Myrtus communis (Monti pisani) – foto di Etta681, opera propria – Wikipedia, pubblico dominio

Il nome mirtus deriva dal termine latino myrtus che fu tratto dal termine greco myrto il quale a sua volta è una parola di origine semita. Il sostantivo greco myrtos è legato alla figura mitologica di Myrsine.
Secondo la mitologia greca Myrsine era una fanciulla dell’Attica (regione storica della Grecia), che dopo aver battuto un suo coetaneo in una gara ginnica fu uccisa dal rivale, il quale non aveva accettato la sconfitta, e trasformata dalla dea Atena in un albero che prese il suo nome: Mirto.

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Secondo altre versioni della leggenda Myrsine era, invece, un’amazzone che fu trasformata in albero da Atena perché aveva superato e battuto l’eroe Teseo in una gara atletica.

Per via dell’associazione al mito di Myrsine gli antichi greci usavano rami di mirto per cingere il capo dei vincitori dei giochi dell’Elide (competizioni olimpiche che si tenevano ad Elis, città del Peloponneso).

Nella mitologia romana, invece, il mirto è legato alla dea Venere, la dea della bellezza, che nata dalla schiuma del mare arrivò su una spiaggia nei pressi di Pafo, a Cipro, e si coprì con dei rami di mirto.

Sandro Botticelli – La nascita di Venere – Wikipedia, pubblico dominio

Nel dipinto di Sandro BotticelliNascita di Venere“, si può notare che la sopra la fanciulla con l’abito bianco decorato da fiordalisi che accorre per coprire Venere con un manto fiorito vi è un albero di mirto. La fanciulla ritratta probabilmente à una delle Ore, le dee dell’ordine nella natura e delle stagioni oppure una delle tre Grazie, figure della mitologia romana, replica delle Carìti greche

Stralcio testo tratto dalla pagina: ilgiardinodeltempo.altervista.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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