Nella mitologia greca, Selene, il cui nome in greco antico (Σελήνη) significa semplicemente “luna”, è la dea che incarna la luce argentea delle notti serene.
Figlia dei Titani Iperione e Teia, sorella del Sole Elio e dell’Aurora Eos, rappresenta la luna piena, quella che domina il cielo quando ogni ombra si addolcisce e la notte sembra sospesa in un respiro di chiarore.

Selene, dea della luna, circondata dai Dioscuri o Phosphoros (la stella del mattino) e Hesperos (la stella della sera). Marmo, opera romana del II secolo d.C. – Louvre Museum – Wikipedia, pubblico dominio

Insieme ad Artemide, che personifica la luna nuova, e ad Ecate, simbolo della luna calante e dei misteri della notte profonda, Selene compone la triade lunare che scandisce il ciclo eterno della luce e dell’oscurità.

Selene è descritta come una figura di bellezza eterea: il volto pallido, gli occhi luminosi, i capelli che riflettono il bagliore dell’alba.
Indossa lunghe vesti bianche o argentate e porta sul capo una corona a forma di mezzaluna.
Spesso viene raffigurata alla guida di una biga trainata da cavalli o buoi bianchi, che percorre il cielo notturno inseguendo il carro del fratello Elio, il Sole.
Dove lei passa, le tenebre si ammorbidiscono e il mondo si ricopre di un velo d’argento.

Secondo la tradizione, Selene fu amata da Zeus, dal quale ebbe due figlie, Pandia ed Erse, il cui nome significa “rugiada”: entrambe richiamano la luce umida e fragile delle notti lunari.
Ma il suo amore più tenero e struggente fu quello per Endimione, il bellissimo re dell’Elide.
Selene si innamorò di lui mentre lo osservava dormire in una grotta del monte Latmo, in Asia Minore.

Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson – Il sonno di Endimione – Wikipedia, pubblico dominio

Incantata dalla sua giovinezza e dalla sua pace, chiese a Zeus di concedergli un sonno eterno, affinché il tempo non ne consumasse la bellezza.
Così, ogni notte, la dea discendeva dal cielo per posare un bacio sulla fronte del suo amato addormentato.
Da quell’unione nacquero cinquanta figlie, simbolo dei cinquanta mesi lunari che compongono il ciclo olimpico del calendario antico: ogni figlia rappresentava una notte, un volto, un’emozione diversa della luna.

Un altro mito racconta di Pan, il dio selvatico dei boschi, che si innamorò di lei. Per conquistarla, si avvolse in un vello di pecora bianca, assumendo un aspetto candido come la luce lunare; Selene, divertita e incuriosita, gli concesse il suo affetto, e da quell’unione nacquero creature metà divine e metà naturali, custodi dei pascoli e delle valli notturne.

In Selene si fondono la potenza cosmica e la dolcezza femminile, la luce che consola e quella che svela.
Ella non abbaglia come il Sole, ma illumina con discrezione, mostrando che esiste una sapienza silenziosa, capace di far vedere anche nel buio.
Il suo amore per Endimione rappresenta l’eterna nostalgia dell’anima umana per ciò che è puro e immutabile, mentre il suo viaggio notturno simboleggia il continuo divenire, la ciclicità della vita e la promessa del ritorno.
In ogni suo volto, crescente, pieno o calante, Selene ci ricorda che la luce, per quanto fragile, non smette mai di rinascere.

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