Quando si parla di reincarnazione sorge spesso la domanda al riguardo delle vite precedenti, su ciò che si è vissuto in passato e sul perché non ci si ricorda più nulla. 

I greci avevano il mito secondo cui, prima della reincarnazione, le anime bevevano dalle acque del fiume Lete e dimenticavano tutto. Lo stesso fiume viene poi citato dal poeta romano Virgilio nella sua opera latina “L’Eneide” : “Le anime che per fato devono cercare un altro corpo, bevono sicure acque e lunghe dimenticanze sull’onda del fiume Lete”.

Il fatto che non ci ricordiamo delle nostre vite precedenti non è certo uno sciocco errore della natura o del Creatore, ma ha lo scopo di liberare la nostra coscienza da “pesi” inutili e di rendere più facile la ricezione del qui e ora. Dunque, perché mai dovremmo andare contro natura e cercare di strappare i veli della dimenticanza? Per quale scopo? Eppure al giorno d’oggi sembra essere una “mania”. Una tendenza. Molte persone che si dichiarano “evolute” violano consapevolmente la natura umana e tentano di forzare le porte che la Legge cosmica ha chiuso alla nostra memoria. La sola curiosità non dovrebbe mai essere la motivazione per desiderare di conoscere le proprie vite passate.

La curiosità è la malattia del nostro tempo purtroppo, da sempre è considerata dai grandi Maestri come sintomo di immaturità e al tempo stesso è il mezzo più sicuro per bloccare la vera iniziazione. È necessario quindi comprendere che, nonostante sia così di moda, non è concesso conoscere le vite precedenti, tranne in rarissimi casi e per dei motivi eccezionali. Il più delle volte questi episodi precedenti appaiono in maniera “spontanea” e non forzata, ad esempio attraverso i sogni, i déjà-vu, e tutte quelle manifestazioni che hanno qualcosa di “inspiegabile” con la nostra attuale vita. Una dimostrazione lo sono anche i “bambini prodigio”, casi in cui l’evoluzione necessita ancora di qualche livello prima di arrivare al culmine.

Il voler attribuire delle colpe a fatti e persone che sono ormai solo dei fantasmi, inclusi gli antichi “noi stessi”, significa in sostanza rifiutarsi di guardare in faccia l’esistenza reale. Significa evitare di vivere davvero.

Per questo non ricordiamo nulla. Per avere un’ulteriore possibilità di crescita. Ma le conoscenze acquisite nelle vite precedenti perdurano, non ci ricordiamo gli eventi e i passaggi di ciò che è stato, ma l’anima custodisce ciò che ha imparato, e questo suo “sapere” si manifesta sotto forma di percezioni, intuizioni, consapevolezze, aspirazioni. Tutto ciò ci permette di evitare di commettere gli stessi errori in questa incarnazione e continuare così a progredire nella scala evolutiva dell’esistenza.

In sostanza la reincarnazione altro non è che una nuova e grande opportunità di vita. Sfruttatela bene.
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Stralcio testo tratto da un articolo pubblicato nella pagina tragicomico.it rilasciata con licenza CC BY-NC 3.0 IT e sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…
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