Il Guerrin Meschino, il leggendario cavaliere errante, è il titolo di un’opera letteraria a metà strada fra la favola e il romanzo cavalleresco, scritta intorno al 1410 dal trovatore toscano Andrea da Barberino. La sua prima pubblicazione avvenne nel 1473.

Vista dei Sibillini da Smerillo – Wikipedia – Foto di Peter Forster from Centobuchi, Italy, e rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0

La leggenda venutasi a creare nel corso dei secoli intorno alla grotta del Monte della Sibilla. La grotta della Sibilla, o della maga Alcina oppure delle fate, è una cavità che si trova a 2150 m. sul versante sud del Monte Sibilla nell’Appennino meglio precisato nella cosi detta catena dei monti Sibillini, tanto che nel XV al XVI secolo in tutta Europa i Monti Sibillini furono dipinti come terra di fate, negromanti e orrori di ogni genere.

Luoghi che hanno generato tante leggende: il Monte Sibilla, regno, per alcuni, della “illustre profetessa”, per altri, della “Circe ammaliatrice associata col demonio”.

Ma a noi piace considerarlo quale luogo incantato, governato da una regina fatata, la cui leggenda tra l’altro non è conosciuta solo in Italia, ma anche difusa in Europa.

Adolfo de Carolis – Sibilla Appenninica o Picena – Palazzo del Governo (Ascoli Piceno) – Wikipedia, pubblico dominio

«là, sovra i gioghi dell’Appennin selvaggio,
fra l’erte rupi una caverna appar,
vegliano le sirene quel faraggio,
fremono i canti e fanno delirar. »

(Giulio Aristide Sartorio, Sibilla, poema drammatico 1922)

Quella del “Guerrin Meschino”, il leggendario cavaliere errante, è la storia lieve e mesta di un fanciullo di origine principesca di nome Guerino che, ancora in fasce, fu rapito da una nave corsara e venduto ad un mercante di Costantinopoli.

A casa di questo artigiano del ferro il giovane Guerino trascorse tutta la sua adolescenza mostrando fin da piccolo un’abilità fuori dal comune nel gioco delle armi. Questa sua capacità fu subito notata da Alessandro, figlio dell’imperatore di Costantinopoli, che lo volle al suo servizio.

Qui Guerino condusse e vinse diverse battaglie e giostre individuali acquistando gloria e fama. Si sentì anche bruciare il cuore per la bella principessa Elissena, figlia dell’imperatore, ma un giorno questa lo offese accusandolo di essere un miserabile e così da quel momento tutto l’amore che gli ardeva in cuore si tramutò in disprezzo e mai si spense.

Ottenne una gloriosa vittoria sui Turchi, salvando così Costantinopoli ma questo non lo rese felice anzi, era sempre triste e melanconico. Il suo desiderio più profondo restava sempre quello di conoscere la sua vera patria, i suoi genitori, il suo nome.

E fu così che a vent’anni iniziò il suo lungo peregrinare per il mondo alla ricerca di ciò che cercava. Viaggiò molto, Asia, Africa, India, visitando anche gli alberi del Sole e della Luna. Ma niente, ovunque andava chiedeva se ci fossero stati luoghi ove Oracoli potessero rivelargli quello che tanto ardentemente andava cercando.

Guerrino alle porte del regno della Sibilla – Illustrazione da Guerino detto il Meschino, di Andrea da Barberino – Wikipedia, pubblico dominio

Quando sembrava che tutte le speranze si fossero consumate, a Tunisi, il mago romito Calagabach gli parlò della fata Alcina che viveva in un regno fatato sui monti del centro Italia. Il Meschino non perse tempo, e dopo un confuso viaggiare per il Mediterraneo giunse finalmente a Norcia dove trovò ospitalità presso l’oste Anuello.

Viste le intenzioni del cavaliere tutti lo sconsigliarono di intraprendere questa avventura, ma egli pieno di coraggio proseguì nella sua intenzione.

Salito alla vetta del monte Sibilla raggiunse la gran caverna, accese la candela e si inabissò nella spelonca continuando a recitare preghiere. Lo scenario era triste, raccapricciante

Finalmente giunse davanti alla porta dannata che una volta aperta rivelò uno scenario completamente cambiato.Tre damigelle lo condussero da Alcina. Erano le ore dodici del quindici giugno.

Era un mondo pieno di tentazioni ma Guerino riuscì a resistere ben consapevole del suo scopo. Ma la fata era esplicita, egli avrebbe saputo la propria origine solo passando per la via del peccato. Ma il Meschino non peccò. E dopo sette mesi di permanenza e vanificato ogni tentativo decise di uscire.

Dopo di ciò Guerino si recò a Roma dal Papa a cercare quello che altrove non aveva trovato. Fu Dio, e non maghi o dèi pagani, che lo condusse in Puglia a difendere re Guiscardo dai Saraceni.

E qui liberati due vecchi prigionieri scoprì che erano re Milone e la regina Fenisia: i suoi genitori.

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Stralcio testo tratto da un articolo di pubblicato nella pagina di umsoi.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura… 

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