Tra le divinità guerriere romane merita menzione Bellona, il cui nome deriva chiaramente dal sostantivo bellum, che appunto designa in latino la guerra.
Tarde tradizioni la indicano come sorella di Marte, ed è talora raffigurata alla guida del carro del dio, con in mano una daga o una fiaccola.

Bellona – Incisione attribuita a Phillip Galle – Los Angeles County Museum of Art – Wikipedia, pubblico dominio

Il suo aspetto è alquanto minaccioso, basti pensare che tiene serpenti fra i capelli; tuttavia la dea ha anche un ruolo benevolo giacché è suo compito, secondo quanto ricostruito da Dumézil, pure quello di assistere chi si trova in difficoltà a causa della guerra, aiutandolo a uscirne.
Ancora, va rimarcato che è a Bellona che ci si rivolge per scongiurare la guerra quando ancora è possibile: e sempre a lei perché la guerra sia il meno sanguinosa possibile, quando non è stato possibile evitarla.

Alessandro Turchi, detto l’Orbetto – Bellona con Romolo e Remo- Wikipedia, pubblico dominio

Anche dea della diplomazia e del soccorso, dunque. Se Marte incarna il valoroso impeto guerriero, in Bellona si realizza la lungimiranza, la strategia, la visione globale che porta a vedere la guerra come una condizione che bisogna attraversare nel miglior modo possibile.
In questo senso nella dea si scorgono tratti estremamente caratteristici della cultura romana: come le altre divinità, con tutta evidenza, la dea assume un ruolo benevolo nella vita degli uomini, intervenendo, se debitamente invocata, nella sua propria sfera d’azione.

Piú avanti nel tempo, quando vennero a contatto con la Cappadocia, i romani vollero riconoscere nella crudele dea guerriera di quella terra, il cui nome è , la stessa dea che veneravano come Bellona, e le due figure vennero identificate… 

 

Stralcio testo tratto da un articolo di Ferruccio Sardu pubblicato nella pagina di laurasia.net sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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