Testa di Ulisse da un gruppo scultoreo che rappresenta Ulisse che acceca Polifemo. Marmo, greco, probabilmente del I secolo d.C.Dalla villa di Tiberio a Sperlonga – Wikipedia, pubblico dominio

Quando i Greci giunsero a Troia, Odisseo (Ulisse) fu mandato insieme a Menelao in città per chiedere la restituzione di Elena e del tesoro.
I Troiani, ben decisi a non restituire Elena, li avrebbero uccisi se Antenore, che li aveva ospitati in casa propria, non avesse impedito l’atroce misfatto.

Il cosiddetto ‘Diomede di Monaco‘. Copia romana da un originale greco del ca. 440-430 aC, attribuito a Kresilas. – Wikipedia, pubblico dominio.

Nell’Iliade la figura di Odisseo è soprattutto quella d’un abile oratore e stratega, non d’un guerriero. Quando parlava si trasformava catturando l’attenzione degli astanti. Scelto per accompagnare Aiace, figlio di Telamone, e Fenice nel loro tentativo di convincere Achille a partecipare ancora alla guerra, Odisseo parlò con grande eloquenza ma fallì l’intento.

Partecipò ad almeno due spedizioni nel campo nemico. La prima volta entrò nel campo di Ettore nella pianura e con Diomede spiò la situazione nemica. Si imbatterono in Dolone, figlio di Eumede, che era stato mandato in ricognizione da Ettore, e dopo avergli strappato informazioni con la forza, gli tagliarono la gola. Poi uccisero nel sonno il capitano Reso di Tracia, e molti nobili al suo seguito, e rapirono gli stupendi cavalli del re, più veloci del vento.

Quando i Traci superstiti si destarono e videro il re morto e i suoi cavalli spariti, si diedero disordinatamente alla fuga e i Greci li uccisero quasi tutti.

Più tardi Odisseo, solo o accompagnato da Diomede, cercò asilo in Troia, sporco, sanguinante e coperto di stracci come uno schiavo fuggiasco.
In città soltanto Elena lo riconobbe, ma non lo tradì e lo invitò a casa. Si raccontava che Elena si fosse confidata con Ecuba della presenza di Odisseo; ma la regina, come Elena, per qualche misteriosa ragione, rinunciò a denunciarlo. Poi, non senza aver massacrato alcuni Troiani, particolarmente le guardie della porta, potè ritirarsi e rientrare nell’accampamento acheo.

Lekythos attico su fondo bianco raffigurante la lotta tra Aiace e Ulisse per le armi di Achille, Eretria, circa 500 a.C., musée du Louvre, Parigi – Wikipedia, pubblico dominio

Quando Achille venne ucciso da Paride, Aiace, il figlio di Telamone, recuperò il suo corpo e lo riportò al campo greco sotto una pioggia di dardi, mentre Odisseo proteggeva la ritirata.

Tra i due nacque una disputa sull’armatura di Achille, ma i principi achei deliberarono che le armi toccassero a Odisseo come riconoscimento della sua preziosa opera; tale deliberazione parve ingiusta ad Aiace, che riteneva di essere secondo dopo Achille nella scala del valore. Onde la follia e il suicidio dell’eroe di Salamina.

Poco dopo, Odisseo con Diomede rubò le ceneri di Laomedonte e il Palladio. L’azione di Odisseo era intesa all’adempimento del responso oracolare: finché le ceneri di Laomedonte e il Palladio fossero rimaste a Troia, la città non sarebbe caduta.

Quando Paride morì ed Elena venne data in sposa a Deifobo, Eleno, l’indovino troiano, offeso perché aveva sperato d’avere Elena per sé, abbandonò la città e andò a vivere sulle pendici del monte Ida. Odisseo lo catturò ed Eleno si dichiarò pronto a rivelare gli oracoli segreti e le condizioni necessarie alla caduta di Troia purché i Greci gli consentissero di rifugiarsi al sicuro in qualche terra lontana.
Odisseo decise di dedicare i suoi sforzi perché queste condizioni si verificassero: indusse Licomede ad autorizzare la partenza di Neottolemo per Troia e Odisseo, di buon grado, gli cedette le armi di Achille; guidò una spedizione a Lemno dove con un inganno riuscì a strappare a Filottete l’arco e le frecce di Eracle. A questo punto comparve il dio Eracle e convinse Filottete, che odiava Odisseo responsabile del suo abbandono sull’isola di Lemno, a partire per Troia.

Intanto Odisseo ebbe l’ingegnoso inganno mediante il quale gli Achei poterono prendere Troia. Fatto costruire un grande cavallo di legno, Odisseo e gli altri eroi si celarono nella cavità del suo ventre; intanto l’esercito levava le tende e s’imbarcava dirigendo la flotta verso l’isolotto di Tenedo, dove si ancorava a ponente, così da sfuggire alla vista dei Troiani. Frattanto Sinone, ammaestrato da Odisseo, vagava per la campagna dinanzi a Troia; catturato raccontava un’intricata serie di menzogne, volte a persuadere i Troiani che il cavallo era un dono votivo e di risarcimento per Pallade e che, se fossero riusciti a portarlo dentro la città, questa sarebbe divenuta così potente, da minacciare più tardi l’Ellade stessa.

Giandomenico Tiepolo – Il cavallo di Troia – Wikipedia, pubblico dominio

I Troiani, dopo alquanti dubbi, introdussero il cavallo in città attraverso una breccia nelle mura. Elena e Deifobo si recarono a vederlo e nel tentativo di sventare un’eventuale trappola Elena parlò agli uomini nascosti nel ventre del cavallo imitando le voci delle loro mogli. Con fatica Odisseo riuscì a impedire ai compagni di rispondere.
In seguito, quando uscirono dal cavallo, aprirono le porte agli Achei tornati a riva, che presero e incendiarono la città.
Odisseo non dimenticò il suo debito verso Antenore e sulla porta della sua casa appese una pelle di pantera perché fosse risparmiato dal massacro.

Odisseo dichiarò che tutta la discendenza di Priamo doveva essere estinta e senza batter ciglio scagliò il piccolo Astianatte, il figlio di Ettore, giù dalle fortificazioni.

Poi, Odisseo e Menelao raggiunsero la casa di Deifobo e colà si impegnarono in una sanguinosa battaglia dalla quale uscirono vittoriosi. Non si sa chi dei due uccise Deifobo. Taluni dicono che Elena stessa gli immerse una spada nella schiena; e questo suo gesto, unitamente alla visione del suo seno nudo, indebolì talmente la volontà di Menelao (il quale aveva giurato di ucciderla) che gettò le armi e permise a Elena di raggiungere sana e salva le navi greche.

Johann Heinrich Wilhelm Tischbein – Menelao si riconcilia con Elena dopo la morte di Deifobo – Wikipedia, pubblico dominio

Odisseo cercò anche di distogliere dai Greci l’ira di Atena provocata dal gesto di Aiace, figlio di Oileo, il quale aveva violentato Cassandra davanti alla statua della dea suggerendo che venisse lapidato. Quando Atena per vendicare il sacrilegio mandò un temporale contro le navi greche, Odisseo fu risparmiato. Incorse comunque nell’ira degli dèi e soprattutto di Poseidone; fu l’ultimo dei Greci a raggiungere la patria, dopo dieci lunghi anni di viaggio.

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree.net sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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