Matteo 6, 25-34

Campo di gigli – studio Tiffany, c. 1910 – Wikipedia, pubblico dominio.

[25] Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?
[26] Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?
[27] E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?

[28] E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. [29] Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
[30] Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
[31] Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? [32] Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
[33] Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
[34] Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

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RIFLESSIONE

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“Non preoccupatevi…”

Questo brano è un pugno nello stomaco e una carezza allo stesso tempo. Gesù ci dice chiaramente: smettila di farti consumare dall’ansia. Non sta dicendo che i problemi non esistono, né ci invita a vivere nell’illusione. Dice però che preoccuparsi non serve. Anzi, ci svuota, ci ruba la fiducia, ci fa perdere di vista l’essenziale.

La chiave del testo è una domanda semplice e spiazzante: “Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?” (v. 27). Nessuno. L’ansia non aggiunge nulla. Toglie.

Gesù usa immagini forti: gli uccelli del cielo, i gigli del campo. Non hanno strategie, non pianificano, eppure vivono. Non perché siano ingenui, ma perché dipendono da un Dio che vede, conosce e provvede.

Il messaggio non è “non fare nulla”, ma smetti di vivere come se tutto dipendesse solo da te. C’è una differenza tra responsabilità e preoccupazione: la prima costruisce, la seconda logora.

Quando dice: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia” (v. 33), Gesù sta indicando una priorità: metti Dio al centro, vivi secondo i suoi valori: giustizia, verità, amore.  Tutto il resto si ridimensiona. Non scompaiono i problemi, ma cambia il modo in cui li affronti.

Infine: “A ciascun giorno basta la sua pena.” È un invito a vivere l’oggi. Non nel senso di ignorare il futuro, ma di non lasciarsi paralizzare da un domani che non esiste ancora.

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