storica (anche se  non la condividiamo) perché se ci convinciamo che manchino  le fonti per affermare la sua esistenza dobbiamo concludere che “storicamente” non è esistito. Se pensiamo che è esistito ma che le fonti non sono attendibili nulla possiamo dire di STORICAMENTE FONDATO di lui, potremmo allora trattare storicamente del Cristianesimo (ne abbiamo di fonti), non di Cristo.

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Stralcio testo tratto dalla pagina: giovannidesio.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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Vedi anche:  

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