La Papessa, ritratta su una carta dai Tarocchi Visconti-Sforza eseguiti da Bonifacio Bembo, ca. 1450, The Pierpont Morgan Library (inv. M. 630), New York. – Wikipedia, pubblico dominio

Una donna inglese, mossa dalla voglia dell’essere monaco vestì abiti maschili e prese il nome di Giovanni Angelico. Dopo la morte di papa Leone IV (luglio 855) fu eletta papa,  prendendo il nome di  Giovanni VIII. Questo l’antefatto dal quale prese il via la leggenda della Papessa Giovanna.
Oggi la storia viene rifiutata come una bufala folkloristica: a parte il fatto che il periodo del presunto papato femminile coincide esattamente con il papato di Benedetto III, la leggenda andrebbe probabilmente letta come interpretazione simbolica dello strapotere delle vere padrone di Roma: le corrotte patrizie romane Teodora e (soprattutto) la figlia Marozia, amanti, madri e assassine di diversi papi. Marozia, per esempio, fu madre di Papa Giovanni XI (931-935), il cui padre era Papa Sergio III (904-911).  Il  secolo X fu un’era buia della storia del papato, e fu efficacemente denominato periodo della pornocrazia romana.

È curioso comunque notare che, fino al XVII secolo, venne dato ampio credito alla leggenda, soprattutto in ambiente protestante per evidenti motivi propagandistici, e solo grazie al lavoro, pubblicato nel 1647 dal pastore protestante francese David Blondel, la diceria fu definitivamente scartata come priva di fondamento, la storia della Papessa Giovanna non era altro che una satira su Giovanni XI. Secondo la leggenda la papessa era sessualmente promiscua e rimase incinta da uno dei suoi amanti. Durante la processione di Pasqua, nei pressi della Basilica di San Clemente, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che portava il pontefice. Il cavallo reagì, quasi provocando un incidente. Il trauma dell’esperienza portò “papa Giovanni” ad un travaglio prematuro.
Scopertone il segreto, la papessa Giovanna venne trascinata per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita. Venne sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e la Basilica di San Pietro.

La papessa Giovanna raffigurata nelle Cronache di Norimberga di Hartmann Schedel, 1493. – Wikipedia, pubblico dominio

Sempre secondo la leggenda, a Giovanna successe papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche.
Benedetto III si considera abbia regnato dall’855 al 7 aprile 858. Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito assunto da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882). Parte essenziale della leggenda, è un rito ovviamente mai svoltosi, ma fantasticato dal popolino irriverente, e ripreso con molto gusto da autori protestanti del Cinquecento in chiave antiromana: si immaginò che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo per assicurarsi che non fosse una donna (o un eunuco) travestita.
Questa verifica prevedrebbe il sedersi su una sedia dotata di un foro. I diaconi più giovani presenti tastano quindi sotto la sedia per assicurarsi che il nuovo papa sia maschio

La papessa Giovanna mentre partorisce, dal Delle Donne Illustri del Boccaccio, cap. XCIX, « De Ioanne Anglica Papa ». Attribuito a Jakob Kallenberg – Wikipedia, pubblico dominio

Il primo a pubblicare la leggenda fu il cronista domenicano Giovanni di Metz negli anni 1240, ripreso dal collega Martino di Troppau pochi anni dopo.
Come per tutti gli altri miti in generale, esiste una parte di verità, abbellita da uno strato di finzione.
Una sedia simile esiste; quando un papa prendeva possesso della sua cattedrale, San Giovanni in Laterano a Roma, si sedeva tradizionalmente su due sedie di porfido (la pietra degli imperatori, assimilata alla porpora) , con la seduta aperta a ciambella.
Il motivo di questi fori è oggetto di discussione, ma poiché entrambe le sedie sono più vecchie di secoli della storia della papessa Giovanna, essendo di età costantiniana, esse chiaramente non hanno niente a che fare con una verifica del sesso del papa.

Si è ipotizzato che in origine fossero dei bidet romani o degli sgabelli imperiali per il parto, che a causa della loro età e origine imperiale, vennero usate dai papi intenti a mettere in evidenza le loro pretese imperiali (come fecero anche con il loro titolo latino di Pontifex Maximus).
Il D’Onofrio spiega invece convincentemente che il rito aveva carattere essenzialmente religioso: la sedia da parto simboleggia la madre Chiesa che genera i suoi figli alla vita eterna. Una delle due sedie è attualmente esposta nella sala chiamata Gabinetto delle Maschere, nei Musei Vaticani.
Gli storici concordano, in generale, che la storia della Papessa Giovanna sia una satira anti-papale ideata per collegarsi allo scontro del papato con il Sacro Romano Impero, facendo leva su tre paure cattoliche medioevali:

  • un Papa sessualmente attivo;
  • una donna in posizione di autorità dominante sugli uomini
  • l’inganno portato nel cuore stesso della Chiesa

Ciò che potrebbe aver preso avvio come satira da presentare nei carnevali di tutta Europa, finì comunque per essere una realtà accettata a tal punto che alla papessa Giovanna, fanno riferimento personaggi come Guglielmo di Ockham. Ella compare anche in alcuni elenchi di Papi, principalmente nel Duomo di Siena, dove la sua immagine appare tra quella dei veri pontefici. La leggenda acquisì supporto dalla confusione sugli ordinali dati ai papi di nome Giovanni; siccome Giovanni è il nome di papa più usato, e alcuni Giovanni erano antipapi, ci fu confusione su quali numeri appartenessero a quali veri papa Giovanni. A causa di ciò l’elenco ufficiale del Vaticano non comprende un papa Giovanni XX.

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Stralcio testo tratto dalla pagina: blog.libero.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

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