Mappa di Capri e Ischia – Wikipedia, mappa creata da  NormanEinstein -Immagine rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Chi furono i primi abitatori di quest’isola nata nella culla del fuoco e del mare? Forse, gli stessi indigeni della Campania, gli Opici od Osci, dei quali ben poco dicono i dotti, perché poco si sa con certezza delle origini e delle antichissime migrazioni dei popoli, ancora coperte da fitto velo diradato appena dagli studi della glottologia comparata. Si può credere che avessero natura fiera, selvatica, tenendo del monte e del macigno onde erano discesi, e vivessero da predoni sul mare e per quelle belle contrade che furono sempre terre di conquista.

Anche qui sul primo limitare della storia incontriamo il mito. Omero dice che Nausitoo primo re dei Feaci era parente di Eurimedonte, il quale regnò sui superbi Giganti; e questi, secondo Strabone, furono i più antichi signori dei campi flegrei.

Busto di Omero nel museo di Ercolano – Wikipedia, pubblico dominio

La favola e le leggende continuano e s’intrecciano sotto i nomi degli Ausoni, degli Entri, dei Cimmeri e di altri popoli che sembrano inventati dalla fantasia dei poeti, ma che, invece, realmente composero le maglie di quella immensa rete umana che si andò dispiegando per il mondo.

Liparo, figlio di Ausone, muove dalla regione flegrea e va alle isole che da lui prendono nome, donde poi Eolo lo riconduce a Sorrento.
Gli Enotri dalle fertili terre della Campania si spargono per il mezzogiorno d’Italia; e i Cimmeri che, al dire di Omero, vivono in eterna notte, scendono giù nelle terre del sole e del fuoco, e ivi, presso l’antro della Sibilla cumana, Dedalo scava per essi sotterranee dimore.

Tra leggenda e storia vi è stretta parentela; e perciò dal Waiblinger la leggenda fu ben definita «gioconda primavera della storia». I Feaci «dalle navi veloci come l’ali, rapide come il pensiero» sono della famiglia dei Fenici, e le tradizioni raccolte da antichi scrittori concordano nel dire che i Fenici, veri lupi di mare, stabilirono scali marittimi e fattorie commerciali sulle coste del Tirreno e, fra gli altri luoghi, a Cuma; poi, essendo ivi molestati dagli Enotri, passarono nelle vicine isole di quel golfo che da Cuma ebbe nome.

Ma dov’era la terra dei Feaci, la fertile e deliziosa Scheria di Omero?

Pierre Henri de Valenciennes – Ulisse che implora l’assistenza di Nausicaa, 1790 – Wikipedia, pubblico dominio.

Lo Champault, in un volume pubblicato nel 1906, dà a Ischia il vanto di essere la terra ove giunse naufrago Ulisse e vi fu raccolto dalla bella Nausicaa e poi ospitato nella reggia di Alcinoo, il quale lo fornì di navi che lo ricondussero a Itaca. E sebbene lo Champault dica tante cose interessanti e faccia tanti eruditi confronti, a me sembra ch’egli si affatichi eccessivamente e inutilmente a cercare e a trovare nei luoghi d’Ischia assai più di quello che vi si possa vedere o scoprire.
Ma dalla impossibilità di determinare con precisione geografica il sito della Scheria non segue che tutto sia invenzione poetica senza un contenuto reale di luoghi e d’esseri umani.
L’Odissea non è un poema di sola immaginazione; né Ulisse viaggia per terre incognite. Son quelle le coste del Tirreno risonanti al soave canto delle ninfe dalle crespe chiome; ivi le amene spiagge di Baia, ove il poeta finge che Ulisse scenda all’Averno per consultare l’ombra del tebano Tiresia ed evocare sua madre che gli parli della fedele Penelope, del tranquillo Telemaco, del vecchio Laerte; e tra Sorrento e Capri, i perigliosi scogli delle Sirene allettatrici «nelle cui acque non giunse mai nocchiero senza gustarne la dolcezza».

Ischia vista dal traghetto – Wikipedia, pubblico dominio.

A quelle spiagge navigarono e si fermarono Fenici e, prima di essi, altre genti; quelle isole, quei lidi furono il punto di approdo e colonie di Elleni, la cui uscita dall’Ellade precedette e motivò la creazione dell’epos omerico. Omero non faceva lavoro da geografo; era cantore e musico di un mondo reale, veduto attraverso l’alta fantasia creatrice di bellezza.


Stralcio testo tratto da un articolo di Carlo Fiorilli pubblicato nella pagina di larassegnadischia.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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