Anno 1263, miracolo del corporale insanguinato
(da tale avvenimento ha avuto origine la festa cattolica del Corpus Domini)
Nel cuore del Lazio, affacciata sul lago che porta il suo nome, sorge Bolsena, affascinante cittadina medievale in provincia di Viterbo. All’interno delle sue antiche mura si trova la chiesa-santuario di Santa Cristina, teatro di uno dei più celebri eventi mistici della cristianità: il Miracolo Eucaristico del 1263, universalmente riconosciuto dagli storici.

Duomo di Orvieto – Image by Nara Labbocchi from Pixabay
Le testimonianze più significative di questo evento si trovano incise su due epigrafi in marmo rosso, attribuite a Ippolito Scalza: una conservata a Bolsena (datata 1573-74), l’altra a Orvieto (1601).
Proprio nel maestoso Duomo di Orvieto, definito il “giglio d’oro delle cattedrali”, è custodita la preziosa Reliquia del miracolo.
Secondo la narrazione incisa sulla lapide bolsenese, e tradotta nel 1863 da Giovanni Battista Scotti, durante il pontificato di Urbano IV un sacerdote tedesco, uomo devoto ma tormentato da dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, intraprese un pellegrinaggio a Roma.
Lungo il cammino si fermò a Bolsena, dove celebrò messa nella chiesa di Santa Cristina.
Durante la consacrazione, accadde qualcosa di straordinario: l’Ostia si trasformò visibilmente in carne, stillando sangue che impregnò il corporale e una benda liturgica. Il sacerdote, profondamente scosso, cercò di nascondere il miracolo, ma le macchie di sangue si moltiplicarono, lasciando impresse figure simili a volti umani sul lino sacro.
Scosso e ormai certo della verità della fede eucaristica, l’uomo si recò immediatamente a Orvieto dal Papa per raccontare l’accaduto. Urbano IV, colmo di meraviglia e commozione, gli concesse il perdono e ordinò che la Reliquia fosse trasferita solennemente a Orvieto.
Il trasporto avvenne in una processione memorabile: al ponte del torrente Rio Chiaro, il Papa stesso ricevette l’ostensorio, accompagnato da cardinali, religiosi e da una folla devota. I bambini, come nel giorno delle Palme, sventolavano rami d’ulivo, mentre il Pontefice portava il Sacramento nella cattedrale tra canti e lacrime di gioia.
Questo evento determinò la nascita della solennità del Corpus Domini, istituita proprio da Urbano IV, e segnò un’epoca di fervore artistico e devozionale.
La cattedrale di Orvieto, la cui prima pietra fu posta da Papa Niccolò IV nel 1290, divenne il cuore di questo culto. La Cappella del Corporale, edificata nel 1356, fu affrescata con scene del miracolo eucaristico e altri episodi miracolosi legati al Sacramento.
Al suo interno si conservano opere straordinarie: il tabernacolo realizzato da Andrea Orcagna e lo splendido reliquiario gotico creato da Ugolino di Vieri nel 1338, decorato con smalti preziosi della scuola senese.

Raffaello – Stanza di Eliodoro – Messa di Bolsena (Wikipedia – Pubblico dominio)
L’eco del miracolo si diffuse ovunque: Raffaello ne dipinse la rappresentazione nella “Stanza di Eliodoro” in Vaticano (1512); un affresco del XVI secolo nella Galleria delle Carte Geografiche riassume la scena in un’unica composizione. A Chiusi, una tela del XVII secolo raffigura il sacerdote nell’atto di mostrare il corporale insanguinato, mentre a Roma, nella chiesa del Corpus Domini, un affresco del XIX secolo ricorda la Messa miracolosa.
Anche la chiesa di Santa Cristina a Bolsena conserva una viva memoria del prodigio. Sulla balaustra cinquecentesca in pietra è incisa una frase che invita al rispetto del luogo sacro:
«Profani, state lontani e ben lontani, perché qui è il Sangue di Cristo, il quale è la nostra salvezza».

Jules Labarte, Bury Palliser – Reliquiario del Corporale di Bolsena, 1855 (Wikipedia – Pubblico dominio)
Nel santuario si custodiscono quattro delle cinque lastre di marmo macchiate dal sangue.
Tre sono collocate nell’altare della nuova chiesa del Miracolo, racchiuse in nicchie con sportelli dorati;
la quarta è esposta in un reliquiario sull’altare maggiore della Cappella del Miracolo.
La quinta lastra fu donata nel 1602 alla parrocchia di Porchiano del Monte.
Il reliquiario di Ugolino di Vieri, oggi restaurato e protetto da una teca microclimatizzata per preservarlo dagli agenti atmosferici, è un autentico gioiello dell’arte gotica: elegante, slanciato, scintillante di metalli preziosi e smalti luminosi.
È esposto lungo la parete sinistra della Cappella del Corporale, mantenendo visibile e intatto il legame tra la Reliquia e il suo prezioso scrigno.
.
Torna a: Alcuni miracoli eucaristici