Dopo la morte di Madre Genoveffa, Teresa raccontò un sogno singolare. Vide la fondatrice del Carmelo che, nel distribuire i suoi beni spirituali alle consorelle, le diceva con voce penetrante: «A lei lascio il mio cuore.»

La piccola Teresa, all’età di 10 anni, guarita dalla Beata Vergine, 13 maggio 1883 – Wikipedia, pubblico dominio
Per Teresa fu una conferma della stima che nutriva per quella donna e un segno del legame misterioso che univa le anime oltre la morte.
Ma la vita al Carmelo non era fatta solo di visioni consolanti. Nel dicembre 1891, una grave epidemia di influenza colpì la comunità, mietendo vittime e lasciando le monache allo stremo. Solo Teresa e due altre sorelle riuscirono a rimanere in piedi per assistere le malate. Le giornate erano segnate da fatica e dolore: spesso, quando una consorella moriva, erano costrette a lasciarla sola, perché non c’era nessuno abbastanza forte da vegliarla.
Anche la vita comunitaria aveva le sue tensioni. Teresa e le sue sorelle provenivano da una famiglia benestante, e questo talvolta generava sospetti e invidie da parte di chi proveniva da ceti più umili. Si racconta che, durante la preparazione del feretro di Madre Genoveffa, una monaca le disse con amarezza:
«Si vede che quei grandi mazzi di fiori vengono dalla vostra famiglia; certo nascondono quelli dei poveri.»
Teresa non rispose, rifugiandosi come sempre nel silenzio e nell’offerta interiore. La sua forza stava nell’umiltà e nell’amore, non nelle discussioni.
Tra sogni luminosi, epidemie e incomprensioni, Teresa imparava a vivere la sua vocazione nella concretezza del quotidiano. Anche nelle difficoltà, il suo cuore restava saldo in Dio, trovando nella prova un’occasione per crescere nell’amore.




