Marietta Robusti, nata intorno al 1554, fu figlia illegittima di una donna tedesca, la cui identità rimane sconosciuta, e del celebre pittore veneziano Jacopo Robusti, meglio noto come Tintoretto.
Fin dall’infanzia, Marietta trascorse molto tempo nella bottega del padre, dove non solo apprese l’arte della pittura, ma la perfezionò, diventando un’assistente indispensabile per il maestro.
Come spesso accadde per le donne artiste dell’epoca, l’influenza paterna andò ben oltre il semplice insegnamento tecnico: il Tintoretto riconobbe il talento della figlia e la coinvolse attivamente nella realizzazione delle opere a lui commissionate.
Si narra che Marietta, per integrarsi meglio nell’ambiente lavorativo dominato dagli uomini, si vestisse come un ragazzo, un travestimento forse più pratico che simbolico, ma che comunque le permise di partecipare pienamente alla vita della bottega. Con il tempo, Marietta divenne un supporto essenziale per suo padre, al punto che egli non poteva più fare a meno della sua collaborazione.
La sua fama crebbe, e presto venne notata dalle corti europee. Sovrani come Massimiliano II del Sacro Romano Impero, Ferdinando II d’Asburgo e Filippo II di Spagna, già estimatori di altre pittrici come Sofonisba Anguisola, la invitarono a lavorare per loro. In quell’epoca, le donne artiste suscitavano un particolare interesse, in quanto incarnavano un talento inatteso, spesso associato alle virtù e al “merito delle donne“, temi molto discussi nella Venezia del Cinquecento tra cortigiane, letterate e poetesse, come Veronica Franco e Moderata Fonte.
Nonostante queste lusinghiere opportunità, Marietta fu costretta a rinunciarvi, o forse vi rinunciò di propria volontà, per dedicarsi alla famiglia. Nel 1578 sposò il gioielliere tedesco Marco Augusta e nel 1580 nacque la loro figlia, Orsola Benvenuta.
Le ragioni per cui Marietta scelse di non accettare gli incarichi a corte rimangono incerte. Alcune fonti suggeriscono che il padre volesse tenerla vicina per sfruttare le sue doti artistiche nella bottega, mentre altre ipotizzano che la pittrice vedesse nel matrimonio una realizzazione personale più conforme ai ruoli sociali dell’epoca, pur continuando a vivere a Venezia e a seguire le sue passioni.
Le informazioni su Marietta dopo il suo matrimonio diventano sempre più scarse. L’unico documento autografo rimasto è una ricevuta datata 12 marzo 1583, in cui attesta la ricezione di 50 ducati, eredità del prozio Antonio Comin.
Marietta morì prematuramente intorno al 1590, probabilmente per complicazioni legate al parto o a una malattia, forse un tumore, durante un soggiorno a Mantova.
La sua morte fu seguita da rappresentazioni artistiche che raffigurano Tintoretto nell’atto di ritrarre la figlia morente, un’immagine commovente che ha alimentato la sua leggenda.
Marietta Robusti riposa nella cappella di famiglia, accanto al padre e al fratello Domenico, nella Chiesa della Madonna dell’Orto a Venezia, un luogo di grande significato per la famiglia, in quanto ospita anche numerose opere del Tintoretto.
Nel corso dei secoli, come accaduto a molte altre artiste, Marietta Robusti è stata vittima dell’oblio e della cancellazione del proprio nome dalle sue opere. Molti dei suoi lavori sono stati attribuiti al padre o al fratello. L’unico dipinto che le è attribuito con una certa sicurezza è l’Autoritratto con madrigale, conservato agli Uffizi di Firenze, datato 1578.
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