Gemma Galgani nacque il 12 marzo 1878 a Borgonuovo di Camigliano, nei pressi di Lucca. Fu battezzata il giorno seguente. Il 26 maggio 1885, nella chiesa di San Michele in Foro, ricevette la Cresima dall’arcivescovo di Lucca. Purtroppo, la sua infanzia fu segnata presto dal dolore: perse la madre Aurelia nel settembre del 1886. Anni dopo, nel 1894, dovette affrontare anche la morte del fratello Gino, giovane seminarista, scomparso a soli 18 anni.

Dettaglio tratto da una foto di Santa Gemma Galgani, 1902 – Wikipedia, pubblico dominio
Nel 1895, Gemma sentì nel profondo l’ispirazione a seguire con decisione la via della croce, come cammino cristiano. Cominciarono per lei esperienze mistiche intense: le apparve il suo angelo custode, che le ricordò come i veri gioielli di una sposa del Crocifisso siano la croce e le spine.
La sua vita fu segnata anche da gravi difficoltà materiali. Alla morte del padre Enrico, l’11 novembre 1897, la famiglia cadde in povertà.
Gemma fu costretta a lasciare la casa di via San Giorgio e trasferirsi in via del Biscione (oggi via Santa Gemma, 23). Per un breve periodo visse a Camaiore, ospite della zia, ma nell’autunno del 1899, colpita da una grave malattia, fece ritorno a casa.
In quei mesi durissimi, segnati da sofferenze fisiche e ristrettezze economiche, Gemma visse accanto ai suoi fratelli – Guido, Ettore, Tonino – e alle sorelle Angelina e Giulietta, oltre che alle zie Elisa ed Elena.
Guido, il fratello maggiore, studiava farmacia a Pisa e, una volta laureato, lavorò presso l’ospedale di Lucca per sostenere la famiglia. Anche Tonino, con grande sacrificio di tutti, studiava a Pisa.

San Gabriele dell’Addolorata, al quale Gemma Galgani era molto devota – Wikipedia, pubblico dominio
Durante la malattia, Gemma trovò conforto nella lettura della vita del venerabile passionista Gabriele dell’Addolorata (oggi santo), che le apparve più volte con parole di incoraggiamento. Fu in questo periodo che, l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, fece voto di verginità. La notte stessa, Gabriele le apparve nuovamente, la chiamò “sorella mia” e le porse il simbolo dei passionisti, che le pose sul petto.
Ma la malattia avanzava. Nel gennaio seguente, Gemma fu colpita da una grave osteite alle vertebre lombari, con ascesso agli inguini, che la portò alla paralisi delle gambe. A fine mese, si manifestò anche un’otite purulenta con interessamento della mastoide. In quello stesso periodo, il fratello Guido si trasferì a Bagni di San Giuliano, dove ottenne una farmacia.
Gemma affrontava le sue prove con grande fede, sostenuta dalle visioni del venerabile Gabriele e del suo angelo custode, ma anche insidiata da frequenti tentazioni del demonio.
Il 2 febbraio i medici le preannunciarono la morte imminente, ma lei, immersa nella preghiera, superò quella notte. Il 3 marzo, dopo una novena alla beata Margherita Maria Alacoque, ricevette l’Eucaristia e fu miracolosamente guarita.
Pochi giorni dopo, il 23 marzo, ebbe una nuova visione di Gabriele che le indicava il Calvario come la sua strada. Il Giovedì Santo, 30 marzo, durante l’«Ora Santa» in unione con Gesù nell’Orto degli Ulivi, le apparve Cristo stesso, ferito e insanguinato.
In aprile, assalita dal timore di non amare abbastanza il Signore, ricevette parole d’amore dal Crocifisso: solo la sofferenza insegna ad amare davvero.
L’8 giugno, dopo la Comunione, Gesù le annunciò una grazia straordinaria. Gemma si sentiva schiacciata dal peso dei suoi peccati, ma ebbe una visione di Maria, dell’angelo custode e di Gesù: la Vergine, in nome del Figlio, le rimise i peccati e la chiamò alla sua missione. Dalle piaghe del Signore non sgorgava più sangue, ma fiamme, che toccarono le mani, i piedi e il cuore di Gemma. Colta da un dolore intenso, fu sorretta da Maria, che la baciò sulla fronte. Quando tornò in sé, era in ginocchio a terra, sanguinante ma in pace profonda.
Il giorno dopo, partecipò all’Eucaristia con le mani coperte da guanti. I dolori la accompagnarono fino alle 15, ora in cui si commemorava la morte di Cristo nella festa del Sacro Cuore di Gesù.
Da quel momento, ogni settimana Gemma fu chiamata a condividere le sofferenze fisiche e spirituali di Cristo, vivendo la passione come collaborazione alla redenzione. In casa, però, regnavano dubbi e incredulità: le zie e i fratelli la rimproveravano, le sorelle la prendevano in giro. Gemma, in silenzio, continuava ad amare.

Jules Ernest Livernois – “La serafica Gemma Galgani.”, 1916 – British Library – Wikipedia, pubblico dominio
Durante l’estate conobbe alcuni padri passionisti impegnati nella missione popolare in Cattedrale e, grazie a loro, fu accolta nella casa della famiglia Giannini. Qui incontrò la signora Cecilia, che divenne per lei come una madre.
Nel gennaio del 1900, cominciò una corrispondenza con padre Germano, passionista che avrebbe riconosciuto in lei l’opera di Dio. Lo incontrò per la prima volta nel settembre di quello stesso anno. Nello stesso mese lasciò definitivamente la sua famiglia per trasferirsi dai Giannini, tornando solo raramente per confortare la sorella Giulietta.
Nel maggio del 1902 si ammalò di nuovo. Nonostante una breve ripresa, ebbe una ricaduta in ottobre, seguita dalla morte della sorella Giulia il 19 agosto e del fratello Tonino il 21 ottobre.
Il 24 gennaio 1903, su consiglio dei medici, fu trasferita in un appartamento affittato dalla zia Elisa. Fu un tempo di profonda prova spirituale: Gemma visse il silenzio di Dio e l’abbandono di Cristo in croce, ma non perse mai la fede, né l’amore per chi le stava accanto.
L’11 aprile 1903, Sabato Santo, a mezzogiorno le campane annunciarono la risurrezione del Signore. Poco dopo, alle 13:45, Gemma si spense dolcemente, assistita con amore dalla famiglia Giannini.
Il 14 maggio 1933, papa Pio XI la proclamò Beata. Il 2 maggio 1940, papa Pio XII la canonizzò, indicandola come modello di santità per tutta la Chiesa.
La sua memoria liturgica è celebrata l’11 aprile, mentre i Passionisti e la diocesi di Lucca la commemorano il 16 maggio.
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