
Immagine del dio sumero Enki. Riproduzione moderna di un dettaglio del sigillo dell’Adda (2300 a.C. circa). – Wikipedia, pubblico dominio
Enki, il cui nome significa “Signore della Terra” in sumero (“En” = signore, “Ki” = terra), noto anche con il nome accadico Ea (“E” = tempio, “A” = acqua), è una delle divinità più importanti della mitologia mesopotamica. Considerato il dio della saggezza, della magia, dell’arte, della creazione, della progettazione e della costruzione, Enki ha avuto un ruolo centrale nella cosmologia e nella religione dell’antico Vicino Oriente.
Fratellastro del potente Enlil e figlio del dio supremo Anu, Enki viene spesso descritto come il creatore dell’umanità. Secondo l’epica accadica di Atrahasis, Enki modellò gli esseri umani per alleviare gli dèi dalle fatiche quotidiane. Non creò l’uomo dal nulla, ma partì da un essere già esistente, forse un ominide, che trasformò, in una sorta di proto-ingegneria genetica, rendendolo capace di comprendere e soddisfare i bisogni divini.
Ma Enki non fu solo un creatore: fu anche il salvatore dell’umanità. Quando Enlil, preoccupato per l’eccessivo numero e comportamento degli uomini, decise di annientarli con un Diluvio Universale, Enki, in disaccordo con il fratello, avvisò segretamente Ziusudra (il Noè mesopotamico), permettendogli di salvarsi. Questo racconto influenzò probabilmente la successiva narrazione biblica del Diluvio.
Enki era il dio tutelare dell’antichissima città di Eridu, considerata una delle più antiche della Mesopotamia. Il suo tempio principale, l’E-abzu (“tempio dell’abzu”), sorgeva vicino alle paludi alimentate dall’Eufrate, sulle sponde del Golfo Persico.
Questo santuario, con struttura a ziggurat, è il primo tempio conosciuto della regione e risale al periodo Ubaid, più di 6.500 anni fa. Nel corso dei secoli, fu ricostruito e ampliato ben diciotto volte, fino al suo abbandono in epoca persiana.

Enki con i fiumi Tigri e Eufrate che sgorgano dalle sue spalle. Ai suoi piedi la capra, suo animale simbolo. – Wikipedia, pubblico dominio
Nel mito, Enki è anche signore dell’Abzu (o Apsu in accadico), l’oceano sotterraneo di acque dolci, simbolo delle acque primordiali da cui tutto ebbe origine. Da queste profondità emersero anche gli apkallu (in sumero ab-gal-lu, “grande uomo pesce”), esseri semi-divini creati da Enki per insegnare agli uomini durante il giorno e ritornare negli abissi durante la notte.
A Enki erano attribuiti anche i Me, i poteri sacri che costituiscono le fondamenta della civiltà: arti, leggi, conoscenze e competenze. L’immagine simbolica di Enki era rappresentata da due serpenti intrecciati a doppia elica, molto simile al caduceo, emblema moderno della medicina, spesso confuso con l’asta di Asclepio.
Il dio viene anche ricordato per aver creato i primi sette saggi, gli Abgallu (ab = acqua, gal = grande, lu = uomo), tra cui Adapa, considerato il primo uomo saggio.
Adapa servì come consigliere del re di Eridu, fino a quando, grazie ai Me, la regalità “discese dal cielo” e si stabilì sulla Terra, iniziando l’era dei re sumerici.
Infine, nel corso del secondo millennio a.C., Enki/Ea fu spesso rappresentato con l’ideogramma numerico “40”, considerato il suo numero sacro. Il dio era inoltre associato sia alle “stelle di Ea”, un gruppo di costellazioni meridionali, sia alla costellazione settentrionale nota come AŠ-IKU (Pegaso).
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