Le origini mitiche di Massignano
Secondo un’antica leggenda, Massignano fu la prima località abitata di tutto il circondario, fondata da una stirpe di giganti. Si narra che questi colossi edificarono cinque imponenti fortezze, ciascuna arroccata su un colle diverso: Monte Leone, Larciano, Monte Colombo, Gradina Grande e Gradina Piccola. La roccaforte più imponente sorgeva sul Monte Leone, dove ora si trova Massignano, e fungeva da nodo centrale di un fitto reticolo di cunicoli sotterranei che collegava tutte le fortezze.

Italia Ancona Massignano – Villaggio intorno al Monte Conero – Wikipedia – Foto di Claudio.stanco, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Prima del Diluvio Universale, i giganti dominavano queste valli, ma ad un tratto scomparvero in circostanze misteriose, lasciando in piedi solo la loro cittadella sul Monte Leone. I pochi superstiti si dedicarono all’estrazione dei massi dalle viscere del vicino Monte Conero: con grandi “canapi” li calavano a valle, segnando così l’inizio di un insediamento umile, ma resistente.

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Le “Grotte degli schiavi a monte”
Nel bosco che costeggia la strada tra Massignano e Poggio, poco oltre l’antica dimora dei Rubini, si aprono ancora oggi alcune cavità artificiali dette “Grotte degli Schiavi” o “Grotte dei Romani”.
Qui, un tempo, schiavi e prigionieri venivano impiegati come minatori e scalpellini, costretti a un lavoro estenuante per cavare la pietra. Le condizioni erano così dure che numerosi operai ammalati morivano sul posto, ed è proprio in questi anfratti che alcuni cercarono di organizzare una ribellione. Scavarono perfino una fossa funeraria nella parte più remota delle gallerie, dove avrebbero sepolto vivi i loro aguzzini. Alla resa dei conti, però, la rivolta fu sedata con violenza dall’arrivo delle milizie, e solo in seguito i resti degli aguzzini, recuperati, furono sepolti con un ultimo rito cristiano in luogo sacro.

Monte Conero, ingresso delle grotte romane – Wikipedia – Foto di Claudio.stanco, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

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La leggenda dell’arcobaleno
Si racconta che, subito dopo il Diluvio Universale, un gruppo di superstiti si rifugiò sul Monte Conero. Quando finalmente la pioggia cessò, videro sorgere un arcobaleno che sembrava appoggiarsi proprio sulla collina di Massignano. Quel ponte luminoso fu interpretato come un segno divino: gli uomini scesero a valle e qui edificarono le loro prime case. Così, per volontà del cielo, nacque l’abitato che ancora oggi porta il nome di Massignano.

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Il Poggio e i quattro Re
Nel borgo di Poggio si tramanda che un tempo esistesse un castello retto da quattro re che, aiutati dalla Madonna e da angeli armati di spade, avevano respinto una terribile incursione di pirati. In segno di gratitudine, donarono ai monaci un terreno per erigere una chiesa in onore della Vergine e chiesero che i frati li assistessero in battaglia. Ma con il passare delle generazioni, i religiosi si tramutarono in governanti oppressivi, fino a quando, con un fragoroso crollo, il monte franò e inghiottì gran parte del convento.
Miracolosamente, la chiesa rimase intatta e si traslò, come sospinta da una forza prodigiosa, fino al ciglio del mare, dove ancora oggi si erge a ricordo della fedeltà originaria.

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La setta segreta del Poggio
Fino al secolo scorso, si vociferava dell’esistenza, nel Poggio, di una setta clandestina dedita a vendicare gli oppressi e a lottare contro l’autorità pontificia. I suoi membri, legati da un giuramento di riservatezza, aderirono prima alla Carboneria e poi alla Giovine Italia di Mazzini, ribattezzandosi “Repubblica marsigliana”. Ogni anno, a Pasqua, partecipavano a confessioni collettive a Loreto per sfuggire agli sguardi della polizia pontificia. Quando decidevano di colpire un prepotente, si sorteggiava chi avrebbe eseguito la sentenza senza timore: la vittima era condotta in pubblica piazza, giustiziata e la sua testa esposta sul bastone centrale del villaggio, come si dice facessero con i pirati. I registri dei “Libri dei morti” conservati presso la parrocchia di San Biagio del Poggio testimoniano numerosi decessi misteriosi, spesso attribuiti a mani anonime, e ritrovamenti di tombe contenenti solo teschi, a conferma del sommario uso del forno conventuale per disfarsi dei corpi.

 

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