Botticelli – Venere e Marte, dettaglio (wikipedia, pubblico dominio)

Da sempre l’uomo si interroga sul mistero della vita, sul perché del mondo, sul significato della morte e del destino.
Prima che la filosofia e la scienza tentassero di rispondere, furono i miti a dare voce a queste domande: racconti nati dal bisogno di capire, ma anche di sognare, che unirono gli dèi e gli uomini in un’unica, infinita narrazione.
La mitologia non è solo un’eredità del passato: è la memoria poetica dell’umanità, il linguaggio attraverso cui le civiltà antiche cercarono di spiegare la realtà e di darle un volto divino.

Che cos’è la mitologia?

La parola “mito” deriva dal greco mythos, che significa “racconto” o “parola”.
Fin dall’antichità, gli esseri umani hanno creato storie simboliche per interpretare ciò che non riuscivano a comprendere: i fenomeni della natura, le origini del mondo, la vita e la morte.
Attraverso la mitologia, ogni popolo cercò di dare senso all’universo e al proprio destino, attribuendo il mistero e il caos a divinità, spiriti o forze soprannaturali.

Tra i racconti più antichi e universali vi sono quelli che narrano l’origine del mondo.
Quasi ogni cultura ha tramandato una propria versione della creazione, in cui un dio o un gruppo di dèi plasma la Terra e le sue creature.
Nel cristianesimo, il libro della Genesi racconta come Dio creò il mondo e formò il primo uomo e la prima donna per abitarlo.
Nella mitologia egizia, la Terra nacque dalle acque primordiali di Nu, simbolo del caos e dell’assenza di vita.
Tra gli aborigeni australiani, invece, il Serpente Arcobaleno diede forma ai fiumi, alle montagne e agli esseri viventi.

La mitologia non spiegava solo la nascita dell’universo, ma anche i fenomeni naturali che scandivano la vita quotidiana.
Per i Greci, il sole attraversava il cielo sul carro dorato guidato da Apollo, mentre i terremoti e le tempeste marine erano espressione dell’ira di Poseidone, il dio del mare.
Nella tradizione norrena, era Thor, il dio del tuono, a scatenare fulmini e tempeste con il suo martello.
I Maori della Nuova Zelanda raccontavano invece che la rugiada mattutina era formata dalle lacrime di Rangi, il dio del cielo, versate per la separazione dalla sua amata Papa, la dea della Terra.

Molte istituzioni e tradizioni della vita umana affondano le proprie radici nei miti antichi.
I nomi dei pianeti e dei giorni della settimana, ad esempio, conservano ancora oggi il ricordo di quelle antiche divinità: Mars (Marte) per il martedì, Mercury (Mercurio) per il mercoledì, Venus (Venere) per il venerdì.
Così, anche nella modernità, sopravvivono frammenti di quelle narrazioni che un tempo unirono religione, poesia e conoscenza.

La mitologia è il primo linguaggio della conoscenza: un modo poetico e simbolico con cui l’uomo ha cercato di dare forma all’invisibile.
Ogni mito racchiude una verità nascosta, un tentativo di spiegare la vita e di raccontare l’eterno dialogo tra paura e speranza, luce e tenebra, umano e divino.
Raccontare i miti significa dunque riscoprire le origini del pensiero e dell’immaginazione, dove ogni storia, pur antica, parla ancora di noi.

vedi anche: Spesso usiamo ed abusiamo del termine “mitologia”

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