Piramo e Tisbe di Pierre Gautherot (1769-1825). – Wikipedia, pubblico dominio

Piramo e Tisbe erano due giovani follemente innamorati, ma non potevano coronare il loro sogno per via delle famiglie che erano nemiche, così decidono di fuggire.

Datosi appuntamento sotto una pianta di gelso, la prima a giungere fu Tisbe che vedendo avvicinare un leone con le fauci insanguinate per avere da poco ucciso una preda, presa da paura scappa via, nella fuga le cade il velo con la quale si copriva la testa, allora la belva sfoga la sua rabbia con quel velo macchiandolo di sangue e quindi perso ogni interesse il leone se ne va.

Intanto arriva Piramo che vedendo il velo insanguinato lo riconosce per quello della sua amata e credendo che l’abbia sbranata il leone, disperato impugna la spada e se la conficca nel petto uccidendosi.
Tisbe che intanto si era rasserenata va nuovamente all’appuntamento ma trova l’amato Piramo immerso nel sangue che stringe il velo di lei, allora Tisbe si sdraia accanto al giovane e impugnata la spada si uccide anche lei.

La prima stampa in lingua inglese delle Metamorfosi di Ovidio, nella traduzione di William Caxton, circa 1480.
I visitatori possono vedere una Babilonia medievale,
Piramo sul petto con la spada, la tomba di Nino sotto un albero di gelso, Tisbe, il velo, e il leone. – Wikipedia, pubblico dominio

Il sangue dei due amanti fece fiorire un gelso bianco che da quel giorno produsse more nere in segno di lutto.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: unmondoaccanto.blogfree sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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