Nella vita di Teresa, quella che più tardi sarebbe stata chiamata la “notte della fede” non esplose all’improvviso: i suoi primi segnali comparvero già nei primi anni al Carmelo.
Era il 1890. Durante un ritiro spirituale, Teresa confidava alla sorella Pauline di sentirsi come in un “sotterraneo pieno d’oscurità”. Pregava perché le sue tenebre potessero almeno servire a illuminare altre anime, e accettava l’idea di camminare tutta la vita in quella via oscura, purché potesse un giorno raggiungere “la montagna dell’amore”.

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L’anno successivo, un altro ritiro acutizzò la prova. La giovane carmelitana arrivò a confessare di dubitare persino dell’esistenza del Cielo. Per una ragazza di appena diciotto anni, ardente di desiderio di santità, questi momenti di buio interiore erano una vera croce.
Eppure, in quel silenzio e in quella desolazione, Teresa imparava a fidarsi non delle proprie emozioni ma di Dio solo. La fede non era più un sentimento luminoso, ma un atto di volontà, un “credere al buio”.
Queste prime notti interiori erano l’anticipo della grande prova che avrebbe segnato gli ultimi anni della vita di Teresa. Ma già allora, nella fragilità di una ragazza che si interrogava e dubitava, maturava la forza della sua fede.




