Orfeo, figlio del re di Tracia Eagro e della Musa Calliope, fu il più famoso poeta e musicista mai esistito. Apollo gli donò la lira e le Muse gli insegnarono a suonarla. Era talmente bravo che riusciva ad ammansire le belve feroci, ma anche gli alberi ed i sassi restavano incantati dalla sua musica.

“Orfeo e gli animali”; mosaico romano d’età imperiale (Palermo, Museo archeologico). – Foto di Giovanni Dall’Orto  licenza Wikipedia 

A Zone, in Tracia, un gruppo di antiche querce è ancora disposto secondo la schema di una delle sue danze. Orfeo, oltre ad essere un bravo musicista, era un ragazzo molto coraggioso, infatti decise di partire con gli Argonauti salpando con essi per la Colchide.
Al ritorno da questa avventura sposò Euridice, che altri chiamano Agriope, stabilendosi presso i Ciconi.

Federico Cervelli – “Orfeo ed Euridice” – Wikipedia, pubblico dominio

Un giorno, nei pressi di Tempe, nella vallata del fiume Peneo, Euridice incontrò Aristeo che cercò di abusare di lei, la ragazza cercando di sfuggire calpestò un serpente che la morse provocandole la morte.

Il coraggioso Orfeo, disperato per la morte della sua amata, decise di scendere nel Tartaro con la speranza di ricondurla sulla terra.

Arrivato nell’Oltretomba, non solo riuscì ad incantare Caronte il traghettatore, Cerbero e i tre giudici dei morti con la sua melodiosa e dolce musica, ma fece cessare le torture dei dannati riuscendo anche ad addolcire lo spietato cuore di Ade tanto da convincerlo a restituire Euridice al mondo dei vivi.

Ade, però, pose una condizione, che Orfeo, durante l’ascesa del Tartaro non si voltasse indietro e non parlasse finché Euridice non fosse arrivata alla luce del sole. Per tutto il viaggio di ritorno la ragazza seguì il suono della lira di Orfeo, ma appena il ragazzo intravide la luce, si girò per controllare se Euridice fosse con lui e fu cosi che la perse per sempre.

Quando Dioniso invase la Tracia, Orfeo dimenticò di onorarlo, iniziando invece i suoi fedeli ad altri misteri e condannando i sacrifici umani.

Ogni mattina si alzava per salutare l’alba dalla sommità del monte Pangeo e affermava che Apollo era il più grande di tutti gli dei. Dioniso, irritato, incaricò le Menadi di vendicarsi per questo affronto.

Esse raggiunsero Orfeo a Deio, attesero che i lori mariti fossero entrati nel tempio di Apollo e, impadronitesi delle armi, uccisero tutti gli uomini e fecero a pezzi Orfeo. Gettarono la sua testa nel fiume Ebro che galleggiò, sempre cantando, fino nell’isola di Lesbo.

William Waterhouse – Le ninfe ritrovano la testa di Orfeo – Wikipedia, pubblico dominio

Le Muse addolorate seppellirono le membra di Orfeo a Libetra, ai piedi del monte Olimpo, dove si narra che il canto degli usignoli è più dolce che in qualsiasi altre parte del mondo.
Le Menadi tentarono di purificarsi del sangue di Orfeo nel fiume Elicona, ma il dio del fiume si tuffò sottoterra ed emerse quattro miglia più in là con il nome di Bafira, cosi facendo evitò di divenire complice del massacro.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: web.tiscali.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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Nota aggiunta da Elisa Marro nel gruppo di Facebook "Il fascino della Mitologia"

Orfeo ed Euridice

La sua musica e i suoi versi erano così dolci e affascinanti che l’acqua dei torrenti rallentava la sua corsa, i boschi si muovevano, gli uccelli si commuovevano così tanto che non avevano la forza di volare e cadevano, le ninfe uscivano dalle querce e le belve dalle loro tane per andare ad ascoltarlo. La sua sposa era la ninfa Euridice, ma non era il solo ad amarla: c’era anche Aristeo e un giorno Euridice, mentre correva per sfuggire a questo innamorato sgradito, venne morsa da un serpente nascosto tra l’erba alta e morì all’istante Orfeo allora decise di andare a riprendersela e scese nell’Ade, l’oscuro regno dei morti. Con la sua musica riuscì a commuovere tutti: Io te la rendo, ma con queste leggi: che lei ti segua per la ceca via ma che tu mai la sua faccia non veggi finché tra i vivi pervenuta sia!
“………………… Si prendeva un sentiero in salita attraverso il silenzio, arduo e scuro con una fitta nebbia. I due erano ormai vicini alla superficie terrestre: Orfeo temendo di perderla e preso dal forte desiderio di vederla si voltò ma subito la donna fu risucchiata, malgrado tentasse di afferrargli le mani non afferrò altro che aria sfuggente. Così morì per la seconda volta … e infine gli diede l’estremo saluto.”
Orfeo resterà fedele al suo amore per Euridice