Neonata, sarebbe stata trovata sopra un letamaio, ferita per i morsi di un cane a un piede (che le causò l’andatura zoppicante) da Leopoldo Agujari, che l’adottò. Da qui il soprannome di “la Bastardella“.

Incisore non identificato – Lucrezia Aguiari, la Bastardella – Wikipedia, pubblico dominio

Lucrezia Aguiari (1743 – 1783) rivelò ben presto eccezionali doti vocali e venne affidata a Brizio Petrucci, maestro di cappella del Duomo di Ferrara: negli anni migliori pare la sua voce si estendesse per tre ottave e mezzo.

Il 1764 fu l’anno del debutto a Firenze: cominciò quindi una brillante carriera che la portò nei teatri più importanti d’Italia. In questo periodo si parla di una sua possibile relazione con il compositore ceco Josef Myslivecek che si trovava a Parma.

Ritratto (attribuito a Pietro Melchiorre Ferrari) di Lucrezia Aguiari, soprano italiana – Wikipedia, pubblico dominio

Dal 1 gennaio del 1768 Lucrezia divenne virtuosa di camera e dei teatri ducali della Corte di Parma: in maggio interpretò a Napoli la parte di Tetide in una Festa Teatrale composta da Paisiello in occasione delle nozze di Ferdinando IV con Maria Carolina d’Austria. Nell’estate del 1773 fu al Teatro Ducale con la pastorale Uranio e Erasitea e l’opera Enea in Cartagine negli spettacoli per la nascita del principe Ludovico. Il 26 dicembre 1773 inaugurò la stagione di Carnevale al Teatro Ducale di Milano cantando nel Tolomeo del maestro Colla. L’anno successivo e per alcune stagioni, fu a Londra: scritturata dallo storico della musica Charles Burney, il 12 ottobre 1774, al teatro Pantheon in Oxford Street cantò alla presenza, tra gli altri, di Benjamin Franklin. Per l’ingaggio, che prevedeva l’esecuzione di due sole canzoni, le fu pagata l’enorme somma di cento sterline.

Nel 1776 rientrò in Italia: dopo le nozze con Giuseppe Colla, maestro di cappella alla Corte, avvenute nel 1780, si stabilì definitivamente a Parma. Morì a soli 40 anni, nel 1783, per “infermità di petto”, quindi per tubercolosi: ebbe funerali pubblici e fu sepolta nella chiesa del Carmine di Parma (demolita nel 1912).

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