Camillo De Vito – Eruzione dell’isola Ferdinandea – Wikipedia, pubblico dominio

Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi, ma l’isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda.

Nel web sono molti i siti che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all’epoca della sua comparsa, l’Italia non era un’entità politica. 

Geolocalizzazione dell’isola Fedinandea sulla carta della Sicilia –Commons wikimedia org

L’Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham“, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l’isola di Pantelleria. Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l’isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza. Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall’azione delle onde. Alla conclusione dell’episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l’isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità.

Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell’Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell’Isola Ferdinandea nel mezzogiorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un’isoletta. 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c’era un laghetto di acqua fumante, dall’acre odore di zolfo. 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.

Immagine tratta da pagina 21 di Viste e descrizione della tarda isola vulcanica al largo della costa siciliana, da SMYTHE, George Walter. Originale tenuto e digitalizzato dalla British Library. – Wikipedia, pubblico dominio

Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l’Arena “testimoni dell’evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d’acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un’altezza di 550 metri circa. 
Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un’isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un’altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.

Non appena si diffuse la notizia dell’apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l’evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna. 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell’Università di Berlino, il fisico Domenico Scinà, il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l’Università di Catania. Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l’isola gli fosse intitolata. 

Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l’isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. L’isoletta suscitò anche l’interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari. Così il 2 agosto l’Inghilterra prese possesso dell’isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao. 

Isola Ferdinandea, stampa popolare – Wikipedia, pubblico dominio

Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola. Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell’isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese. 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull’isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l’isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l’evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi. 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. 
A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. 
Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l’isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un’altezza di venti metri. Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l’8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d’acqua si alzavano e si abbassavano. 
Dell’isola rimaneva un vasto banco di roccia lavica, che attualmente viene indicato nelle carte nautiche come “il banco Graham”, a 24 miglia a nord-est di Pantelleria. L’isolotto è poi riapparso nuovamente nel 1846 e nel 1863, per poi scomparire dopo pochi giorni.
Col terremoto del 1968 nella Valle del Belice, le acque circostanti il Banco di Graham furono viste intorpidirsi e ribollire. Forse era un segnale che l’isola Ferdinandea stava per riemergere. Così non fu, ma si segnalò un movimento nelle acque internazionali di alcune navi britanniche della flotta del Mediterraneo. 

La targa posta dai siciliani a rivendicare il possesso dell’isola sommersa contro le richieste avanzate degli scopritori inglesi. – Immagine tratta dal sito storiedimare.wordpress.com

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l’Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani“. Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un’ancora) è stata prontamente sostituita. Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 m sotto il pelo dell’acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

Stralcio testo tratto dalla pagina: tonykospan21 sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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