Un uomo di Palermo, che aveva molte ricchezze ma era senza figli, avendo sentito parlare di Filippo di Agira e dei miracoli da lui operati, decide di recarsi ad Agira per chiedere la sua intercessione.
Giunto nella città e visto Filippo intento a pregare si rivolge ai servi che lo accompagnano indicando Filippo come colui che gli è apparso in sogno e lo ha invitato a recarsi da lui. Egli infatti è certo che Filippo, come nel sogno, si alzerà e verrà loro incontro per invitarli a pregare nel tempio dopo essersi informato sul loro luogo di origine e sul motivo della visita.

Nello stesso istante Filippo, preveggendo tutto per divina ispirazione, si alza dal luogo dove sta pregando e rivolto al monaco Eusebio lo esorta a chiamare quegli uomini arrivati da lontano per fargli visita.
Eusebio esegue subito ciò che gli è stato ordinato e invita l’uomo e i suoi servi a recarsi da colui che desiderano ardentemente incontrare. L’uomo allora ringrazia Dio per aver trovato colui che cercava e si dice certo di poter ottenere ciò che spera. Arrivato al cospetto del santo sacerdote si getta ai suoi piedi dicendo che è certo che lui conosce per divina rivelazione il motivo della sua visita. Filippo allora lo invita a tornare nella sua Palermo rassicurandolo sul fatto che ha già ottenuto ciò per cui era venuto a chiedere la sua intercessione.

L’uomo, tornato a casa, trova la moglie piena di gioia perché in sogno ha visto il venerabile presbitero Filippo che l’avvisava dell’arrivo del marito e del fatto che lei avrebbe concepito un figlio a cui dovrà essere imposto il nome Filippo.
Così l’uomo dopo aver lodato Dio per quanto stava operando a loro favore per intercessione di Filippo, narra alla moglie tutto quello che è accaduto ad Agira. Quindi si unisce alla moglie e questa concepisce e dà alla luce un figlio maschio al quale viene dato il nome Filippo.

Quando il fanciullo compie l’ottavo anno di età il padre lo conduce ad Agira da Filippo. Il santo presbitero appena lo vide prese con gioia le sue mani, lo condusse nel tempio e lo benedisse esortandolo a tornare nella propria città dove costruirà un tempio al Signore. Tornati a Palermo quando il ragazzo raggiunge l’età idonea il padre lo fa ordinare diacono.

Il santo presbitero Filippo nel congedare il giovane Filippo gli aveva ordinato di non accumulare ricchezze ma di amministrare i propri beni a favore dei poveri. Così Filippo, ordinato diacono, mette in pratica questo comando assieme al padre offrendo con gioia tutti i propri beni ai poveri. Il fanciullo aveva ricevuto da Filippo una delle sue tuniche, un asciugatoio e la fascia con cui si cingeva i fianchi.
Partito da Agira con questi doni, durante il viaggio incontra un uomo paralizzato a causa del morso di un serpente. Filippo diacono cinge l’uomo con la fascia e gli ordina di alzarsi e camminare. Allora, l’uomo si alza perfettamente guarito mentre la notizia dell’accaduto si sparge nella città. Così molti uomini e donne si recano da Filippo il diacono per ottenere guarigioni per mezzo degli oggetti donati dal santo presbitero al ragazzo. Così anche a Palermo il popolo rende grazie a Dio per i doni concessi grazie all’intercessione di Filippo mentre i miracoli si moltiplicano
[1].

[1] Degli episodi che hanno come protagonista Filippo da Palermo non si trova traccia nella vita pseudo-atanasiana. La tradizione popolare vuole che Filippo diacono, detto anche il palermitano, resta ad Agira sotto la tutela di S. Filippo ‘u ranni.

Morte di Filippo

Dopo la sua vita gradita a Dio e dopo tutti i prodigi operati, quaranta giorni prima della sua morte, Filippo appare in sogno ad un notabile della regione chiamato Belisario. Questi, dopo la visione notturna, giunge ad Agira recando con sé la sua famiglia. Qui ecco ripetersi il sogno nel quale Filippo gli indica la forma della chiesa che a lui dovrà essere dedicata e che sarà il luogo della sua sepoltura. Così lo stesso Belisario costruisce dapprima due arche, una per il monaco Eusebio, fedele compagno del santo sacerdote e suo agiografo, l’altra per accogliere le venerande spoglie di Filippo, quindi il tempio a lui dedicato. Nello stesso tempo Filippo compone la commemorazione funebre da recitarsi in suo ricordo. Quindi, compiuti i divini misteri, il 12 maggio si sdraia nella sua santa urna e all’età di 63 anni rimette il suo spirito nelle mani di Dio, Creatore e Signore, sicuro che chiunque muore in Lui, vivrà in eterno [1].

 [1] La vita pseudo-atanasiana fa avvenire la morte di S. Filippo, già vecchio, in un luogo che dista tre miglia da Messina, dove il Santo si era recato per operare diversi miracoli. Dopo la sua morte il corpo sarebbe stato traslato ad Agira in una preziosissima cassa. 

Miracoli dopo la morte

Anche dopo la sua dipartita per la patria celeste, Filippo continua a beneficare quanti ne chiedono l’intercessione.
Un monaco, infatti, di nome Eulabio, giunto dalla città di Palermo, ottiene la liberazione da uno spirito immondo che lo tormentava terribilmente dopo che Filippo ha tracciato il segno della croce con il volume che reca in mano anche nel sepolcro. In seguito al diffondersi delle fama dei suoi innumerevoli miracoli, giunge presso la sua tomba una numerosa folla di sofferenti che chiedono l’intercessione del santo sacerdote presso Dio ottenendo immediatamente la guarigione.
Quanti, infatti, vengono a pregare presso il suo santo sepolcro con fede, timor di Dio e amore, sono liberati dalle tentazioni, dai pericoli, dai demoni, dalle calunnie, da ogni genere di malattia e da tutte le calamità naturali.

Stralcio testo tratto dalla pagina: agira.org sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…

 

Breve nota tratta da Santiebeati.it

San Filippo diacono è uno dei più antichi santi del ricco panteon di Palermo, indicato nell’agiografia italogreca come Philippe ò neòs, Filippo il Giovane, detto dai fedeli San Filippello, San Fulippuzzu, San Fulippu ‘u nicu, per distinguerlo da san Filippo di Agira il Grande, al quale è legato indissolubilmente e con il quale, secondo la letteratura, protegge Agira.
Le uniche notizie conosciute sul diacono palermitano provengono da una delle due Vite scritte su San Filippo di Agira, per la qualcosa per descrivere la figura del diacono bisogna imprescindibilmente parlare di Filippo presbitero ed espulsore dei diavoli. La loro storia è intimamente congiunta, perché la nascita del Piccolo si deve ad un miracolo del Grande e perché parte della loro vita è connessa.

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