
Karl Joseph Stieler – Johann Wolfgang von Goethe, 1828 – Wikipedia, pubblico dominio
Composto nel 1773 o più probabilmente nel 1774, l’inno fa parte di un dramma omonimo, rimasto allo stato frammentario.
Dopo la sua prima pubblicazione, nello scritto di Friedrich Jacobi Über die Lehre des Spinoza in Briefen an Herrn Moses Mendelssohn (Sulla dottrina di Spinoza nelle lettere a Moses Mendelssohn) (1785), divenne subito celebre all’interno della vasta discussione sulla filosofia spinoziana della fine del Settecento.
Lessing, dichiarandosi spinozista, faceva riferimento infatti proprio all’inno goethiano, che fu da allora considerato, con le parole dello stesso Goethe “la scintilla di una esplosione che mise a nudo e manifestò i pensieri più segreti di uomini degnissimi, pensieri a loro stessi nascosti che giacevano inespressi in una società per altri versi altamente illuminata”.
Dei temi accennati nel breve dramma, ampi e complessi, l’inno affronta soprattutto la negazione dell’onnipotenza degli dei. Anche gli dei infatti, come l’uomo, sono soggetti al tempo e al destino.
Prometeo è intento a modellare figure a propria immagine e somiglianza, secondo l’immagine suggerita dalla fonte di Goethe, il dizionario mitologico di Benjamin Hederich.
Ponendo l’attività creatrice di Prometeo sullo stesso piano di quella di Giove, Goethe, come osserva Giuliano Baioni, supera la posizione del genio demiurgico settecentesco, che con Shaftesbury era visto solo come “secondo creatore”, sottoposto ad un dio creatore supremo. Se per Klopstock il poeta è strumento del dio creatore, il Prometeo goethiano rivendica l’indipendenza della terra dalla divinità e proprio nello spazio terreno da cui il dio viene sprezzantemente escluso riconosce la pienezza della vita umana cui egli dà origine.
![]() Lo Zeus di Otricoli – marmo – Copia romana di un originale greco del IV secolo – Musei Vaticani – Wikipedia, pubblico dominio
![]() Peter Paul Rubens – Prometeo incatenato – Wikipedia, pubblico dominio |
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Stralcio testo tratto dalla pagina: cultureeuropee.irrepiemonte.it sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura…
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