Pothos (o Pothus) era il dio del desiderio sessuale ma soprattutto la personificazione del dolore nostalgico per la lontananza della persona amata.

Statua di Pothos, copia in marmo di età adrianea da originale del IV secolo a.C. attribuito a Skopas – Fotografia di © Marie-Lan Nguyen / Wikimedia Commons / CC-BY 2.5 rilasciato con licenza CC BY 3.0

Figlio di Afrodite e Crono o, secondo alcuni scrittori classici tardivi, figlio di Zefiro (il vento di ponente) e Iris (l’arcobaleno), Pothos, rappresentando le passioni variegate dell’amore, è considerato uno degli dèi alati noti come Erotes (1).

Le rappresentazioni di Pothos sono molto numerose e presentano una discreta varietà di motivi e atteggiamenti.

Una statua nota in più copie e attribuita a Skopas lo raffigura come un giovane nudo, dallo sguardo sognante, appoggiato mollemente a un tirso, con un’oca ai piedi.

Altre figurazioni su vasi a figure rosse lo mostrano nel corteo di Afrodite o di Dioniso.
I tre eroti PothosHimeros (folle desiderio amoroso) e Eros, nella pittura vascolare greca, sono spesso raffigurati insieme.

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(1) Gli eroti sono, nella mitologia greca, un gruppo di divinità alate associati con l’amore e il sesso. Fanno parte del seguito di Afrodite. Eroti è il plurale di Eros (“Amore, desiderio”), che, come una divinità singolare ha una mitologia più complessa.
In alcune tradizioni gli eroti hanno un’influenza particolare sull’omoerotismo (parola composta dal termine greco “omoios” – “simile”; “analogo”, che appare nella parola “omosessualità” – e da “erotismo”).

William-Adolphe Bouguereau – L’invasione (Titolo tradotto: Il nido di vespe), 1892 – Afrodite e gli Erotes – Wikipedia, pubblico dominio.

Gli eroti, diventati un motivo dell’arte ellenistica, possono apparire nell’arte romana in forma alternativa di più Amorini o Amorini e Psiche.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: ilclandimariapia.blogspot sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…