Nell’Antico Egitto i gatti erano animali sacri, raffigurati in dipinti, sculture e incisioni. Erano simbolo della dea Bastet, protettrice della casa e della fertilità, rappresentata con corpo di donna e testa felina.
Anche Sekhmet, sua sorella, aveva tratti di leonessa e incarnava giustizia e potenza guerriera. I sacerdoti interrogavano Sekhmet per ottenere visioni sul nemico e guidare le battaglie.
Uccidere un gatto, anche accidentalmente, era punito con la morte. In caso di incendio, il gatto aveva la precedenza su persone e oggetti nel salvataggio.
Alla sua morte, la famiglia osservava un lutto profondo: ci si radevano le sopracciglia e si suonavano gong funebri.

John Reinhard Weguelin – Le esequie di un gatto egiziano (1886), Auckland Art Gallery, Auckland – Wikipedia, pubblico dominio
I gatti venivano mummificati e sepolti con rito, talvolta accompagnati da ciotole di latte e piccole prede mummificate.
A Beni Assan, in un solo cimitero, furono trovate oltre 300.000 mummie feline.
Il gatto era legato anche al culto di Iside, dea della notte, del mistero e della maternità, mondo evocato nei miti di Artemide e Diana tra Greci e Romani.
Il gatto nero, in particolare, incarnava la notte: silenzioso, cacciatore, dagli occhi luminosi, era il compagno ideale delle dee notturne e dei culti legati ai cicli naturali.
![]() Bastet (antichità egizie dal Museo del Louvre) Wikipedia – Foto di Guillaume Blanchard, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 1.0 |
![]() Statuetta di Bastet in bronzo e argento, risalente al periodo tolemaico o romano dell’Egitto. Walters Art Museum, Baltimora. (Wikipedia – Pubblico dominio) |
Con il cristianesimo, però, i culti pagani vennero demonizzati. Iside fu vista come figura maligna e il gatto nero divenne simbolo di sventura, associato a stregoneria e demoni. Tuttavia, nei paesi anglosassoni nacque la credenza opposta: trattare bene un gatto nero portava fortuna. Nel Medioevo, invece, molti gatti, soprattutto neri, vennero bruciati insieme alle streghe. Secondo il mito, bastava qualche pelo bianco per salvarli dall’accusa di essere diabolici.
Una scoperta recente: il tempio di Bastet
Recentemente, presso Alessandria d’Egitto, è stato scoperto un nuovo tempio dedicato a Bastet, risalente all’epoca della regina Berenice, moglie di Tolomeo III (246-222 a.C.). Gli scavi guidati dall’archeologo Mohammed Abdel Maqsoud hanno portato alla luce rovine di 60 metri per 15. Nonostante il sito sia stato in parte smantellato per il recupero di materiali, sono sopravvissute circa 600 statue tolemaiche, molte raffiguranti Bastet.
Si tratta del primo tempio della dea trovato ad Alessandria, segno che il culto di Bastet proseguì ben oltre l’epoca faraonica.
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