Narciso è un personaggio della mitologia greca, famoso per la sua bellezza.
Nel mito appare come un personaggio crudele che disprezza chiunque lo ami. A seguito di una punizione divina, si innamorerà della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e morirà cadendovi dentro.

Jules-Cyrille Cavé – Narciso, 1890 – Wikipedia, pubblico dominio

Del mito esistono diverse versioni: quella ellenica che rappresenta un ammonimento per i giovani poiché questa figura mitologica venne punita dagli dei per aver rifiutato lo stesso Eros; la versione più famosa di Ovidio, che nel III libro delle Metamorfosi riprende il mito greco cambiandone qualche elemento per ottenere maggior pathos.

Michelangelo Merisi da Caravaggio: Narciso (1594-1596). Roma, Galleria nazionale d’arte antica – Wikipedia, pubblico dominio

Narciso, indipendentemente dalla versione presa in considerazione, acquista nei secoli una grande importanza culturale: la spontaneità espressiva del Narciso dipinto da Caravaggio testimonia la sicurezza e la fiducia in sé del personaggio; in campo letterario non soltanto Oscar Wilde fu influenzato, nella stesura del suo romanzo, da questo mito ma addirittura Giovanni Pascoli gli dedicò un intero poema.
Inoltre Freud pubblicò un saggio in cui definisce il narcisismo non come una perversione ma come un carattere presente in tutti gli uomini.
Nietzsche, ne La genealogia della morale, descrive le forme più estreme del narcisismo, rappresentate da una finta umiltà che nasconde il risentimento di chi non è riuscito a realizzarsi.

Nella società contemporanea il termine “narcisismo” indica un disturbo di personalità posseduto da persone che tendono a mostrare in maniera eccessiva le proprie capacità allo scopo di esaltare sé stessi. Questo disturbo negli ultimi decenni è andato aumentando forse anche a causa di questa continua spettacolarizzazione di sé: invece che mezzi di comunicazione i social network si sono trasformati in vere e proprie “vetrine” in cui l’importanza del soggetto viene stabilita dal numero di like e followers.
Questa tecnologia crea nei suoi utenti un eccessivo amor proprio che sfocia in superficialità: i giovani di oggi sono abituati a fare surfing piuttosto che coltivare sé stessi. Si è solamente interessati a tutelare l’egocentrismo e a sostenere un’ambizione personale e solitaria, che si rivelerà illusoria, per raggiungere il soddisfacimento personale.

A tal proposito il sociologo polacco Bauman rileva che, se nel nell’Ottocento la “meta-metafora” era stata quella di Pigmalione, il leggendario Re di Cipro che scolpì una statua della quale si innamorò, ora il suo successore è proprio Narciso, che resta incantato dalla sua immagine riflessa. Infatti, se Pigmalione aveva trovato l’amore, e quindi il suo appagamento interiore, in un oggetto esterno a lui, Narciso ama sé stesso, usa le proprie energie per guardare dentro sé. Ecco perché oggi il costume sociale più diffuso è il selfie: foto postate sui social per ottenere più consenso e riconoscimento. Infatti i “like” su Facebook sono come il cioccolato, scrive Francesco Bianco, un doping per l’autostima dei giovani e non solo.
Parallelamente la cronaca riporta spesso casi in cui adolescenti insultati sui social commettono atti estremi, proprio per il non apprezzamento dell’Altro, sfoderando quindi quell’insicurezza che un narciso della rete nasconde con l’illusione. I narcisi sono quindi risucchiati e annientati da quell’identità di sé che cercano di costruire sulle piattaforme tecnologiche.

Stralcio testo tratto dalla pagina: cogitamusergosumus.wordpress sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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