(revisione settembre 2025)
Tra le figure più straordinarie del calendario cristiano, San Giuseppe da Copertino resta un esempio vivente di come la santità possa nascondersi dietro l’apparente goffaggine e l’incomprensione.
Nato nel 1603 in Puglia, Giuseppe Desa, questo il suo nome di battesimo, fu da subito un ragazzo difficile: distratto, lento, poco incline allo studio, tanto che persino la madre lo considerava un peso.

San Giuseppe di Copertino in una incisione del 18° secolo. – Wikipedia, pubblico dominio
Dopo vari tentativi falliti di inserirsi nella vita religiosa, fu infine accolto come semplice stalliere nel convento dei Frati Minori. Lì avvenne la svolta. Umile e obbediente, si trasformò in un giovane devoto e instancabile. La sua semplicità, unita a una fede profonda, lo portò a essere ammesso all’ordine e ordinato sacerdote, nonostante la sua scarsa preparazione intellettuale.
Ma ciò che rese Giuseppe celebre in tutta Europa fu il dono mistico della levitazione: durante le estasi, si sollevava da terra, rapito dalla preghiera.
Testimoni raccontano decine di episodi, tra cui uno in cui, udendo il canto “Veni Sponsa Christi“, prese per mano un confratello e volò con lui fin quasi al soffitto della chiesa.
Queste manifestazioni, pur ammirate dal popolo, attirarono l’attenzione dell’Inquisizione.
Fu processato a Napoli, ma assolto. Da allora visse spesso in conventi isolati, spostato continuamente per evitare clamore e pellegrinaggi troppo invasivi. Eppure, ovunque andasse, la gente lo cercava, desiderosa di una parola, una benedizione, un consiglio.

Ludovico Mazzanti – S. Giuseppe da Copertino si eleva in volo alla vista della Basilica di Loreto. – Wikipedia, pubblico dominio
Ad Assisi, dove visse per tredici anni, il suo carisma attirava cardinali, principi e nobildonne. Il suo cuore era aperto a tutti, e la sua fama cresceva. Ma fu anche tempo di prove: per due anni visse un periodo di desolazione spirituale, senza visioni né estasi. Ne uscì rafforzato, con una fede ancora più limpida.
Alla fine della sua vita fu trasferito a Osimo, dove visse gli ultimi sei anni in una quiete raccolta, dedicandosi interamente alla preghiera.
Anche lì, i voli e le estasi continuarono, ma ormai erano vissuti in una dimensione intima, lontana dagli sguardi del mondo.
Morì il 18 settembre 1663, con il sorriso sulle labbra e il nome di Gesù nel cuore.
Fu canonizzato nel 1767. Oggi è il patrono degli studenti, degli aviatori, dei viaggiatori… e persino della Apple di Cupertino, che ne condivide il nome, sebbene da tutt’altro contesto.
Molti si chiedono: è leggenda o realtà? Eppure, centinaia di testimoni oculari, documenti ufficiali e perfino inquisitori attestano che Giuseppe volava davvero. Bastava la sola menzione del nome di Dio per farlo entrare in estasi. Una delle sue visioni più celebri avvenne nei pressi di Osimo: scorse in lontananza il Santuario di Loreto e vide una scala di angeli salire e scendere dalla Santa Casa. Poi si librò nell’aria e si posò su un albero, fino a quando l’obbedienza non lo richiamò a terra.

Statua del santo nella Basilica della Madonna della Neve a Copertino. – Wikipedia, pubblico dominio
Briciole di sapienza di san Giuseppe da Copertino…
Dietro ai prodigi, c’era un’anima colma di luce. Le sue parole, semplici come lui, custodiscono perle di saggezza:
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- “Chi vuole in sé il fuoco dell’amore di Dio deve scacciare da sé il fumo delle cose del mondo.”
- “Non è felice chi è ritenuto tale dagli altri, ma chi ha Dio nel cuore.”
- “Siate sempre sereni. Sperate in Dio, ma davvero. Egli è fedele.”
- “I Santi non si fanno in paradiso, si fanno in terra… e poi vanno in paradiso.”
- “Si deve fare come gli uccelli: toccare terra solo per nutrirsi, e poi volare in alto.”
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San Giuseppe da Copertino ci lascia un’eredità silenziosa e potente: quella di una santità fatta di umiltà, abbandono a Dio e meraviglia. Un santo che, nonostante gli inciampi della vita, ha imparato a volare alto. Letteralmente.
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