Oggi, per informarvi sulle vicissitudini terrene di Sant’Oliva, ho scelto uno stralcio del testo tratto dalla esauriente pagina di siciliaterradelsole.com
D’allora in poi la vita di Oliva fu circonfusa dalla leggenda, in seguito sopravvenne la canonizzazione. La particolare morte della santa panormita dal nome curioso e familiare, si contornava subito di mistero e ammirazione. Il fatto che ella fosse morta in quella terra nordafricana dalla quale vennero poi le terribili incursioni navali dei saraceni, le aggiunse un colore tutto particolare. La leggenda è legata alla vicenda del corpo della martire. In particolare, alcuni affermavano che, riportato a Palermo, fosse stato sepolto nella chiesetta che in suo onore era stata eretta in una zona cimiteriale fuori dalle mura della città; la chiesa di santa Oliva appunto, oggi inglobata in quella di san Francesco di Paola. Altri sostenevano invece ch’esso fosse rimasto a Tunisi, venerato sia dai cristiani sia dai musulmani, e che i saraceni avessero edificato nel luogo della sepoltura una delle loro più grandi moschee. Ma nell’uno e nell’altro caso, questo corpo, avvolto nella pelle di un cammello, giacerebbe nel fondo di un profondo pozzo. Nessuno potrà nè trovarlo nè vederlo. Soltanto quando piacerà alla divina provvidenza esso sarà rivelato.
La leggenda narra che nel giorno in cui il corpo della martire sarà restituito ai fedeli un terremoto sconvolgerà Palermo e il sangue correrà a rivoli riversandosi lungo le vie dell’antico Cassaro (oggi via Maqueda). Grazie a tale sconvolgimento la città – purificata da tanta tragedia – uscirà mondata da una lunga precedente sciagura e avrà inizio un’era migliore.
Alcune cronache monastiche narrano di due tentativi fatti da altrettanti frati del convento di san Francesco di Paola i quali si fecero calare nel pozzo di sant’Oliva. Il primo, dopo aver digiunato e fatto altre penitenze per prepararsi spiritualmente, si fece calare, appeso ad una fune e armato di una fiaccola, nel profondo del pozzo. Tutto andò bene fino a quando , giunto quasi a lambire l’acqua del fondo, si levò improvviso un vortice di vento, la fiaccola si spense e il frate, sbattuto da una parete all’altra del pozzo, quasi tramortito, fu subito tirato su dai confratelli atterriti.
Per nulla sgomento da questo episodio un altro frate volle tentare la stessa esperienza. Si fece calare nel pozzo e, giunto sul fondo, notò la presenza di una caverna. Decise di entrare al suo interno quando una terribile voce lo ammonì a non tentare la sua impresa in considerazione del fatto che il tempo non era giunto e che non era possibile rivelare ai devoti la presenza nel fondo del pozzo del corpo della santa.