La dea Maat è la personificazione dell’ordine e dell’equilibrio di tutte le cose. Ella divenne nota in quanto figlia del dio sole Ra e si diceva che si
trovasse “nelle narici di Ra”, forse per indicare che le leggi della creazione e le leggi dell’armonia cosmica sono inestricabilmente legate.

Maat con la piuma in capo, dalle pareti della tomba di Seti I nella Valle dei Re. Museo archeologico nazionale di Firenze. – Wikipedia, pubblico dominio

Maat era ritenuta la moglie di Thoth, il giudice degli dei, e rappresentava le qualità umane di equità, giustizia e legalità, come anche le forze dell’ordine divino.

Ella fornì una struttura e un fondamento che puntellavano la natura dell’intera creazione, e forse per questo era anche descritta come “il cibo e la bevanda di Ra”.

Il nome di Maat e le qualità ad ella associate divennero per gli Egiziani una parte essenziale della legge e della giustizia. I giudici erano noti come i sacerdoti di Maat e i faraoni si volevano legati a lei, dichiarando di essere rappresentativi dell’ordine divino.
Maat era una delle innumerevoli divinità che investivano il faraone del diritto a regnare e ad assumere i mortali incarichi del governo e della promulgazione delle leggi.

Maat è spesso rappresentata mentre esplica un ruolo fondamentale nella Camera del Giudizio.

Si riteneva infatti che quando qualcuno moriva la sua anima passasse attraverso la Camera del Giudizio per sottoporsi alla sua valutazione prima di proseguire per l’aldilà. Il dio sciacallo Anubi avrebbe soppesato il cuore del defunto sulla “bilancia di Maat” in presenza di Osiride e del consiglio dei quarantadue giudici. Dall’altra parte della bilancia veniva posta “la piuma di Maat”, che di per sé simbolizzava la verità.

Scena della pesatura del cuore sulle pareti del tempio di Hathor a Deir el-Medina. Maat, con la piuma in capo, è in piedi a sinistra. La sua piuma è adagiata su un piatto della bilancia. Thot, a destra, prende nota dell’esito. – Wikipedia – User: Olaf Tausch, opera propria rilaciata con licenza CC BY 3.0

Cuore Scarabeo di Bak-en-Djehuti – Wikipedia, pubblico dominio

Gli Egiziani equiparavano infatti la verità, l’onestà e la bontà alla leggerezza di una piuma, immaginando che una persona dotata di un’anima sincera fosse anche dotata di un cuore leggero. Se il defunto aveva vissuto una vita onesta e buona, la bilancia sarebbe rimasta in equilibrio; altrimenti, si sarebbe sbilanciata dalla parte del cuore.

Lo stesso cuore era un simbolo di vita, si riteneva che il corpo morisse perché il cuore era logoro. Questo organo era generalmente lasciato nel corpo durante il processo di imbalsamazione, contrariamente agli altri organi interni che venivano conservati in una serie di vasi. Il cuore era infatti ritenuto essenziale per la continuazione della vita dopo la morte.

Per aiutare il defunto nel processo del giudizio, tra le bende della mummia veniva posto un amuleto, lo “scarabeo del cuore”, nella speranza che esso preservasse il cuore dal dare un rapporto sfavorevole della vita della persona. Il cuore era rappresentativo del carattere di una persona, ivi compresi le sue emozioni e il suo intelletto.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: spazioinwind.libero.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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