L’anno 1381 è, per molti, la data di nascita di Margherita Lotti in Roccaporena figlia di Antonio e Amata Ferri. Da giovinetta desiderava consacrarsi a Dio, ma i genitori, avanti nell’età, prima di morire, vollero vedere sistemata quell’unica loro figlia.

Roccaporena – Casa maritale di Santa Rita (Wikipedia – Pubblico dominio)

Rita mite e obbediente, non volle contrariare i suoi genitori, e, giovanissima, andò in sposa a Paolo Mancini. L’indole rissosa di Paolo non impedì a Rita, con ardente e tenero amore di sposa, di aiutarlo a cambiare il suo spigoloso carattere.

Dall’amore di Paolo e Rita nacquero due gemelli: Giacomo Antonio e Paolo Maria che ebbero tutta la tenerezza, l’amore e le cure di Rita. Il periodo, forse, più bello della vita coniugale di Rita, fu tragicamente spezzato con l’assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso il mulino di Remolida da Poggiodomo nella valle, sotto le balze di Collegiacone. 
Ragioni di avversità politiche, vecchie vendette potevano essere la causa del delitto. 

Le ultime parole di Paolo furono d’amore verso Rita e i suoi figli. Il messaggio del perdono è l’espressione più alta della sapienza della croce e, nell’animo di Rita si accese una sconfinata pietà verso coloro che le avevano ucciso il marito. Intraprese subito un’azione efficace per raggiungere la pacificazione, incominciando dai propri figli, che sentivano come un dovere vendicare la morte del padre. 
I sentimenti di perdono e di mitezza di Rita non riuscivano a persuaderli. 
Allora Rita pregò il signore offrendo la vita dei suoi figli, pur di non vederli macchiati di sangue fraterno. “Essi morirono a meno di un anno dalla morte del padre”.

Rita ormai sola, e con il cuore straziato da tanto dolore, si adoperò alle opere di misericordia e, soprattutto, a gesti di pacificazione della parentela verso gli uccisori del marito, condizione necessaria per essere ammessa in monastero, a coronazione del grande desiderio che Rita serbava in cuore sin da fanciulla. 

Rinfrancata dalla preghiera e dalla fiducia in Dio, Rita bussò alla porta del monastero di Santa Maria Maddalena in Cascia.
Per ben tre volte bussò a quella porta, e per ben tre volte quella stessa porta rimase chiusa.

Immagine devozionale (Wikipedia – Pubblico dominio)

Ma il buon Dio realizza sempre la sua volontà. Nel 1417 fu accolta nel monastero ed ivi rimase per 40 anni nella preghiera, per servire con amore Dio e i suoi fratelli. Rita divenne ben presto un amante della croce e fece di quest’amore il segreto della sua santità.

La sera di un Venerdì Santo, dopo la tradizionale processione del Cristo Morto, avvenne il prodigio: “Rita ricevette in dono una spina sulla fronte” e la portò per quindici anni, come un sigillo d’amore.

Rita ne sopportò il dolore con gioiosa ed eroica fortezza, ne fece una sorgente preziosa di fruttuoso apostolato per i fratelli. Salvo una breve parentesi, in occasione della visita a Roma per acquistare le indulgenze romane, la ferita rimase aperta sulla fronte di Rita fino al termine della sua vita terrena.

Dopo averci indicato Cristo come fine della nostra gioia, Rita lieta di aver compiuto la sua missione divina presso di noi, morì beata in giorno di sabato, il 22 maggio del 1457. (1)

Il 22 maggio si celebra l’annuale festa liturgica di Santa Rita, una delle sante più conosciute e venerate in Italia e nel mondo. Durante la Santa Messa vengono benedette le rose di Santa Rita, in ricordo del miracolo della rosa sbocciata nel cuore dell’inverno tra la neve nell’orto della casa di Santa Rita a Roccaporena, mentre la suora si era ritirata nel monastero delle Agostiniane di Cascia. Rose che vengono distribuite a tutti i fedeli e portate a casa quale segno di benedizione e di protezione per gli ammalati in particolare.

Santuario di S.Rita da Cascia – Image by fausto manasse from Pixabay

E proprio nella città di Cascia sorge oggi il famoso santuario di Santa Rita, una costruzione moderna: iniziato nel 1937, è stato consacrato dieci anni dopo ed elevato a basilica nel 1955 da Pio XII. Sull’architrave sopra la porta d’ingresso è il saluto alla santa Salve Rita vas amoris, sponsa Christi dolorosa / tu de spinis Salvatoris pulchra nasceris ut rosa (Salve Rita vaso d’amore sposa di Cristo dolorosa / tu dalle spine del Salvatore bella nasci come una rosa).

All’interno, lungo le pareti, ad altezza di uomo in pannelli di marmo bianco, è la bellissima Via Crucis del Pellini. Il grande pulpito in noce, ben visibile è dello scultore Emilio Monti, mentre al centro della basilica per terra sul pavimento è lo stemma di Pio XII in marmi policromi. Tutto l’insieme da un’impressione di vivacità; è una chiesa piena di luce di colori, ma con un alone di misticismo.

Il corpo incorrotto di Santa Rita nella sua tomba a Cascia. (Wikipedia – Pubblico dominio)

Il santuario di Santa Rita conserva le sue spoglie mortali ed è meta di migliaia di pellegrini.

Alla intercessione della Santa si attribuiscono numerosi e straordinari miracoli, tanto da essere chiamata la santa dei miracoli “degli impossibili”. Grande santa, sposa, madre e religiosa, modello di vita per persone sposate ed anime consacrate. (2)

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(1) stralcio tratto da: parrocchiasantarita.it

(2) Ulteriori stralci sono frutto di ricerche sul web. Vi segnalo, tra l’altro,  fmboschetto.it

e santiebeati.it

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