Nel cuore di Torino, nel Santuario della Consolata, si venera un’immagine che attraversa i secoli: un’antica icona bizantina raffigurante la Madonna con il Bambino. Più che una semplice opera d’arte, è una testimonianza viva di fede e speranza.

La Consolata Protettrice di Torino durante l’assedio di 1706; immagine devozionale, 1706 (Wikipedia – Pubblico dominio)

Secondo la tradizione, fu San Massimo, primo vescovo di Torino, a portare quest’icona in città alla fine del IV secolo. Gli era stata donata da Sant’Eusebio di Vercelli, reduce dall’esilio in Oriente. Da quel momento, la presenza della Vergine della Consolata ha accompagnato il cammino spirituale del popolo torinese, attraversando secoli di storia, guerre e trasformazioni, ma sempre mantenendo intatta la sua forza di consolazione.

Icona della Consolata, Torino (Wikipedia – Pubblico dominio)

Nel 1979, a seguito di un furto, venne fatta una scoperta importante: alla base del dipinto comparve chiaramente l’iscrizione “S. MARIA DE PPLO DE VRBE”, che rivelò che l’opera era una copia dell’icona conservata nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.
Realizzata con fedeltà all’originale, l’icona torinese presenta però alcune variazioni: è dipinta a olio su tela, con un fondo verde scuro che sostituisce l’oro tipico dell’arte bizantina.

La Vergine Consolata che veneriamo oggi trasmette, attraverso i suoi simboli e colori, un messaggio teologico e spirituale profondo.

      • Il volto di Maria porta un velo di tristezza, ma anche una luce di speranza. Il suo sguardo non è rivolto al Bambino, ma a noi, quasi a dirci: “Ecco mio Figlio, affidatevi a Lui”.
      • La mano destra al petto esprime compassione: ha accolto le sofferenze dei suoi figli e le presenta a Gesù.
      • Gesù Bambino ha un volto serio, quasi adulto: segno della sua sapienza divina. La mano destra è sollevata nel gesto di benedizione orientale: due dita distese (le due nature di Cristo), tre piegate (le tre Persone della Trinità).
      • I colori sono ricchi di significato: il blu profondo del manto di Maria rappresenta la sua gloria celeste, mentre il rosso è segno della regalità divina. Le tre stelle sul manto (una delle quali nascosta dal Bambino) simboleggiano la triplice verginità di Maria: prima, durante e dopo il parto.
      • L’anello al dito è segno di autorità: Maria è la nuova Eva, colei che ha detto “sì” a Dio e ha sconfitto il male.
      • Le aureole dorate, e in particolare quella di Cristo con la croce, evocano la gloria e il sacrificio redentore.

Anche se si tratta di una copia, questa icona è molto più di una semplice immagine: è una finestra aperta sul mistero, una via per contemplare il legame tra Maria, Gesù e ciascuno di noi.

Il pittore Danilo Soligo, autore del quadro della Vergine Consolata nella cappella della Casa Madre a Firenze, ha saputo riprodurre con grande sensibilità non solo l’estetica, ma anche il messaggio spirituale dell’icona torinese. Con i canoni dell’arte “iconale”, ci trasmette una visione che ha nutrito la fede di generazioni e che ancora oggi continua a parlare, con lo sguardo di Maria e la benedizione di Gesù.

La festa liturgica della Vergine Consolata si celebra ogni anno a Torino il 20 giugno. Una data legata a un evento miracoloso: nel 1104, un cieco proveniente da Briançon ritrovò la vista cercando proprio questa icona, allora smarrita. Quel giorno segnò non solo un miracolo fisico, ma l’inizio di una devozione che dura ancora oggi.

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