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Se l’aria mi raccontasse di te
vorrei perdermi per sempre nel vento,
lì ascolterei le tue parole e i tuoi sospiri,
lì sarei vicino alla tua anima
e al calore del tuo cuore.

Eugenio Montale

Stralcio testo tratto da: pensieriparole.it

Montale ha scritto relativamente poco. Il quadro è perfettamente coerente con l’esperienza del mondo così come si costituisce nel suo animo negli anni di formazione, che sono poi quelli in cui vedono la luce le liriche della raccolta Ossi di seppia.

La poesia è per Montale principalmente strumento e testimonianza dell’indagine sulla condizione esistenziale dell’uomo moderno, in cerca di un assoluto che è però inconoscibile. Tale concezione poetica – approfondita negli anni della maturità, ma mai rinnegata – non attribuisce alla poesia uno specifico ruolo di elevazione spirituale; anzi, Montale al suo lettore dice di “non chiedere la parola”, non “domandare” la “formula” che possa aprire nuovi mondi. Il poeta può solo dire “ciò che non siamo”: è la negatività esistenziale vissuta dall’uomo novecentesco dilaniato dal divenire storico. A differenza delle “illuminazioni” ungarettiane, Montale fa un ampio uso di idee, di emozioni e di sensazioni più indefinite.

Stralcio testo tratto da Wikipedia, disponibile secondo la licenza Creative Commons CC BY-SA 3.0

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