Il dipinto della Madonna di Pompei. – Wikipedia, pubblico dominio

SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI
(testo scritto dal beato Bartolo Longo, come atto di amore alla Vergine)

(da recitarsi l’8 maggio e la prima domenica di ottobre a mezzogiorno)

 

O augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del cielo e della terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo tempio di Pompei (in questo giorno solenne), effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.

Ave Maria …


È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.

Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di misericordia.

Ave Maria…


Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie.

Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i cori degli angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave Maria…


Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci (in questo giorno solennissimo). Concedi a tutti noi l’amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.

Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla religione e la pace all’umana società. Benedici i nostri vescovi, i sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli angeli, torre di salvezza, negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque, benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.

Salve Regina …

 

 

Wikipedia, pubblico dominio

La storia della Madonna di Pompei inizia nel 1872, quando Bartolo Longo, che aveva avuto una giovinezza piuttosto “movimentata” e tutt’altro che esente da qualche vizio, arrivando perfino a diventare un sacerdote satanico quando giunse a Napoli da Brindisi per studiare all’Università, entrando in contatto con il mondo anticlericale e ateistico, udì la Madonna dirgli: “Se propagherai il Rosario sarai salvo” mentre si trovava nei campi. A quel punto Bartolo Longo, che temeva molto per la propria anima, cominciò l’opera di diffusione, la quale però non dava frutti, dunque decise di recarsi a Napoli per acquistare un dipinto, in modo che la gente avesse un oggetto da venerare. In via Toledo incontrò il proprio confessore, che gli disse di rivolgersi a Suor Maria Concetta del convento di Porta Medina: il quadro che questa gli diede era in pessimo stato di conservazione, con le tarme e pezzi di colore mancanti, però l’uomo lo acquistò lo stesso e lo fece trasportare a Pompei su un carretto di solito usato per trasportare il letame.

Insieme al restauro del quadro, che molto tardi si scoprì essere di un allievo di Luca Giordano, iniziò la costruzione della Basilica, nel 1876, proprio lì dove Bartolo Longo sentì la voce della Madonna. Fondamentali furono le cospicue elargizioni della contessa Marianna De Fusco, con cui Bartolo Longo conviveva e poi sposò, per tacere le voci di una tresca amorosa al di fuori del matrimonio.
Durante il restauro Santa Rosa fu trasformata in Santa Caterina da Siena, a correzione di un grave errore che poteva portare all’interdizione, cioè il divieto di ogni funzione religiosa nel luogo dove il quadro fosse stato esposto; l’altro santo raffigurato è san Domenico de Guzman. Alla tela furono aggiunte pietre preziose quali diamanti, zaffiri e 4 rarissimi smeraldi donati da due ebrei; tutte queste pietre furono tolte negli anni ’60 durante l’ultimo restauro.
Il 13 Febbraio 1876 il dipinto fu mostrato per la prima volta, e già quel giorno si verificò il primo miracolo, la guarigione a Napoli di una ragazzina che l’illustre professor Antonio Cardarelli aveva giudicato inguaribile dall’epilessia. La voce si sparse in fretta e migliaia di fedeli giunsero a Pompei, che allora era soltanto una valle che ha fatto parte fino al 1928 di Torre Annunziata, all’epoca la seconda città della Campania dopo Napoli, esi moltiplicarono considerevolmente le offerte per la costruzione del Santuario, tanto che ancora oggi possiamo vedere i pregiatissimi marmi utilizzati sia all’interno che all’esterno della struttura. 

Il Santuario di Pompei fu consacrato nel 1891, la facciata fu completata nel 1901 e già nel 1894 fu eletta Basilica Pontificia, grazie all’enorme eco della “rivalutazione” del Rosario che giunse fino a Roma, al papa. Nel 1925 fu completato il campanile di 88 metri e, negli anni ’30, la Basilica fu ampliata passando da una a tre navate e costruendo una cupola più grande, il tutto per meglio contenere le ondate di pellegrini che pregavano la Madonna dei miracoli, come testimoniano i migliaia di ex voto che si possono vedere all’interno del Santuario.

 

Stralcio testo tratto dalla pagina: lagioiadellapreghiera.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

.

.