(revisione novembre 2025)

Nel dialogo millenario tra mitologia e scienza, gli antichi sembrano averci lasciato, sotto forma di leggende, un linguaggio simbolico per comprendere i misteri del cosmo. È come se, dietro ogni stella e ogni pianeta, si celasse ancora l’eco di un mito.
Tra questi, uno dei più affascinanti è quello di Teia, la dea che, secondo il mito greco, rappresentava “la luce che splende da lontano”, un nome che oggi risuona anche nelle teorie astronomiche più moderne.

Infatti “l’impatto di Teia” è  il momento in cui la mitologia incontra la scienza

Tra le ipotesi più accreditate sulla formazione della Luna, vi è quella dell’“impatto gigante”.
Secondo questa teoria, proposta nel 1975 dagli astronomi William K. Hartmann e Donald R. Davis, un corpo celeste delle dimensioni di Marte, chiamato appunto Theia, si sarebbe scontrato con la Terra primordiale, circa 4,5 miliardi di anni fa.
L’impatto avrebbe sollevato una colossale nube di detriti che, orbitando intorno al pianeta, si sarebbe gradualmente condensata fino a formare il nostro satellite naturale.

Rappresentazione artistica di una collisione tra due corpi planetari. Un tale impatto tra la Terra e un oggetto delle dimensioni di Marte probabilmente ha formato la Luna. – NASA/JPL-Caltech – Wikipedia, pubblico dominio

Theia, in origine, avrebbe occupato un punto di equilibrio gravitazionale (un punto di Lagrange) lungo l’orbita terrestre, fino a quando la sua massa crescente non la rese instabile, portandola alla collisione.
Dopo l’impatto, parte del suo nucleo si sarebbe fuso con quello terrestre, mentre i frammenti più leggeri diedero vita alla Luna, il nostro specchio cosmico testimone silenzioso di quell’antico cataclisma.

Ma ben prima che l’astronomia ne facesse un pianeta perduto, Teia (o Theia, Tea, Tia) era già una dea.
Nella mitologia preellenica, il suo nome significava semplicemente “dea”, ma spesso veniva chiamata Eurifessa, “la splendente”, per esaltarne la magnificenza.
Era figlia di Urano (il cielo) e Gaia (la terra), e sorella e sposa di Iperione, “colui che sta in alto”.
Dalla loro unione nacquero Elio, dio del Sole, Selene, dea della Luna, e Eos, dea dell’Aurora, tre incarnazioni della luce che scandiscono il ritmo del giorno e della notte.
Esiodo, nella sua Teogonia, ne celebra il potere con versi di pura armonia cosmica:

E Teia ad Elios grande die’ vita,
e a Selene lucente, ed all’Aurora
che brilla per gli uomini sulla terra

e pei Beati, ch’han vita perenne, signori del cielo.”

Metopa raffigurante Elio che esce dal mare  – Wikipedia, pubblico dominio

Selene, dea della luna, circondata dai Dioscuri o Phosphoros (la stella del mattino) e Hesperos (la stella della sera). – Wikipedia, pubblico dominio

Francesco De Mura – Eos e TitoneWikipedia, pubblico dominio

In questa genealogia luminosa, Teia è la madre primordiale della luce, il principio che genera il chiarore e il ciclo vitale che ne deriva.

Nelle credenze antiche, la vista stessa era intesa come un raggio che usciva dagli occhi, una piccola luce divina, e Teia incarnava proprio questa potenza del vedere e del far vedere, del rischiarare ciò che è oscuro.


Le altre Teia

Esiste anche un’altra figura, minore ma suggestiva, con lo stesso nome: Tea, figlia del centauro Chirone, una profetessa sedotta da Eolo.
Per sottrarla all’ira del padre, Poseidone la trasformò in una cavalla di nome Euippe, sotto le cui sembianze diede alla luce la puledra Melanippe.
Anche in questa leggenda, il nome “Teia” rimane legato alla metamorfosi, alla forza vitale che attraversa cielo e terra.

La doppia identità di Teia, dea mitica e pianeta perduto, è una straordinaria metafora della continuità tra mito e scienza.
Nel mito, Teia è la sorgente della luce cosmica; nella scienza, è la madre della Luna, la compagna che illumina le notti terrestri.
In entrambi i casi, rappresenta il principio femminile della creazione, la forza che genera, trasforma e rischiara.
Forse, senza accorgercene, gli antichi avevano già intuito ciò che la scienza moderna ha solo riscoperto: che ogni forma di luce nasce sempre da un impatto, da un incontro, da una scintilla che accende il buio dell’universo.

 

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