Busto in marmo di Epicuro in mostra al British Museum, Londra – Wikipedia, pubblico dominio

Epicuro, filosofo nato nell’isola greca di Samo nell’anno 341 a.C., è considerato l’antico fondatore di una delle maggiori scuole filosofiche dell’età ellenistica e romana.

Ebbe grande fama in epoca ellenistica; successivamente, con l’affermarsi del Cristianesimo, subì un rapido declino.

La sua dottrina filosofica viene detta epicureismo ed è espressa nelle sue principali opere: la “Lettera ad Erodoto“, in cui Epicuro esprime il suo pensiero sulla fisica; la “Lettera a Meneceo” che tratta di etica; la “Lettera a Pitocle“, sulla conoscenza; le “Massime capitali“; lo “Gnomologio Vaticano epicureo“.

Epicuro morì ad Atene nell’anno 271 a.C. all’età di settant’anni.

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La Lettera a Erodoto è una delle tre lettere di Epicuro che sono giunte complete fino a noi. In essa Epicuro ci dice che per affrontare lo studio di una teoria, devono essere ben chiari i termini che si usano ed i loro significati, altrimenti si rischia di discutere all’infinito senza sapere bene di che cosa si parlaː «Bisogna che sia ben chiaro ciò che è al fondo delle parole».

Una volta chiariti alcuni elementi di metodo, Epicuro passa a esporre alcune sue considerazioni sulla fisica, partendo dal fatto che «nulla ha origine da ciò che non è» e parimenti, niente di ciò che esiste può finire nel nulla, altrimenti si arriverebbe all’assurdo che le cose possono nascere e finire nel nulla. Fra l’altro, da questo principio si deduce che la materia deve essere costituita da alcuni elementi primari, indivisibili (atomi), che permangono sempre immutati. Epicuro non è certo un assertore dell’horror vacui di alcuni pensatori del passato, anzi sostiene che il vuoto deve esistere, altrimenti sarebbe impossibile il movimento dei corpi, e non sarebbe nemmeno giustificabile l’esistenza di corpi con diverse densità.

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