Quando Teresa varcò la soglia del Carmelo di Lisieux, aveva solo quindici anni. Dopo una lunga attesa e tante prove, la giovane trovò finalmente compimento al suo desiderio: appartenere interamente a Dio. Entrando nel monastero, non lasciava soltanto il mondo esterno, ma anche la calda comunità famigliare che per anni le aveva fatto da sostegno.
Le regole della vita claustrale richiesero da lei sacrifici immediati: non poteva più dare del “tu” nemmeno alle sue stesse sorelle, già presenti in convento, ma doveva trattarle come semplici consorelle. Un taglio netto con l’affetto famigliare, che Teresa accettò con gioia e obbedienza.
«Finalmente i miei desideri erano compiuti, l’anima mia provava una pace così dolce e profonda che mi sarebbe impossibile esprimerla, e da sette anni e mezzo questa pace mi è rimasta in mezzo alle prove più serie» (Manoscritto A, 68v).
Nel Carmelo di via Livarot, fondato da poco tempo, vivevano ventisei monache con un’età media di quarantasette anni. Teresa, appena arrivata, si trovò così in un ambiente austero e silenzioso, in cui la vita quotidiana era scandita da ritmi rigorosi: sveglia all’alba, lunghe ore di preghiera, lavoro manuale, silenzio e momenti comunitari di ricreazione. Tutto era orientato a trasformare la vita ordinaria in offerta d’amore.
Tra le figure che conobbe nei primi anni, vi era Madre Genoveffa di Santa Teresa, una delle fondatrici ancora vivente. Teresa la stimava profondamente e la considerava una santa. La sua morte, avvenuta poco dopo, lasciò in lei un segno indelebile e accese domande profonde sul mistero della vita e dell’aldilà.
Per Teresa, gli anni dell’ingresso al Carmelo furono un periodo di grazia e di pace interiore, ma anche l’inizio di un cammino fatto di prove e scoperte spirituali.

Santa Teresa di Gesù Bambino, Storia di un’anima scritta da sola, Lisieux – Wikipedia, pubblico dominio
Con l’ingresso al Carmelo, Teresa aveva trovato la sua casa definitiva, ma il suo percorso non era affatto concluso. Nei mesi successivi avrebbe incontrato guide spirituali decisive, che l’avrebbero orientata verso una nuova comprensione della sua vocazione: affidarsi non a uomini, ma a Cristo stesso come unico Maestro.
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