Negli ultimi anni della sua vita, Teresa visse quella che lei stessa definì la “notte della fede”. Non si trattava di una semplice crisi passeggera, ma di una lunga e dolorosa oscurità interiore che l’accompagnò fino alla morte.

Stampa di “Santa Teresa di Gesù Bambino, Storia di un’anima scritta da sola, Lisieux, Ufficio centrale di Lisieux (Calvados), e Bar-le-Duc, St. Paul Printing, 1937, edizione 1940”. – Wikipedia, pubblico dominio
La giovane carmelitana, che aveva sempre desiderato il Cielo con ardore, si trovò improvvisamente assalita dal dubbio: e se dopo la morte non ci fosse nulla? Se il Paradiso fosse solo un’illusione?
«In quel tempo avevo delle grandi prove interiori, fino a domandarmi talvolta se esistesse un Cielo.» (Ms A, f.80 v°)
Questi pensieri non la portarono però alla disperazione. Al contrario, la spinsero ad abbandonarsi ancora di più a Dio, decidendo di credere “al buio”, senza appoggiarsi a consolazioni sensibili. In questo modo la sua fede divenne più pura, più forte, più simile a quella di chi vive senza vedere.
La “notte della fede” trasformò Teresa: la rese vicina a tutti coloro che vivono nel dubbio, nello smarrimento e nella ricerca. Fu la sua maniera di condividere la sorte degli increduli e degli smarriti, offrendo per loro la sua sofferenza silenziosa.
Nella notte oscura della fede, Teresa scoprì la luce più grande: che Dio è Amore anche quando tutto sembra buio. La sua “piccola via” non era più solo un ideale, ma una realtà vissuta fino in fondo, che avrebbe reso la giovane carmelitana di Lisieux una delle voci spirituali più amate di tutti i tempi.




