Nella sottostante tabella sono riportati solo “alcuni primati“, non certo tutte le attività avviate ed iprogressi raggiunti nel Regno Delle Due Sicilie. Dai seguenti dati, per altro inconfutabili, perché perfettamente reali e visibili anche oggi, si può facilmente dedurre che i Borbone non erano affatto “retrogradi”, in quanto hanno fatto per il loro stato molto di più di altri acclamati sovrani italiani e stranieri. E la conferma viene anche dai diari di viaggio di illustri personaggi storici italiani e stranieri che visitavano spesso il Regno borbonico dell’Italia meridionale: vita dignitosa di tutte le classi sociali, anche di quelle più umili; opere, economia e cultura ad un livello nettamente superiore a quelle dei loro paesi.
![]() Reale Albergo dei Poveri – Wikipedia, pubblico dominio ![]() Primo Orto Botanico in Italia a Napoli – Wikipedia, foto di Armando Mancini riasciata con licenza CC BY-SA 2.0 ![]() 1812 Prima nave a vapore nel mediterraneo – Wikipedia, pubblico dominio ![]() 1819 Centro Sismologico in Italia presso il Vesuvio – Wikipedia, foto di Willem van de Poll rilasciata con licenza CC0 ![]() Primo ponte sospeso, in ferro – Ponte “Real Ferdinando” sul Garigliano – Wikipedia, Domenico Iannantuoni and adsic.it – Immagine rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0 ![]() 1839 Prima Ferrovia italiana, tratto Napoli-Portici – Salvatore Fergola, L’inaugurazione – Wikipedia, pubblico dominio ![]() La riproduzione della Bayard – Primo treno italiano del 1839 (replica) nel Museo Ferroviario di Pietrarsa – Wikipedia, pubblico dominio ![]() 1858, prima galleria ferroviaria del mondo – Inaugurazione della galleria dell’orco – Wikipedia, pubblico dominio ![]() Napoli, il Teatro San Carlo – Wikipedia, pubblico dominio |
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Naturalmente non bisogna dimenticare i favolosi Luoghi Borbonici: il Palazzo Reale di Napoli; la magnifica Reggia di Caserta col suo stupendo Parco, opera del Vanvitelli, dimora storica appartenuta alla dinastia reale dei Borbone di Napoli e proclamata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco; la Reggia di Capodimonte; il Real Sito di San Leucio; il Real Sito di Carditello; il Teatro San Carlo; il Palazzo Reale di Portici e la Casina del Fusaro.
E’ pura invenzione la storiella fantastica della cosiddetta “liberazione” dal tiranno borbonico per opera dei piemontesi con l’aiuto di Garibaldi. In realtà è avvenuto esattamente l’opposto: occupazione con tutti i mezzi leciti ed illeciti di uno stato ricco, indipendente, pacifico, civile e annessione dei nuovi territori occupati alle leggi piemontesi, con tanti soprusi, tasse e ruberie di ogni genere.
I soldati borbonici catturati venivano deportati nei terribili lager Savoia del Nord Italia e molti venivano eliminati buttandoli nella calce viva. Altri venivano fucilati o decapitati dopo aver subito torture inimmaginabili.
Dopo l’Unità d’Italia, le riserve auree delle floride casse del Regno vennero completamentedepredate e portate al Nord. Perfino i macchinari delle fabbriche napoletane furono portati al Nord.
Il Sud piombò di colpo in una situazione nefasta di sfruttamento, di desolazione e di miseria dalla quale non si è più ripreso. La colpa non fu certo di noi meridionali o dei sovrani borbonici, come vogliono farci credere quelli del Nord, bensì della brutale invasione e sottomissione del Regno da parte dei piemontesi.
Subito dopo la cosiddetta odiosa “liberazione”, furono indetti dei plebisciti in tutto il Regno, secondo l’usanza di quei tempi, in modo che potessero legittimare col voto l’opera di Garibaldi. Le votazioni si svolsero nella più completa irregolarità, assenza di segretezza ed in modo intimidatorio. Andarono a votare solo il 19% degli aventi diritto. Nei seggi elettorali, in cui erano presenti soldati piemontesi armati, c’erano in bella evidenza due urne con le scritte SI e NO e un’urna centrale. Dopo la consegna dei documenti al presidente del seggio, si doveva estrarre la scheda dall’urna del SI o del NO e poi deporla nell’urna centrale. Stupisce che in tali assurde circostanze intimidatorie ci siano stati anche dei voti contrari all’Unità d’Italia. Si può facilmente dedurre che la maggioranza del popolo del Sud Italia era fedele al Re Borbone e non desiderava affatto l’unificazione della penisola sotto l’egemonia piemontese. Molti soldati borbonici fatti prigionieri non vollero prestare giuramento al nuovo re sabaudo e, per questo motivo, subirono ogni sorta di torture, umiliazioni, fucilazioni e deportazioni nel Nord Italia.
Riporto, a tal proposito, una sintesi di una commovente e veritiera testimonianza tratta dal diario del soldato borbonico Giuseppe Conforti nato a Catanzaro il 14/03/1836:
“Nella mia uscita fu principio la guerra del 1860, dopo questa campagna che per aver tradimenti si sono perduto tutto e noi altri povere soldati manggiando erba dovettimo fuggire, aggiunti alla provincia della basilicata sortì un prete nemico di Dio e del mondo con una porzione di quei giudei e ci voleva condicendo che meritavamo di essere uccisi per la federtà che avevamo portato allo notro patrone. Ci hanno portato innanzi a un carnefice Piemontesa condicendo perché aveva tardato tanto ad abbandonare quell’assassino di Borbone. Io li sono risposto che non poteva giammai abbandonarlo perché aveva giurato fedeltà a lui e lui mi à ditto che dovevo tornare indietro asservire sotto la Bandiera d’Italia. Il terzo giorno sono scappato, giunto a Girifarchio dove teneva mio fratello sacerdote vedendomi redutto a quello misero stato e dicendo mal del mio Re io li risposi che il mio Re no aveva colpa dei nostri patimenti che sono stato le nostre soperiori traditori; siamo fatto questioni e lo sono lasciato. Allo mio paese sono stato arrestato e dopo 7 mesi di scurre priggione mi hanno fatto partire per il piemonte. Il 15 gennaio del 1862 ci anno portato affare il giuramento, in quello stesso anno sono stato 3 volte all’ospidale e in pregiona a pane e accua. principio del 1863 fuggito da sotto le armi di vittorio, il 24 sono giunto in Roma, il giorno 30 sono andato alludienza dal mio desiderato e amato dal Re’, Francesco 2 e li ò raccontato tutti i miei ragioni.”
(Fonte: Fulvio Izzo “I lager dei Savoia” Ed. Controcorrente)
La cosa più obbrobriosa è che non si sono mai risparmiate critiche e ingiurie di ogni tipo verso l’esercito borbonico. Classico è l’esempio dispregiativo “pare l’esercito ‘e francischiello”, mentre nulla si è detto contro lo scempio immane fatto nel Sud Italia dai nuovi re sabaudi.
Stralcio testo tratto dalla pagina reminiscenze storiche sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…
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