Le origini di Minerva

Minerva fu la divinità romana della guerra, e la protettrice degli artigiani. Da un punto di vista mitologico, la figura di Minerva deriva da quella di Atena, suo corrispettivo nella mitologia greca. Il termine Minerva fu probabilmente importato dagli etruschi che la chiamavano Mnerva, Dea della saggezza, della guerra, dell’arte, della scuola e del commercio. Da essa derivò la Dea romana Minerva, in Etruria faceva parte della trinità principale composta da Tinia, Uni e Menrva. Indubbiamente la religione Etrusca oltre che quella Greca influenzò la Romana, dove gli Dei massimi erano rigorosamente maschi, la triade di Marte, Giove e Quirino, trasformati nella triade di Giove, Giunone e Minerva.

 

Johann Rottenhammer – Minerva e le Muse – Wikipedia, pubblico dominio

Atena nella mitologia greca, è figlia di Zeus e della sua prima moglie Metide, era la dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della guerra, mentre la violenza e la crudeltà rientravano nel dominio di Ares.
La sapienza rappresentata da Atena comprende le conoscenze tecniche usate nella tessitura e nell’arte di lavorare i metalli. I suoi simboli sacri erano la civetta e l’ulivo. In tempo di pace gli uomini la veneravano poiché a lei erano dovute le invenzioni di tecnologie agricole, navali e tessili, mentre in tempo di guerra, fra coloro che la invocavano, aiutava solo chi combatteva con l’astuzia.

Atena ossia per i Romani Minerva, fu appunto assunta come la dea delle arti femminili del tessere, del filare, del cucinare, ed anche dea della guerra. A differenza degli altri dei, la dea Atena o Minerva, nacque senza madre, infatti, lei venne al mondo uscendo dalla testa di Zeus. Prima di sposarsi con Hera, Zeus ebbe diverse mogli tra cui Temi, Mnemosine e Meti.
Meti era la signora della prudenza, e quando era ancora la moglie di Zeus, gli annunciò di aspettare un figlio, lui rallegratosi della buona notizia andò dalla madre Rea per condividere la gioia con lei. Rea gli profetizzò che Meti avrebbe avuto una figlia, ma se avesse avuto un altro figlio, questo l’avrebbe spodestato proprio come lui fece con Crono.
Zeus terrorizzato dalla notizia profetizzata dalla madre, decise, di sacrificare l’amore di Meti e, un giorno, mentre i due stavano riposando, egli aprì la bocca e la inghiottì. Nessuno seppe quale fine capitò a Meti, ma Zeus dopo un po’ di tempo iniziò ad avvertire forti mal di testa e mentre passeggiava lungo le rive di un fiume, il dolore si fece più acuto. Dall’Olimpo, scesero tutti gli dei ed Ermes, che era astuto, indovinò subito l’origine del male, quindi prendendo una lama affilata fece una piccola fenditura nel cranio di Zeus, da dove uscì Atena-Minerva.

Mantegna – Trionfo della virtù, dettaglio Minerva – Wikipedia, pubblico dominio

Essa fu venerata dai Greci come protettrice della città d’Atene alla quale assegnò il nome, e dove fu anche nominata Atena degli ulivi perché, fu proprio quest’albero che la dea fece crescere attorno alle mura di cinta della città.

Atena-Minerva, come già accennato venne considerata la divinità vergine della sapienza, della tessitura, della poesia, del commercio e delle arti, nonché inventrice della musica e protettrice degli artigiani. Ecco come viene descritta:
Atena inventò il flauto, la tromba, il vaso di terracotta, l’aratro, il rastrello, il giogo per i buoi, la briglia per i cavalli, il cocchio, la nave. Fu la prima ad insegnare la scienza dei numeri e di tutte le arti femminili, come il cucinare, il filare e il tessere.  Benché dea della guerra, essa non gode delle sanguinose battaglie, come invece accade ad Ares e a Eris, ma preferisce appianare le dispute e far rispettare la legge con mezzi pacifici. Non porta armi in tempo di pace e qualora ne abbia bisogno le chiede in prestito a Zeus.  La sua misericordia è grande. Se nei processi che si svolgono all’Aeropago i voti dei giudici sono pari, essa di solito aggiunge il proprio per ottenere l’assoluzione dell’accusato.  Ma se si trova in tempo di guerra non perde mai una battaglia, sia pure contro lo stesso Ares, perché più esperta di lui nell’arte strategica; i capitani accorti si rivolgono sempre a lei per avere consiglio.”

Francoforte sul Meno, Germania – Statua di Minerva nel giardino del Palais Thurn und Taxis, 1890 a Ratisbona. – Wikipedia, pubblico dominio

Secondo i latini, Atena è Minerva: l’inventrice dei numeri e di conseguenza della matematica. Tra l’altro aveva come numero sacro il 5, infatti i Quinquatria, la sua festa maggiore, durava 5 giorni e si celebrava 5 giorni dopo la festa del nuovo anno, quando anticamente l’anno nuovo cadeva all’equinozio di primavera. Nella riforma religiosa essa fu collocata nella cella a destra di Giove sul famoso tempio di Giove capitolino, venendo a far parte della triade Capitolina, la Sacra trinità. Ebbe come attributi la lancia, l’elmo, lo scudo, l’effige di Medusa sul vergineo seno, oltre all’ulivo, la civetta, il gufo, il gallo, il dragone, il serpente, la conocchia, il fuso. Publio Ovidio Nasone la definì divinità dai mille compiti. Minerva fu adorata in tutta l’Italia, nonostante solo a Roma assumesse un aspetto da guerriera. Viene solitamente raffigurata con una cotta di maglia ed un elmo, completa di lancia e scudo, oppure con una tunica, ma sempre col elmo, lancia e scudo.

Meno noto è Il calculus Minervae 

Ossia la pietra Minervae, che ancora oggi ha una valenza importante in democrazia, ossia il voto decisivo in un organo collegiale che fosse in istallo per parità di voti su di una proposta, equamente approvata ed avversata dal medesimo numero di componenti. Si tratta della traduzione latina dell’Athenas psephos, il coccio che il presidente deponeva nell’urna per ultimo nell’ urna dei Cinquecento, ovvero l’organo legislativo nella Costituzione di Clistene, che tra l’altro esercitava anche la funzione giurisdizionale. Tale definizione era data sull’esempio del leggendario voto di Pallade Atena in favore di Oreste, ricordato da Eschilo nelle Eumenidi, decisivo per mandare esente da pena il matricida. Nell’antica Roma la definizione fu in uso quando, nei processi criminali, Il Calculus Minervae, quindi è il privilegio del presiedente un consesso giudicante di aggiungere il suo voto a quello della minoranza, e quindi determinare un ribaltamento del giudizio, qualora la sentenza fosse stata pronunciata con la maggioranza di un solo voto….

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Stralcio testo tratto dalla pagina: umsoi.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura… (vedi revisione)

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