Passeggiando per Palermo, capita spesso di imbattersi in strade intitolate a personaggi illustri o a importanti eventi storici. Tuttavia, non tutte le vie della città condividono un’origine così nobile. È il caso di via Discesa dei Giudici, situata a pochi passi dalla centralissima via Roma. Dietro questo nome curioso si cela una leggenda popolare tanto affascinante quanto cruenta.

La storia narra di un bambino, figlio di un uomo molto ricco, che rimase orfano in tenera età. La sua tutela fu affidata a un abate, il quale, invece di proteggerlo, tramava per impossessarsi della sua eredità.

Inizialmente, a prendersi cura del piccolo fu una nutrice, retribuita per il suo servizio. Ma quando l’abate riuscì a ottenere il controllo del patrimonio, smise di pagarla. Nonostante le difficoltà, la donna decise di tenerlo con sé, allevandolo con affetto insieme ai propri figli.

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Estienne Richer – Stampa raffigurante l’imperatore Carlo V – Wikipedia, pubblico dominio

Anni dopo, divenuto adulto, il ragazzo cercò di restituire ciò che aveva ricevuto, lavorando come apprendista presso un maestro chiavettiere. Fu proprio a quest’ultimo che confidò la sua storia. Profondamente colpito, il chiavettiere decise di cercare giustizia e portò il caso davanti ai magistrati.

Ma la ricchezza dell’abate fu più forte della verità: riuscì a corrompere i giudici e a farsi assolvere. L’artigiano, però, non si arrese. Si rivolse direttamente all’imperatore Carlo V che, si racconta,  giunse in incognito a Palermo. Una volta ascoltata la vicenda, ordinò una punizione esemplare: i giudici furono legati a cavalli e trascinati lungo la strada, come simbolo di una giustizia tradita.

Fu così che nacque il nome “Discesa dei Giudici”, memoria indelebile di quell’episodio. In passato, la via era conosciuta come “Calata dei Giudici”, per la presenza dei magistrati della Corte Pretoriana nel vicino monastero di Santa Caterina. Il nome cambiò solo dopo questo clamoroso scandalo.

Secondo una versione ancora più macabra della leggenda, le pelli dei giudici giustiziati furono utilizzate per tappezzare le sedie dei loro successori: un monito permanente contro ogni forma di corruzione.,

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