Ourea è una delle potenti divinità primordiali, quindi membro della prima generazione di essere divini dell’intero Creato.
Figlio di Gaia, Ourea è la personificazione di tutte le catene montuose, delle colline e di tutti i rilievi rocciosi del pianeta (isole comprese), incarnandone la forza, l’incrollabile resistenza e l’inarrestabile potere che ne provoca la formazione e che plasma la superficie terrestre: il magma.

Parte centrale di un grande mosaico pavimentale, proveniente da una villa romana in Sentinum (ora noto come Sassoferrato, nelle Marche, Italia), ca. 200–250 E.V. Aion, il dio dell’eternità, si trova all’interno di una sfera celeste decorata con segni zodiacali, tra un albero verde e un albero nudo (rispettivamente estate e inverno). Di fronte a lui c’è la dea madre-terra, Tellus (la controparte romana di Gaia) con i suoi quattro figli, che forse rappresentano le quattro stagioni. – Wikipedia, pubblico dominio

Insieme alla propria madre e al fratello Urano, ed assieme ad altre divine entità, come: TalassaNyx, Emera, Etere, Erebo e altri, Ourea formò la prima generazione di esseri divini al mondo: i Primordiali.

Gheorghe Tattarescu – Nemesis, la dea della vendetta – Wikipedia, pubblico dominio

Non passò molto tempo che tra queste antiche divinità scoppiò una cruenta guerra (molto probabilmente causata dalla sete di potere e dalla voglia di alcuni di loro di ergersi e regnare sui propri simili). La battaglia si protrasse per un tempo infinito e fu talmente violenta che plasmò la forma primitiva della Terra e dell’universo stesso. Tale conflitto s’intensificò soprattutto tra OureaNemesi (la giustizia ineluttabile), e tra Urano (il Cielo stellato) e Talassa (le acque primordiali).

Lo scontro tra Ourea e Nemesi fu uno dei più violenti e portò radicali cambiamenti nel paesaggio e nella vita del mondo circostante.
Durante il combattimento, infatti, la Primordiale della giustizia riuscì a sferrare al Primordiale delle Montagne un colpo talmente possente da provocarne il distacco di un braccio, ferita che inoltre fece sgorgare il divino magma contenuto nel corpo del Primordiale. L’arto reciso, cadendo ed impattando con il suolo sottostante, provocò un brutale cambiamento nella conformazione primitiva della Terra: in un attimo, alte e aspre catene montuose cominciarono a levarsi dal terreno, spinte e venate dall’inarrestabile potenza e calore del magma sottostante; mutando irreversibilmente quelle che fino a qualche attimo prima erano state le infinite e primitive pianure del pianeta. Il braccio stesso di Ourea divenne parte integrante delle montagne appena formatesi.

Il Primordiale delle Montagne, però, si riprese ben presto dall’affronto subito e tornò nuovamente in battaglia. Con ogni passo che compiva, Ourea spaccava e forgiava la superficie della crosta terrestre, liberando la furia e la violenza del magma sotterraneo; portando così alla formazione di crepacci, fessure e plasmando la prima e rudimentale forma dei continenti e di quelle che in seguito sarebbero divenute le isole (prima fra tutte Kratos, l’Isola della Creazione).

Ritrovatosi nuovamente di fronte a Nemesi, il Primordiale delle Montagne caricò un potente pugno con il quale riuscì a colpire in pieno volto l’avversaria. La forza e la brutalità del colpo inferto da Ourea fu tale da ferire e mutilare orribilmente Nemesi, dilaniandole e facendole perdere buona parte della porzione inferiore del viso.
Le carni e il sangue della Primordiale della Giustizia, che schizzarono via a causa della potenza dell’impatto, caddero nelle acque del mare, che si erano appena venute a formare (a seguito della morte di Talassa, per mano di Urano). Qui gli umori cominciarono a mutare, ed uniti a tutti quei primi mali, alla collera e alla sete di guerra, scaturiti da quell’antico scontro, portarono alla nascita delle Furie.

All’interno della mitologia greca, e delle credenze ad essa collegate, la parola “Ourea” non si riferiva ad un’unica divinità primordiale delle montagne, ma invece veniva utilizzata per indicare un gruppo di dieci differenti divinità (nove maschi e una femmina), ognuna incarnante una specifica grande montagna del mondo greco. Questi dieci Dei non erano semplici entità che avevano potere sulle rispettive catene montuose greche, essi erano le catene montuose.

