Il punto di vista è la proprietà spaziale della posizione dalla quale si osserva qualcosa e rappresenta, in senso lato, la posizione mentale dalla quale vengono visti gli eventi.

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La reincarnazione ha inizio il 21° giorno dal  concepimento (per concepimento si intende il momento in cui lo spermatozoo feconda l’ovulo femminile), quando un frammento di energia immortale della Creazione (spirito)  penetra nell’embrione, dando vita in quel preciso istante ad un nuovo essere umano, che da tale momento  viene chiamato feto.
Grazie a questa energia, chiamata spirito, questo piccolissimo essere vive, cresce e si sviluppa in tutte le sue funzioni e già nel grembo materno è influenzato dai fattori esterni molto più di quanto pensiamo.

Per potersi evolvere nella giusta direzione, ogni forma di vita ha diritto di  crescere in un ambiente sereno, avere cibo a sufficienza ed essere circondato dall’affetto dei genitori. Inoltre per l’evoluzione sono importanti anche gli errori, per poter imparare da essi.
Quando una persona è giunta alla fine della sua vita e muore, lo spirito lascia il suo corpo. In quel preciso istante la consapevolezza materiale, la personalità e tutto quanto c’è di fisico svaniscono, mentre il corpo rimane senza vita. Sopravvive solo lo spirito, che è immortale ed indistruttibile.
Chi sostiene di aver visto una luce in fondo ad un tunnel, oppure di avere parlato con gli angeli, non era realmente morto, ma in uno stato di agonia.
Il sopraggiungere della morte, cioè il distacco dello spirito dal corpo, è una cosa immediata e definitiva, senza alcuna possibilità di ritorno. Nel preciso momento della morte lo spirito si reca nell’aldilà e deve rimanerci secondo le leggi della Creazione per circa una volta e mezza la durata della vita  appena vissuta. Purtroppo però, a causa della esagerata sovrappopolazione sulla Terra, costantemente in aumento, tutto il ciclo delle reincarnazioni è distorto.
Questo processo può essere paragonato al sonno. Mentre dormiamo, sogniamo ed elaboriamo l’esperienza vissuta da svegli. Anche lo spirito elabora nell’aldilà tutta l’esperienza vissuta nella vita precedente e per questo motivo la morte non è una fine definitiva, ma solo un passo verso una nuova stagione dell’esistenza.

Il termine corretto per spiegare lo stato in cui si trova lo spirito dopo la morte dovrebbe essere esistenza senza vita materiale (tuttavia il termine esatto esiste solo in lingua tedesca ed è TODESLEBEN, in pratica si intende che lo spirito, in quanto immortale, continua ad esistere, ma senza essere associato ad un corpo, bensì soltanto in una forma energetica) perché in effetti si tratta solo di una parte della nostra evoluzione.
Allo spirito, per evolversi, serve un corpo fisico per una durata da 40 a 80 milioni di anni di vita vissuta. In questo periodo non è calcolato il tempo in cui lo spirito resta nell’aldilà. Se includiamo il periodo passato nell’aldilà, si va da 80 a 200 milioni di anni, finché lo spirito si sarà evoluto a tal punto che non avrà  più bisogno di un corpo fisico, ma continuerà la sua evoluzione con un corpo semimateriale e in una forma puramente spirituale in altre sfere.
Alla nascita ogni essere umano è completamente neutro e il suo spirito può essere più o meno evoluto, in quanto il livello evolutivo è sempre differente tra un individuo e l’altro. C’è da precisare che la reincarnazione non è la rinascita di noi stessi, perché ogni persona o personalità è unica ed irrepetibile e come tale non può rinascere.
Rinasce in un nuovo corpo – ovvero si incarna – solo lo spirito, formando così una nuova personalità… 

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Stralcio testo tratto dalla pagina: it.figu.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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