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Rosa di macchia

Rosa di macchia, che dall’irta rama
ridi non vista a quella montanina,
che stornellando passa e che ti chiama
rosa canina;

se sottil mano i fiori tuoi non coglie,
non ti dolere della tua fortuna:
le invidïate rose centofoglie
colgano a una

a una: al freddo sibilar del vento
che l’arse foglie a una a una stacca,
irto il rosaio dondolerà lento
senza una bacca;

ma tu di bacche brillerai nel lutto
del grigio inverno; al rifiorir dell’anno
i fiori nuovi a qualche vizzo frutto
sorrideranno:

e te, col tempo, stupirà cresciuta
quella che all’alba svolta già leggiera
col suo stornello, e risalirà muta,
forse, una sera.

Giovanni Pascoli

Nella raccolta Myricae emergono i temi principali della natura, della morte, del poeta, dell’orfano, e in ogni poesia ricorre almeno uno di essi.
In “Rosa di macchia” assistiamo alla contrapposizione tra una rosa centofoglie, che, colta da una montanina, lascerà il rosaio spoglio, e una rosa canina, ignorata, che brillerà di bacche “nel lutto/ del grigio inverno”. A questa immagine si aggiunge la riflessione sulla ragazzina che prima passava “stornellando” e che “risalirà muta,/ forse, una sera”, simbolo dei giorni giovanili che la vita spegnerà.
Spesso l’ispirazione per le poesie inerenti il tema della morte è l’esperienza personale, in quanto dal momento della morte del padre, Pascoli si sentì “per tutta la vita bloccato sulla figura fantasmatica del padre assente e latente

stralcio da: trucheck.it
(vedi anche: https://balbruno.altervista.org/index-2682.html)

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Rose ai pilastri

Rose ai pilastri, rose lungo i muri
e dentro i vasi, da per tutto rose
che sbocciano fiammanti e sanguinose
come ferite sopra i seni impuri.

Rose thee dai bei labri immaturi
dalle fini ceramiche untuose,
rose di siepe, rose rugiadose
avvinghiate ai cancelli e ai vecchi muri.

Eruzione di rose nei giardini,
di rive sanguinose ed odorose,
vive e rampanti per la mia ringhiera.

Rose e rose ne i miei vasi murrini
rose odorose, rose sanguinose
rosee bocche della primavera!

Andrea Zanzotto

Sonetto classicheggiante di un autore contemporaneo, “Rose ai pilastri” è intrecciato tutto sul tema delle rose, che diventano nell’immaginazione del poeta metafora per indicare la donna amorosa, la quale se ne addobba il seno, come si dice nella prima strofa nella forte similitudine del quarto verso (come ferite sopra i seni impuri).
L’elenco delle rose si infittisce dalla seconda quartina alla seconda terzina: il nome riecheggia sempre più forte, quasi perdendo il suo significato originario (“Rose thee dai bei labri immaturi” sembra naturalmente alludere piuttosto ad una donna che ad un fiore).

fonte

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