Il nome Ourea, deriva dalla parola “Ουρεα, Ourea”), che significa appunto “Montagne”. Gli Ourea venivano venerati anche all’interno della religione romana però sotto il nome di “Montes”.

Nella mitologia greca i dieci componenti degli Ourea erano: 

  • Etna (“Αιτνα”, “Aitna”, che significa “bruciante”, “ardente”, ed era la Dea e personificazione dell’omonima montagna/vulcano siciliano. A seconda delle varie fonti greche, al suo interno o si trovava la fucina principale del Dio Efesto, oppure l’intera montagna, e di conseguenza Etna stessa, era la prigione per il terribile Tifone. Inoltre, grazie alla sua unione con il Dio fabbro, Etna divenne madre dei Palikoi, “Παλικοι”, i daemon, divinità spirituali, dei geyser e delle sorgenti termali calde siciliane), 
  • Athos (“Αθος”, Dio e incarnazione del Monte Athos. Secondo alcune tradizioni sotto di esso, durante la GigantomachiaPoseidone seppellì vivo il gigante che condivideva con la montagna lo stesso nome: Athos), 
  • Elicona (“Ἑλικων”, “Helikôn”, che significa “tortuoso”, era il Dio e personificazione della montagna omonima. Secondo la poetessa antica Corinna, i due Ourea, Elicona e Citerone, entrarono in competizione tra loro per decidere chi dei due fosse il migliore nell’arte del canto; il vincitore venne scelto attraverso un voto segreto organizzato dalle Muse e fu infine il Dio messaggero Ermes a proclamare Citerone vincitore della disputa.
    Preso dallo sconforto per la sconfitta subita, Elicona cominciò a tremare, come preda di terremoti. Per sanare l’orgoglio ferito dell’Ourea, le Muse decisero di fare della montagna il loro luogo di adunata e ritrovo. Da quel giorno in poi il Monte Elicona venne per sempre consacrato alle Muse, e secondo la tradizione fu sempre su quella montagna che Esiodo, da giovane, incontrò le nove Dee delle Arti che gli fecero dono dell’ispirazione e che lo portarono a comporre la “Teogonia“), 
  • Citerone (“Κιθαιρων”, “Kithairôn”, Dio, incarnazione dell’omonima montagna e divino re della Beozia. Oltre al mito della sfida canora tra lui e Elicona, l’Ourea Citerone è noto per aver consigliato a Zeus un ingannevole stratagemma per riuscire a riconciliare il Re degli Dei con la moglie Era, stanca dei tradimenti del marito.

    Charles-Joseph Natoire – Baccanale – Wikipedia, pubblico dominio

    Inoltre, Citerone era il luogo di ritrovo di Dioniso e dove le Menadi, le Baccanti e i Satiri della sua corte praticavano le loro danze e i loro orgiastici rituali legati all’ebbrezza, in onore e in presenza del Dio del Vino. Un altro mito vuole invece che sulle pendici dell’Ourea venne ucciso il principe omonimo Citerone, dopo che questi rifiutò le avances e l’amore della Furia Tisifone), 

  • Nisa (“Νυσος”, “Nysos”, Dio e personificazione del Monte Nisa, famoso per essere il padre adottivo di Dioniso, che crebbe allevato dall’Ourea, dalle ninfe Nisiadi e dal Dio-satiro Sileno.

    Attribuito a Antoon van Dyck – Sileno ubriaco sostenuto da Satiri – Wikipedia, pubblico dominio

    Fu proprio quest’ultimo ad insegnare al giovane Dio l’arte della vinificazione. Inoltre, le valli a sud del Monte Nisa furono il luogo in cui Ade rapì Persefone, portandola con sè negli Inferi. Durante il periodo ellenistico, dalla figura di quest’Ourea nacque quella della ninfa Nisa, levatrice e madre adottiva di Dioniso), 

