(revisione ottobre 2025)

Corrado Giaquinto – Santa Margherita Maria Alacoque che contempla il Sacro Cuore di Gesù – WGA8959 – Wikipedia, pubblico dominio
Margherita Maria Alacoque nacque il 22 luglio 1647 a Lautecour, nella regione francese della Saône-et-Loire, quinta di sette figli di Claudio Alacoque e Filiberta Lamyn, famiglia di solide radici cristiane e buona condizione sociale. Fin da bambina mostrò un’intensa sensibilità religiosa: a quattro anni, senza comprenderne appieno il significato, fece voto di verginità, segno precoce di una vocazione totale al divino.
Dopo la morte del padre, la madre e i figli furono costretti a vivere sotto la tutela di parenti severi e interessati, che resero la loro vita difficile. Margherita sopportò le umiliazioni e le malattie con una serenità che stupiva chi le stava accanto. Tuttavia, negli anni dell’adolescenza si lasciò per un breve periodo attrarre dal mondo mondano, feste, abiti eleganti, ricevimenti, salvo poi tornare con rinnovata convinzione alla via della preghiera e della semplicità.
Nel 1669, a ventidue anni, ricevette la Cresima, assumendo il nome di Maria in onore della Vergine, sua guida spirituale. Nonostante la famiglia le proponesse un futuro di matrimonio e agi, scelse la vita religiosa. Seguendo un’intima ispirazione che attribuì al Signore, entrò nel 1671 nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, fondato da san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal.
Due anni dopo, gravemente malata, fece voto alla Madonna di consacrarsi interamente a lei se fosse guarita.

Antonio Ciseri – La Visione del Cuore di Gesù di Margherita Maria Alacoque, (1888). Firenze, Chiesa del Sacro Cuore. – Wikipedia, pubblico dominio
Appena pronunciato il voto, guarì misteriosamente e mantenne la promessa. Nel 1672 prese i voti solenni, dedicando la propria vita alla riparazione e all’amore divino.
Tra il 1673 e il 1675, Margherita Maria visse una serie di esperienze mistiche straordinarie, in cui Gesù le apparve rivelandole il mistero del suo Sacro Cuore, simbolo di un amore ardente e misericordioso per l’umanità.
Nella prima visione, il 27 dicembre 1673, festa di san Giovanni Evangelista, Gesù le mostrò il suo Cuore “così appassionato d’amore per gli uomini da non poter più contenere le fiamme della sua carità”.
Le successive apparizioni le rivelarono il Cuore di Cristo circondato da spine e fiamme, segno del dolore per l’indifferenza umana e dell’amore che tutto consuma. In una di esse Gesù le chiese di istituire due pratiche di riparazione: la Comunione del primo venerdì del mese e l’Ora santa nella notte tra giovedì e venerdì, in memoria dell’agonia nel Getsemani.
Nella rivelazione del 16 giugno 1675, durante l’ottava del Corpus Domini, Gesù chiese che il venerdì successivo fosse consacrato come festa in onore del suo Cuore, con atti di adorazione e di riparazione.
L’incarico di diffondere questa devozione fu affidato al gesuita san Claudio de la Colombière, confessore e guida spirituale della santa.
Gesù promise ai devoti del suo Cuore grazie di consolazione, protezione e misericordia: pace nelle famiglie, conforto nelle afflizioni, benedizione sulle opere, conversione dei peccatori e perseveranza finale per chi si comunicava per nove primi venerdì consecutivi.

Marguerite-Marie Alacoque, dipinto nella chiesa di Santa Maria, Eferding, Austria. – Wikipedia, pubblico dominio
Questa spiritualità del cuore, fondata sull’amore riparatore e sulla fiducia, avrebbe ispirato nei secoli successivi la nascita di confraternite, opere caritative e il culto del Sacro Cuore di Gesù, proclamato festa universale nel 1856.
Margherita Maria morì nel monastero di Paray-le-Monial il 17 ottobre 1690, a soli 43 anni, dopo diciannove anni di vita religiosa. Fu canonizzata da papa Benedetto XV il 13 maggio 1920.

Sacro Cuore di Gesù, di Pompeo Batoni (1767) – Wikipedia, pubblico dominio
La figura di Santa Margherita Maria Alacoque rappresenta uno dei vertici della mistica cristiana del XVII secolo, ponte tra la spiritualità affettiva di san Francesco di Sales e la teologia dell’amore redentore.
Nel suo linguaggio di fiamme, cuori e ferite si riflette un mondo dove il divino non è distante, ma palpita, soffre e ama in mezzo agli uomini.
La devozione al Sacro Cuore, da lei rivelata, non è solo un culto, ma una poetica dell’amore assoluto: un invito a restituire al cuore umano la sua capacità di compassione.
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