
Jean-Léon Gérôme – Napoleone in Egitto –
Princeton University Art Museum – Wikipedia, pubblico dominio
Il 2 luglio 1798, l’esercito francese, guidato da Napoleone Bonaparte, sbarcò in Egitto. Al seguito del generale viaggiava un gruppo di scienziati con il compito di studiare e documentare i resti delle antiche civiltà egiziane.
Durante la spedizione, venne rinvenuto un blocco di basalto nero su cui era incisa una dedica al faraone Tolomeo V Epifane in tre scritture diverse: geroglifica, la più antica utilizzata in Egitto; demotica, una forma più tarda e semplificata; e greca, la lingua della dinastia regnante. Questo ritrovamento si rivelò fondamentale per la comprensione della scrittura egiziana. Poiché la stele fu scoperta nei pressi della città di Rosetta, lungo il Nilo, venne chiamata Stele di Rosetta.
Dopo anni di studi e confronti con altri testi, nel 1822 lo studioso Jean-François Champollion riuscì a decifrare i geroglifici grazie alla conoscenza del copto, una lingua derivata dal tardo egizio.
Un contributo decisivo arrivò nel 1815, con la scoperta di due piccoli obelischi sull’isola di Philae. Su di essi era inciso un doppio testo, in geroglifico e in greco, che menzionava un altro faraone della dinastia tolemaica, Tolomeo Evergete II, insieme alla consorte Cleopatra III.

Stele di Rosetta – Wikipedia – User: – Rosetta Stone Uploaded by tm rilasciata con licenza CC BY 2.0
Champollion notò che nel testo greco il nome del sovrano ricorreva otto volte all’interno di un cartiglio, un ovale contenente geroglifici. Capì che all’interno del cartiglio alcuni segni non venivano letti, tra cui uno che indicava il genere del nome e un altro la sua desinenza. Confrontando le lettere greche con i segni geroglifici corrispondenti, riuscì a stabilire un metodo di lettura, applicandolo con successo anche al nome di Cleopatra.
Scoprì così che i geroglifici non corrispondevano sempre a una parola intera, né erano semplici pittogrammi o ideogrammi. All’interno dello stesso testo, un segno poteva avere sia un valore simbolico che fonetico. Questa intuizione permise a Champollion di costruire un primo alfabeto, che pubblicò nella sua opera Lettera a M. Dacier, ponendo così le basi della moderna egittologia.
Jean-François Champollion (1790-1832), studioso di lingue orientali e professore di storia, è considerato il fondatore dell’egittologia moderna.
Fin da giovane aveva un’unica grande ossessione: decifrare i geroglifici e riuscire a interpretare le scritture di una civiltà straordinaria. Per raggiungere il suo obiettivo, imparò diverse lingue antiche e orientali, tra cui ebraico, persiano, siriaco, cinese, arabo e copto.
Il 14 settembre 1822, dopo anni di studi, ebbe un’intuizione folgorante che lo portò a esclamare: “Ho la chiave in pugno!”. Tuttavia, l’emozione fu tale che svenne e rimase incosciente per cinque giorni.
Riconosciuto per i suoi straordinari risultati, fu eletto membro dell’Académie e gli fu assegnata una cattedra di egittologia al Collège de France, creata appositamente per lui. Tuttavia, il duro lavoro minò gravemente la sua salute e morì prematuramente a Parigi all’età di soli 42 anni.
.