  • Olimpo (“Ολυμπος”, “Olympos”, Dio e personificazione della montagna omonima che, dopo la conclusione della Titanomachia, sarebbe poi diventata la dimora degli Dei.
    Il nome deriverebbe dall’unione delle parole “λύμα”, “lyma”, e “πούς”, “pous”, che tradotte significherebbero “piede puro”; definizione che si andrebbe a ricollegare alla descrizione della montagna che ne da Esiodo nella “Teogonia“, in cui viene descritta come un piedistallo sul quale i cieli si poggiano per ospitare la dimora degli Dei), 
  • Olimpo della Misia (conosciuto anche come Olimpo della Bitinia o Uludağ, Dio ed incarnazione dell’omonima montagna. Secondo la mitologia, fu da quest’Ourea che nacquero e discendono tutti i satiri), 
  • Oreus (“Ορειος”, “Oreios”, Dio e personificazione del Monte Otri. Nella mitologia, questa montagna fu la sede del trono di Crono e dimora dei Titani, oltre ad essere il luogo di nascita di molti dei futuri Dei Olimpici, divenne anche il forte dei Titani durante la Titanomachia. Quest’Ourea fu inoltre padre di Ossilo“Οχυλος”, “Oxylos”, il cui nome significa “Foresta di Faggi”, che era il daemon delle foreste di montagna, e di Amadriade“Ἁμαδρυας”, “Hamadryas”, il cui nome significa “Tutt’uno con l’albero” o “Tutt’uno con la quercia”, la prima delle Driadi.
    Dall’amore e unione di Ossilo e Amadriade, nacquero poi le otto Amadriadi: otto differenti driadi, ognuna indissolubilmente legata ad una differente e specifica tipologia di albero), 
  • Parnete (“Πάρνης”, “Pàrnes”, nome di origine pre-ellenica che può essere tradotto in “Costruzione di pietra”, era il Dio e incarnazione dell’omonima montagna.
    Sacra a Zeus, sulla sua cima si trovava un altare costruito in onore del Re dell’Olimpo. Luogo di preghiere, riti e sacrifici, l’altare veniva visitato ogni qualvolta si cercasse una divinazione sul proprio futuro, la fine di una malattia e/o pestilenza o anche solo per invocare l’aiuto degli Dei per ottenere le adeguate piogge per campi e coltivazioni. Sulle sue pendici era inoltre presente la caverna del Dio Pan, antico luogo di culto della divinità. Infine, Teofrasto, nel suo “Dei segni del tempo“, considerato il primo libro di meteorologia europeo, scrisse che quando la vetta del monte Parnete si trovava sotto le nubi e il vento soffiava da nord, da lì a poco sarebbe arrivata una tempesta), 
  • Tmolo (“Τμωλος”, “Tmôlos”, Dio, personificazione della montagna omonima e divino re della Lidia. Secondo la mitologia, sposò la ninfa Pluto e dalla loro unione nacque poi Tantalo, re dell’Anatolia, divenuto orribilmente famoso per il suo sacrilegio verso il proprio figlio e gli Dei, atto che lo portò ad essere condannato per sempre ai peggiori supplizi del Tartaro.
    L’Ourea Tmolo fu anche chiamato ad essere il giudice di una sfida musicale, quando il Dio Pan proclamò le proprie capacità musicali superiori persino a quelle di Apollo. Però, appena il Dio della Musica e delle Arti prese in mano la propria lira, tutti i presenti furono d’accordo con il giudizio di Tmolo, quando l’Ourea premiò Apollo come il migliore dei due.

    Simon Floquet – Apollo e re Mida, c. 1634 – Wikipedia, pubblico dominio.

    L’unico a protestare per tale decisione fu Mida, re della Frigia, che riteneva Pan il più meritevole della vittoria. Adirato dalle parole di Mida, Apollo decise di punire l’insolente sovrano; proclamò quindi che da quel momento in poi Mida avrebbe avuto un paio d’orecchie che ben si abbinavano alle sue capacità di giudizio, fu così che immediatamente le orecchie di Mida mutarono in quelle di un asino).

In cima (o sulle pendici) di ognuna delle nove grandi montagne degli Ourea, gli antichi greci costruirono templi e monumenti, ognuno dedicati alla specifica divinità della montagna. Questi luoghi di culto avevano una funzione quasi oracolare, in quanto i pellegrini vi giungevano in cerca di un’illuminazione sul proprio futuro, dato che gli Ourea erano considerate divinità di profonda saggezza ed intuizione, a cui persino gli stessi Dei dell’Olimpo chiedevano consiglio o giudizio.

Nell’iconografia e nell’arte greca e romana, gli Ourea venivano raramente rappresentati, in quanto figure effettivamente poco rilevanti all’interno dei vari miti. Nelle poche raffigurazioni a loro dedicate, i Primordiali delle Montagne vengono ritratti come possenti e uomini barbuti (o floride donne mature, nel caso di Etna) che si alzavano e si ergevano dalla nuda roccia, o dai dirupi tra le vette della montagna che rappresentavano ed incarnavano.

 

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