(revisione ottobre 2025)
Qumràn è un sito archeologico situato sulle rive nord-occidentali del Mar Morto, in Cisgiordania. Divenne celebre nel 1947 con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto: centinaia di manoscritti antichi conservati in grotte vicine, attribuiti a una comunità ebraica conosciuta come gli Esseni.
Questi testi, risalenti a un periodo compreso tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C., hanno rivoluzionato gli studi sul giudaismo e sulle radici del cristianesimo.

Una delle località del ritrovamento, nella Cisgiordania, sulla sponda del Uadi di Qumran. – Wikipedia, pubblico dominio
I manoscritti di Qumran risalgono a un periodo anteriore alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, nel 70 d.C.
Si tratta dunque di testimonianze dirette dell’ebraismo del Secondo Tempio, una fase decisiva ma poco documentata fino alla loro scoperta.
Per la prima volta, il mondo moderno entrava in contatto con testi originali ebraici anteriori al canone biblico consolidato, offrendo uno sguardo vivo su una tradizione in fermento.
I documenti possono essere distinti in tre grandi categorie:
- Testi biblici, ossia copie o frammenti di libri già noti della Bibbia ebraica. Anche quando incompleti, questi frammenti sono fondamentali per lo studio della storia del testo biblico, poiché ci mostrano come veniva tramandato e trascritto nei secoli.
- Scritti apocrifi o pseudepigrafi, già noti attraverso traduzioni greche, siriache o copte, ma ora confermati nella loro origine ebraica. Questi testi, come il Libro di Enoch o il Libro dei Giubilei, acquistano così una nuova autorevolezza e rivelano quanto la spiritualità del tardo giudaismo abbia influenzato la nascita del cristianesimo.
- Testi inediti, mai conosciuti prima, che testimoniano la teologia degli Esseni, una comunità ascetica e rigorosa vissuta proprio nei pressi di Qumran. Questi scritti, uniti da una visione comune del mondo e del divino, delineano un pensiero religioso autonomo, profondamente etico e apocalittico, in attesa della redenzione e della fine dei tempi.
Tra i reperti più preziosi si trovano numerosi frammenti di libri biblici in ebraico.
Il loro confronto con le versioni greche e latine ha permesso di scoprire che la traduzione greca dei Settanta (LXX) non era affatto una libera rielaborazione del testo ebraico, come si pensava, ma la traduzione di una versione ebraica più antica rispetto a quella successivamente adottata dal giudaismo farisaico.
Questa scoperta ha avuto un’enorme portata teologica: la Bibbia dei Padri della Chiesa, quella greca e poi latina, non era “infedele”, ma diversa perché nata da un’altra tradizione.
Dopo la distruzione di Gerusalemme, infatti, solo il testo usato dai farisei sopravvisse, divenendo la base della Bibbia ebraica canonica e della “Hebraica Veritas” di san Girolamo.
I rotoli di Qumran, molti dei quali simili al testo masoretico medievale, sono quindi mille anni più antichi delle copie che possedevamo finora. Una scoperta che conferma la straordinaria antichità e la coerenza della trasmissione biblica, pur con le inevitabili varianti di una lunga storia manoscritta.
Oltre ai testi biblici, Qumran ha restituito frammenti di opere fino ad allora conosciute solo tramite traduzioni cristiane: gli apocrifi o pseudepigrafi dell’Antico Testamento.
Scritti tra il IV secolo a.C. e il II d.C., questi testi, in greco, siriaco, etiopico, armeno, copto, raccontano visioni, genealogie, apocalissi, e offrono una ricca teologia simbolica popolata di angeli, demoni e profezie.
Il Libro di Enoch, per esempio, delinea un complesso universo celeste e infernale, ed è citato persino nella Lettera di Giuda, un testo canonico del Nuovo Testamento.
Altri apocrifi, come il Quarto Libro di Esdra o l’Apocalisse di Baruc, contengono riflessioni profonde sul peccato e sulla salvezza, anticipando temi centrali del cristianesimo nascente.
A lungo, però, questi testi furono guardati con sospetto.
Nel XVIII e XIX secolo, molti teologi li considerarono pericolosi per la purezza della fede, mentre gli storici li riscoprivano come fondamenta culturali del cristianesimo.
Solo con Qumran è diventato evidente che gli apocrifi non sono invenzioni marginali, ma parte integrante della spiritualità ebraica da cui si è sviluppata la tradizione cristiana.

Il Rotolo dei Salmi con la sua trascrizione – Wikipedia, pubblico dominio
Le Grotte di Qumran rappresentano una frontiera della memoria: un punto d’incontro tra storia, fede e filologia.
Hanno restituito alla modernità la consapevolezza che la Bibbia non è un testo nato in isolamento, ma il frutto di un lungo dialogo tra popoli, lingue e interpretazioni.
Queste pergamene, sepolte nel deserto per duemila anni, ci ricordano che la parola sacra è anche parola umana, custodita e trasmessa da mani fragili ma fedeli.
Nella sabbia di Qumran non si è ritrovato solo un tesoro di testi: si è ritrovato il senso stesso della ricerca della verità, quella che attraversa i secoli e unisce le religioni in una stessa sete di luce.
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