José Maria Veloso Salgado – “Gli inizi della scienza” (1906) – Wikipedia, pubblico dominio

“Tutte le cose sono numeri” sosteneva Pitagora.
Per il famoso filosofo di Samo i numeri erano delle vere e proprie entità, alcuni avevano addirittura un significato magico. 
I numeri dispari erano maschili, perfetti e benevoli, mentre i numeri pari erano femminili e imperfetti.

In numerologia i numeri che vengono presi in considerazione sono quelli che vanno da 1 a 9, e ad ognuno di questi corrisponde un pianeta.

Fantasticando un po’potremmo scoprire che….

E’ il numero del “principio”, l’essenza per eccellenza… ciò che da vita ciò che “accende”, a questo numero corrisponde infatti il Sole.
E’ il numero della meditazione, della riflessione, della capacità di scegliere nella doppiezza delle cose, ad esso si associa la Luna.
E’ il numero della fortuna, della capacità di essere al posto giusto al momento giusto, ad esso è associato Giove.
E’ il numero della pigrizia ma anche della bellezza, è un numero affascinante che attrae a sé gli eventi, ad esso è associato Urano.
5 E’ il numero dell’umorismo dell’allegria e della capacità di sdrammatizzare, ad esso è associato Mercurio.
E’ il numero del sentimentalismo, della timidezza e riservatezza interiore, ad esso è associato Venere.
E’ il numero della sensibilità e della fantasia, e anche del sesto senso ad esso è associato Nettuno.
E’ il numero della calma interiore, della capacità di analisi degli avvenimenti, ad esso è associato Saturno.
9 E’ il numero dell’occultismo, del mistero, della ricerca, dei fatti impiegabili, ad esso è associato Plutone.

 

Ora vediamo: seriamente, nella filosofia dei pitagorici la valenza dei numeri

Pitagora, dettaglio della Scuola d’Atene (1511) di Raffaello Sanzio. – Wikipedia, pubblico dominio

La filosofia pitagorica rappresenta il trapasso dalla filosofia realistica alla filosofia intellettualistica. I filosofi ionici avevano ritrovato l’archè, (L’Arché inteso nei due significati uno quale principio che è apparso cronologicamente per primo e quindi generatore (ciò che ha prodotto il mondo, ovvero l’elemento alla base di ogni altro ente) e il secondo, è il principio conservatore (ciò che mantiene in vita il mondo, senza di esso nulla potrebbe esistere).

I pitagorici vedono nel numero l’essenza di tutte le cose. Il riconoscimento del potere del pensiero facendo un passo ulteriore in avanti in quanto in Pitagora si trova l’archè proprio nel numero.

Pitagora nota che il numero è qualcosa di presente dappertutto; al numero dobbiamo infatti ricorrere se vogliamo descrivere in maniera oggettiva una qualsiasi realtà. Le varie qualità dei corpi possono apparire diverse a diversi soggetti; la temperatura di un corpo può apparire differente a una persona sana e a una febbricitante, il sapore di una pietanza può apparire diversa da persona a persona, e così via. I dati matematici e geometrici a cui possiamo ricorrere per descrivere un oggetto o uno stato (le dimensioni, la superficie, il volume, etc.) sono invece identici per tutti.

Tutte le cose sono identificabili e descrivibili in maniera oggettiva, universale, valida per tutti in base a dati quantitativi, grazie cioè ai numeri. Il numero è pertanto l’archè di tutte le cose, il principio unificatore della realtà. Ma, dal momento che i numeri contengono tutti l’unità, in quanto nascono tutti dall’unità sommata a se stessa, i pitagorici possono affermare che l’archè è l’uno.

D’altra parte l’uno è presente in tutti i numeri (e quindi in tutte le cose) anche perché ogni numero è uno, nel senso che è unico, non è assolutamente confondibile con gli altri, si distingue dal numero che lo precede nella successione numerica, come da quello che lo segue e da tutti gli altri. Il numero uno sta quindi a designare una proprietà fondamentale di ogni cosa: l’identità con se stessa.
Con il principio dell’uno, Pitagora, oltre a trovare un elemento unificatore della realtà, trova anche l’elemento di differenziazione, di genesi della molteplicità.

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Dall’uno, ossia dal pari-impari, scaturiscono infatti per addizione i numeri pari e quelli dispari. Alla distinzione fra pari (= illimitato) e dispari (= limitato) i pitagorici facevano risalire tutte le altre opposizioni della realtà; tenebre-luce, male-bene. La realtà si presenta dunque piena di entità contrapposte ognuna delle quali è riconducibile a numeri. Ma dal momento che i numeri hanno tutti una comune origine nell’unità, essi sono riconducibili gli uni agli altri: al di là dell’apparente opposizione delle cose, c’è un’armonia sostanziale. Per questo la musica, fondata sull’armonia che scaturisce dalle opposizioni, è l’arte suprema e ha un’altissima funzione educativa.

Dalla lettura di vari testi, si è risaliti al carattere iniziatico della scuola pitagorica (che appare sempre più chiaramente di risvolto «laico», filosofico base della religione misterica dell’orfismo). In Pitagora si profila per la prima volta la stretta relazione fra conoscenza e moralità propria della filosofia greca. 
Nella scuola pitagorica alle superiori conoscenze matematiche e filosofiche veniva «iniziato», cioè introdotto, soltanto colui che ne era reputato degno dal maestro per aver compiuto passi in avanti sulla via della purificazione, cioè della virtù, della capacità di autocontrollo. Raggiungere i vertici del sapere significa imparare a far uso della ragione, senza lasciarsi ingannare da sensipassioniistinti. Essere sapiente diviene equivalente a essere virtuoso. In Pitagora la conoscenza acquista un carattere esoterico, non è cioè accessibile a tutti (col rischio di un cattivo uso delle conoscenze), bensì è riservata agli iniziati che si sono dimostrati virtuosi…

Stralcio testo tratto da un articolo di pubblicato nella pagina umsoi.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

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