(revisione settembre 2025)

Ildegarda di Bingen in una stampa antica – Wikipedia, pubblico dominio
Santa Ildegarda di Bingen, vissuta nel XII secolo, fu una figura straordinaria e poliedrica: mistica, musicista, filosofa, scienziata, guaritrice, poetessa e consigliera di papi e imperatori.
Prima donna musicista della storia cristiana, fondò conventi, scrisse opere di teologia e medicina, compose musiche ancora oggi eseguite, e visse intensamente nonostante una salute sempre fragile.
Nata in un’epoca di crociate, fin da bambina manifestò una sensibilità particolare e visioni mistiche che la accompagnarono per tutta la vita.
A otto anni fu affidata a Jutta, una giovane nobile ritiratasi in clausura, e da adolescente prese i voti benedettini. Dopo trent’anni di vita monastica, alla morte di Jutta, fu eletta badessa.

Ildegarda di Bingen riceve un’ispirazione divina e la trasmette al suo scrittore. – Miniatura dal Codice Rupertsberg del Liber Scivias – Wikipedia, pubblico dominio
A 42 anni, in un periodo di crisi fisica e spirituale, sentì l’ordine divino di rendere pubbliche le sue visioni.
Ne nacque lo Scivias (“Conosci le vie“), la prima delle sue grandi opere.
Il suo carisma e la profondità del suo pensiero le valsero il riconoscimento del papa e l’attenzione di figure come san Bernardo e l’imperatore Federico Barbarossa, con cui mantenne rapporti diplomatici, senza però rinunciare a contrastarlo apertamente quando ritenne necessario difendere il papa legittimo.
Fondò il monastero di Rupertsberg, poi quello di Eibingen, guidando le comunità con amore e fermezza.
Scriveva, predicava, compiva viaggi e accoglieva numerose giovani attratte dalla sua fama e spiritualità.
Ancora anziana, non cessò di produrre opere e affrontare con determinazione le autorità ecclesiastiche, come dimostra il caso del nobile scomunicato sepolto nel suo monastero.
Le visioni: immagini e musica del divino
Le sue visioni, che iniziarono già all’età di cinque anni, non erano frutto di estasi o trance, ma si manifestavano in piena lucidità.
Dinamiche, intense e simboliche, queste immagini erano per Ildegarda un modo profondo di comprendere la realtà.
Le visioni erano accompagnate da suoni e canti celestiali che lei trascriveva in composizioni musicali rivoluzionarie per l’epoca, in un panorama dominato da autori maschili.

Veduta parziale del foglio 466 retro del Codice di Wiesbaden (Riesencodex) con le parole del canto «O vis eternitatis» della Symphonia armonie celestium revelationum. – Wikipedia, pubblico dominio
Ildegarda vedeva Sophia, la sapienza divina, come figura femminile splendente che le trasmetteva il senso dell’universo. Le sue miniature, spesso realizzate sotto la sua direzione, raffigurano simbolicamente queste visioni, attingendo a un immaginario che fondeva spiritualità, natura e astrologia.
Tre miniature tratte dallo Scivias (cliccare sulle immagini per ingrandirle)
![]() Visione della gerarchia angelica – Wikipedia, pubblico dominio |
![]() La Trinità. Scivias vision, 2. Hildegard-Code ca.1165 – Wikipedia, pubblico dominio |
![]() Scivias, Cod. Sal. X,16, p. 4 – Wikipedia, pubblico dominio |
Pur riconoscendosi come “debole creatura femminile”, secondo il linguaggio del tempo, Ildegarda elaborò una visione sorprendente e completa della donna.
Nei suoi scritti valorizzò il femminile in ogni sua dimensione (corporea, spirituale e creativa) esaltando la sessualità e la maternità come espressioni della potenza divina. Una prospettiva rara e coraggiosa, soprattutto per una monaca del Medioevo.







