Mirra, chiamata anche Smirna, era la figlia di Cinira re di Cipro.
Un giorno la moglie di re Cinira stupidamente si vantò che sua figlia Mirra era più bella della stessa Afrodite.

La dea si vendicò di quell’insulto facendo sì che Mirra si innamorasse di suo padre e si introducesse nel suo letto. Con l’aiuto della nutrice Ippolita, la fanciulla dormì col padre per ben dodici notti senza che questi la riconoscesse. Ma, la dodicesima notte, il padre accese una fiaccola e con orrore si rese conto con chi, per ben dodici notti, aveva fatto l’amore. Presa la spada inseguì Mirra fuori del palazzo, per ucciderla.
Stava già per raggiungerla sul ciglio di una collina, quando Mirra invocò gli dèi chiedendo di nasconderla.
Afrodite, presa a compassione, la trasformò in un albero di mirra e le cui gocce di resina ricordano le amare lacrime da lei sparse. Al decimo mese la pianta si spaccò, e nacque il bambino di nome Adone.

Marcantonio Franceschini – Nascita di Adone – Wikipedia, pubblico dominio

Afrodite, già pentita dell’errore commesso, chiuse Adone in una cassetta e la affidò a Persefone, regina dei Morti, chiedendole di celarla in qualche angolo buio.
Persefone, mossa da curiosità, aprì la cassetta e vi trovò dentro Adone. Il fanciullo era così bello che Persefone lo portò con sé nel suo palazzo.

Afrodite fu informata della cosa e subito scese nel Tartaro per reclamare Adone. E quando Persefone non volle cederglielo perché ne aveva già fatto il suo amante, Afrodite si appellò a Zeus.

Zeus, ben sapendo che anche Afrodite era smaniosa di andare a letto con Adone, rifiutò di dirimere la questione così sgradevole e la deferì a un tribunale di minore importanza presieduto dalla Musa Calliope. La Musa divise dunque l’anno in tre parti eguali: Adone avrebbe trascorso la prima in compagnia di Persefone, la seconda in compagnia di Afrodite, e la terza da solo.

Afrodite non si comportò lealmente: indossando sempre la magica cintura indusse Adone a trascorrere con lei anche quella parte dell’anno che gli spettava come vacanza e ad accorciare il periodo che spettava a Persefone.
Persefone, giustamente irata, andò in Tracia e disse al suo benefattore Ares che ormai Afrodite gli preferiva Adone.
Ares si ingelosì e, trasformatosi in cinghiale, si precipitò su Adone che stava cacciando sul monte Libano e lo azzannò a morte davanti agli occhi di Afrodite.

Aubert – Boucher – La morte di Adone – Wikipedia, pubblico dominio

Anemoni sbocciarono dal sangue di Adone e la sua anima discese al Tartaro. Afrodite, in lacrime, si recò da Zeus e chiese che fosse concesso ad Adone di trascorrere soltanto la metà più cupa e triste dell’anno in compagnia di Persefone, mentre nei mesi estivi sarebbe ridivenuto il suo compagno.

Zeus magnanimamente acconsentì. A seguito di ciò Adone è diventato un simbolo della vegetazione che muore in inverno (Persefone) e ritorna a splendere nella primavera (Afrodite).

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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